Lavoro e professione

La professione di chimico e le sfide della salute

di Nausicaa Orlandi (presidente del Consiglio nazionale dei Chimici)

Era il marzo del 1928, esattamente 90 anni fa, quando con il Regio Decreto è stata riconosciuta ufficialmente la professione di Chimico. Parliamo degli albori di questa professione, verso la fine del 1800, quando lo sviluppo industriale del nostro Paese vedeva sorgere le prime attività nel campo chimico e farmaceutico. In questa fase, il lavoro di questi professionisti è strettamente appoggiato alle conoscenze che erano proprio del chimico di laboratorio. È solo però grazie alla successiva industrializzazione, che la figura del Chimico diventa fondamentale: non è più solo in laboratorio, ma entra nelle aziende e, grazie alle esperienze acquisite, assume un ruolo sempre più principale sia negli aspetti produttivi che in quelli della qualità della vita e del vivere quotidiano.

Nascono le prime piccole industrie farmaceutiche, come la Carlo Erba, la Lepetit, la Zamberletti, incominciano ad apparire le prime fabbriche nei settori della gomma e della ceramica, nascono le aziende di coloranti come l’Acna, viene avviata la produzione saccarifera ed inizia il suo percorso la Montecatini.

Oggi, nel 2018, la ricorrenza dei 90 anni cade in un anno fondamentale della nostra storia: con la Legge 3 dell'11 gennaio 2018, il Consiglio Nazionale dei Chimici a 90 anni dalla sua istituzione assumerà la denominazione di Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici, passando sotto la sorveglianza del Ministero della Salute.

Ora con il passaggio alla sanità nuove sfide ci attendono: il Chimico non solo è addetto alla ricerca e alla produzione, ma è anche parte attiva nello sviluppo di nuove attività che hanno un impatto significativo sulla salute dei cittadini e sul loro benessere. Ed è questo il ritratto che emerge da un’indagine del Cresme.

Il Chimico oggi è una professione che presenta molte opportunità per i giovani: il tasso di occupazione, a tre anni dalla laurea magistrale, è del 90,7%; il 23% dei Chimici professionisti ha meno di 40 anni con previsione di un buon ricambio generazionale in futuro; nel contempo sempre maggiori spazi si aprono per questa professione per i giovani e per le donne, che ad oggi rappresentano il 37% degli iscritti.

Se poi guardiamo ai settori e agli scenari più promettenti, quello della salute – in senso lato – è una prospettiva che conferma e rafforza ambiti lavorativi dei chimici quali: sicurezza sul lavoro, igiene industriale, sicurezza alimentare, aria indoor, aspetti ambientali, chimica clinica, nonché sicurezza e salute correlata ai prodotti (basti pensare al cosmetico, al tessile, etc.). Questi sono solo alcuni esempi della professione del Chimico, oltre al ruolo consolidato dei Chimici nelle strutture sanitarie ospedaliere, nelle ASL, nelle ARPA, negli SPISAL, all’ISPRA, all’ISS ed in Enti pubblici e privati. Nel contempo vi sarà anche l’apertura ad altre e nuove opportunità correlate all’impatto che prodotti e processi produttivi hanno sulle persone anche dal punto di vista epidemiologico.


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