Lavoro e professione

Medici radiologi, non solo tecnologia: dietro a un referto c’è una vita di studio e lavoro

di Carmelo Privitera (presidente Sirm, Società Italiana Radiologia Medica)

Rimaniamo sempre sorpresi quando ci accorgiamo che, nel sentire comune, l'esito di un esame di diagnostica per immagini viene percepito come frutto solo di una apparecchiatura e non invece condizionato dalla perizia di un medico specialista, il radiologo, che raccoglie l'anamnesi dal paziente, valuta l'appropriatezza dell'indagine, ne interpreta le immagini e le correla alla sintomatologia.
La confusione tra uomo e macchina tende a indurre nella popolazione il falso convincimento che sia sufficiente sottoporsi a indagini, una come un'altra, alla ricerca di “qualcosa” che invece deve essere frutto di un'attenta valutazione da parte del medico specialista che ne determina l'iter diagnostico, se necessario. Sono anni che d'intesa con il ministero della Salute, invitiamo la popolazione a un uso corretto delle indagini, sia per motivi radioprotezionistici, sia per contenere la spesa sanitaria pubblica.
Oggi, nel nostro sistema sanitario, il medico radiologo è impegnato a eseguire personalmente tutte le procedure di diagnostica ecografica e di radiologia interventistica, oltre a sovrintendere in sala radiologica tutti gli esami di radiologia tradizionale, di risonanza magnetica e TC.
Tutto questo processo esita nella cosiddetta “risposta”, cioè nell'atto finale, un referto firmato dal medico radiologo.
Il referto non è dunque il prodotto di una macchina, ma di un medico radiologo che sulla base delle motivazioni che hanno giustificato l'esecuzione di quell'esame e delle informazioni raccolte, ha analizzato attentamente le immagini, ha correlato le sue osservazioni al paziente, ed è giunto a una conclusione clinica.
L'impegno del medico radiologo verso l'eccellenza è frutto di 6 anni di studi di medicina e chirurgia, di 4 anni di specializzazione in radiologia e di continuo aggiornamento professionale. Su questa base, grazie al buon rapporto con i collaboratori, tecnici e infermieri, a una stretta intesa con i colleghi medici di medicina generale e specialisti di altra branca che gli indirizzano il paziente, a un' attenta analisi dei sintomi riferiti, si giunge a un referto radiologico corretto e pertinente, che il radiologo esplicita ad ogni singolo paziente, che non é per lui un generico prodotto da “cash and carry”.
La comunicazione in Radiologia oggi rappresenta uno dei cardini della diagnostica, con l'obiettivo di promuovere la cura ottimale per i pazienti, minimizzando i rischi di errore. Anche per questo è necessario chiamare ogni cosa – e ogni professionista - con il proprio nome ed evitare confusioni: non si può appellare radiologo, chi radiologo non è.


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