Lavoro e professione

Malattie croniche, l’88% dei medici di famiglia chiede di prescrivere direttamente i farmaci

di Fimmg

L'88% dei medici di medicina generale ritiene che sia utile impegnarsi per recuperare le possibilità di prescrivere direttamente farmaci che adesso possono essere prescritti solo dagli specialisti. Il 46% è favorevole anche se il Piano Terapeutico dovesse essere compilato dallo stesso Mmg. È quanto emerge dal questionario “Il medico di medicina generale e la prescrizione dei farmaci innovativi” realizzato dal Centro studi della FIMMG in occasione del 74° Congresso nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale in corso in Sardegna.
L'indagine, a cui ha partecipato un campione rappresentativo di oltre
500 mmg, è stata effettuata per comprendere quanto la Medicina generale sia sensibile all'esigenza di recuperare un ruolo prescrittivo diretto rispetto a molti farmaci che attualmente possono essere prescritti, in genere compilando un Piano Terapeutico (PT), solo da medici specialisti. Dallo studio emerge che nella categoria c'è la percezione che queste limitazioni prescrittive stiano comportando difficoltà assistenziali per molte patologie croniche prevalenti.
In particolare, il 58% del campione ritiene che le attuali normative prescrittive ostacolano «molto-moltissimo» la gestione del paziente diabetico da parte del Mmg (il 27,8% ritiene che la gestione sia ostacolata «abbastanza»).
Tra le condizioni per le quali il Mmg auspica maggiormente l'abolizione dei piani terapeutici c'è il diabete mellito (per il 39,2% del campione), la terapia anticoagulante orale (per il 31,8%), la BPCO (per il 20%).
Un focus particolare è stato condotto nei confronti dei farmaci biologici e dei loro biosimilari: si tratta di classi di farmaci emergenti, spesso utilizzati nella cura di patologie croniche, per i quali i MMG, oltre a subire generalmente importanti limitazioni prescrittive, sono esclusi da interventi formativi – informativi anche da parte dell'industria farmaceutica produttrice. L'insulina e i suoi analoghi (per il 67% del campione) e l'eparina a basso peso molecolare (per il 32,7%) sono le classi di farmaci «biologici» ritenute di avere maggiori ricadute sull'attività del MMG; per il 17,3% del campione ricadute importanti vengono attribuite agli anticorpi monoclonali per le malattie autoimmunitarie, per il 10,4% per i vaccini, per l'8,8% per gli anticorpi monoclonali per le patologie oncologiche.
La conoscenza sommaria e le limitazioni prescrittive rispetto ai farmaci biologici e ai loro biosimilari è ritenuto dai medici elemento penalizzante per una corretta gestione di molte patologie croniche («abbastanza – molto – moltissimo» da quasi il 90% del campione).
Pur non essendo formati sull'argomento, il 70% dei MMG individua la corretta definizione di «farmaci biosimilari»; sia per i “biologici” che per i “biosimilari” i MMG, nella sostanziale totalità dei casi (quasi il 95% del campione) auspica comunque interventi di informazione e formazione.
«Quello che emerge dall'indagine è una importante disponibilità della categoria a recuperare spazi prescrittivi che normative illogiche ed anacronistiche stanno precludendo al Mmg - afferma Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi della Fimmg – avendo la consapevolezza che tali limitazioni sono alla base di significative distorsioni assistenziali ed ostacolo a prese in carico adeguate di molti pazienti affetti da patologie croniche prevalenti».


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