Lavoro e professione

One Health-One Medicine, parte la sfida della prevenzione

di Aldo Grasselli (presidente Federazione Veterinari e Medici - Fvm)

La globalizzazione ha cambiato le nostre vite, e sono cambiati anche i rischi che corre la salute della nostra comunità, quella degli animali che ci circondano, che alleviamo o che vivono con noi, e l'equilibrio del clima e degli ecosistemi. Per affrontare questi nuovi scenari serve una rivoluzione copernicana che tuteli al meglio la “salute unica” di un “mondo unico” attraverso una “medicina unica”.
Per questa ragione in tutto il mondo il 3 novembre si celebra l’One Health Day. Per declinare un nuovo modello di sanità pubblica basato sull’applicazione di un sistema collaborativo, multidisciplinare e coordinato per affrontare i rischi potenziali, o attivi, che hanno origine dall'interfaccia ambiente-animali-ecosistemi umani. Questi i temi al centro del convegno di domani, a Roma, in occasione della giornata internazionale “One Health - One Medicine”(Auditorium Biagio D'Alba - ministero della Salute, in Via Ribotta 5. Dalle 9.30-17.30).

Una giornata di divulgazione scientifica quella del 3 novembre che si celebra in tutto il mondo, dal 2016, e che quest'anno prelude alle giornate del G7 a presidenza italiana. Un evento politico strategico, il G7, che affronterà a livello internazionale temi come l'antibiotico resistenza, la sicurezza alimentare, la diffusione delle malattie umane e animali.
L'One Health Day italiano ha l'intento di promuovere un potenziamento della prevenzione primaria attraverso un potenziamento della rete dei Dipartimenti di prevenzione delle Asl, degli Istituti zooprofilasttici sperimentali, Arpa, Universita, e l’aggregazione funzionale delle molteplici competenze presenti nel paese che devono essere messe a fattor comune per una migliore integrazione dei saperi e per aumentarne la potenzialità complessiva. Infatti, l'assise realizzata dal ministero della Salute (sarà presente anche il ministro Beatrice Lorenzin), in collaborazione con la Federazione Veterinari Medici Farmacisti e Dirigenti Sanitari, avrà come focus, appunto, le politiche per la promozione della salute e la focalizzazione delle strategie di sanità pubblica sui nuovi rischi e sulla possibilità di risparmiare spesa sanitaria “mantenendo sani i sani”.

I Dipartimenti di prevenzione italiani sono riconosciuti a livello internazionale come i più avanzati esempi di organizzazione multispecialistica a tutela della salute dei territori. In mancanza però di un orientamento all'innovazione e ad una prevenzione proattiva, anche il modello dei Dipartimenti di prevenzione rischia di involvere verso una funzione burocratica e basata su adempimenti anziché su obiettivi di salute.
Le sfide per la prevenzione sono enormi. Alcuni dati per far comprendere la centralità di questo tema: nel mondo, nel 2010, 31 agenti di rischio, causa di malattie di origine alimentare (11 agenti patogeni diarroici, 7 agenti patogeni invasivi, 10 elminti e 3 agenti chimici) hanno causato:
• fra 420 e 600 milioni malattie di origine alimentare
• fra 310,000 e 600,000 morti
• di cui 125.000 bambini sotto i 5 anni (nonostante rappresentino solo il 9% della popolazione)

Le malattie diarroiche sono quelle con un più alto impatto:
•sono responsabili di oltre la metà del carico globale delle malattie di origine alimentare
•causano 550 milioni di malati e 230.000 morti ogni anno.
Non solo, il clima e le malattie da vettore, rappresentano il 17% delle malattie infettive e causano 700.000 morti all'anno, la malaria causa 400.000 morti, e più di 3,9 miliardi di persone in 128 paesi rischiano di contrarre la Dengue.
Le epidemie che colpiscono gli animali allevati costringono ad abbattere milioni di animali per arginare le infezioni e determinano sprechi di materie prime, lavoro e cibo con danni enormi all'economia, specialmente in un paese come il nostro che ha nell'export agroalimentare una grande fonte di Pil.
Numeri che pongono problemi seri e che necessitano di risposte adeguate anche per la facilità con cui merci e persone si spostano nel globo potendo portare con loro nuovi pericoli.

Per migliorare l'efficacia dell'approccio «One Health» è necessario stabilire un migliore equilibrio e una sistematica interazione tra i gruppi professionali con una maggiore efficienza delle reti esistenti, in particolare tra medici e veterinari di sanità pubblica, medici di famiglia, farmacisti, epidemiologi, operatori ambientali e del settore faunistico, sociologi, economisti, giuristi, legislatori, decisori istituzionali ed esperti dello sviluppo sostenibile.
La sanità pubblica italiana in questo senso, attraverso l'organizzazione dei Dipartimenti di Prevenzione delle Asl per la loro multi professionalità e interdisciplinarietà, la rete degli IZS e delle Arpa, e l'Iss, rappresenta un modello articolato e avanzato, obiettivo ancora non realizzato in molti paesi Ue.

Il nostro sistema “One Health - One Medicine” è dotato di molte potenzialità ancora inespresse, e ha bisogno di attenzione e prospettive di innovazione e miglioramento.
Il modello non basta da sé. I decisori politici e i professionisti devono essere consapevoli che siamo di fronte a una sfida globale: nessuna nazione da sola, può invertire la tendenza alla distruzione dell'habitat e all'estinzione di speci animali e vegetali che rappresenta una seria minaccia alla salute di uomini ed animali. Solo superando le barriere tra enti, agenzie, individui, specialità e settori diversi si potranno liberare le energie e condividere le conoscenze necessarie ad affrontare le serie minacce alla salute di tutte le specie viventi e alla stessa integrità dell'ecosistema, e far risparmiare spesa sanitaria. Il 3 novembre è solo il primo giorno della Salute Unica, l'International One Health Day, poi devono venire gli altri.


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