Lavoro e professione

Carenza medici e formazione, Palermo (Anaao): «È il Governo giusto per superare il monopolio dell'Università»

di Rosanna Magnano

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24 Esclusivo per Sanità24

«Che lo dica il presidente della Conferenza dei Rettori di aumentare del 50% il numero degli accessi alle Facoltà di Medicina, non mi stupisce più di tanto. Ma che l'assessore alla Sanità dell'Emilia Romagna Sergio Venturi suggerisca di superare il numero chiuso,francamente lo trovo incomprensibile. Non ci sono professori per 70mila studenti non ci sono aule né un'adeguata possibilità di accoglienza. Verrebbe meno la qualità stessa della formazione». Parte così la critica del segretario nazionale di Anaao Assomed, Carlo Palermo, rispetto al dibattito su carenza dei medici e numero chiuso che in questi giorni sta spopolando sui media. Un problema che invece, secondo il principale sindacato dei medici ospedalieri, andrebbe affrontato intervenendo sul numero dei contratti di specializzazione. Dal momento che i giovani camici bianchi nel limbo del "post lauream che non c'è" sono già novemila e secondo le stime Anaao, «sono destinati a raddoppiare nei prossimi 5 anni, visto l'accesso alla laurea di altri 10.000 medici, vincitori non di un concorso, ma di un ricorso al Tar tra il 2013 e 2015».

Perché secondo Lei si distoglie il focus dalle specializzazioni?
Perché evidentemente c'è un interesse a svalorizzarle. Per puntare su un percorso che mette al centro i neolaureati . Ma su questo punto in audizione al ministero della Salute abbiamo sottolineato con forza che l'accesso al Ssn deve essere riservato solo agli specialisti.

L'idea di contratti depotenziati per medici di serie B da utilizzare per i casi meno complessi non è tramontata?
Per niente. Stanno pensando a una differenziazione inconcepibile. Negli ospedali serve omogeneità. Così in un'equipe ci sarebbe lo specialista, poi lo specialista di serie B, poi il libero professionista, il cococo e lo specialista ambulatoriale, che è un contratto a parte. Siamo all'impazzimento della tenuta giuridica del sistema ma anche dei percorsi di formazione. Non è accettabile per un lavoro così delicato.

Quindi per voi la soluzione resta l'aumento dei contratti di specializzazione?
Sta arrivando un imbuto formativo di 20mila medici nel prossimo quinquennio, alla ricerca spasmodica di una sistemazione.

Quanto costa risolvere il problema, con quali risorse si affronta?
Abbiamo chiesto 10mila posti, tra specialisti e corsi di Medicina generale. Un numero superiore ai laureati in modo da assorbire gradualmente il surplus. I costi non sono insostenibili. Se vuoi incrementare di 2mila l'offerta servono circa 250 milioni. E c'è una pluralità di soluzioni. Intanto andrebbero recuperati tutti i contratti non distribuiti in questi anni. Poi si potrebbero assumere gli specializzandi all'ultimo anno, anche solo mille dei 5mila che ci sono, ovviamente in coda rispetto agli specialisti. Questo farebbe passare il pagamento dal Miur al Ssn. Si libererebbero risorse. Il resto potrebbe essere coperto dalle regioni, che potrebbero investire un paio di milioni ogni anno. Niente di esorbitante. E poi ci sono anche i fondi europei per la formazione.

Insomma si può fare?
Bisogna rispondere a una emergenza nazionale e serve un cambiamento radicale del sistema formativo, che preveda un percorso lineare dalla immatricolazione alla specializzazione e al lavoro, sul modello europeo. E poi bisogna allargare la possibilità della formazione e partire con l'attivazione di una rete di teaching hospital.

Questa è una soluzione di cui si parla da molto tempo, ma che ha sempre incontrato l'opposizione dell'Accademia. È cambiato qualcosa?
La mia impressione è che l'attuale Governo abbia meno legami e rapporti strutturali con quel mondo. E quindi su questo fronte, il clima anti-casta del nuovo Esecutivo gioca davvero a favore di un cambiamento. Io nelle aule del ministero ci sono stato tante volte e non ho mai sentito parole tanto nette contro il monopolio l'Università. E sono pragmatico. Se c'è una svolta, siamo felici. A me sembra che si possa ben sperare. Aspettiamo la loro proposta.



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