Lavoro e professione

Medici rumeni in Veneto, il gap di camici bianchi alimenta le tensioni pre elettorali. Scontro Palermo (Anaao)-Veneto sulle ricette in campo

di Barbara Gobbi

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Non solo i vaccini: ora anche l'allarme sulla carenza dei medici diventa terreno di scontro tra i partiti politici, nel clima surriscaldato del pre elezioni europee. Ad andare all'attacco del Veneto, territorio leghista per eccellenza, è la vicepresidente vicaria dei deputati del Partito Democratico, Alessia Rotta. «Il Veneto - attacca - sta bussando alle porte della Romania per reclutare giovani medici da strutturare negli ospedali sempre più in carenza di organico. L'Usl 2 di Treviso sta trattando per strappare dieci medici specializzandi in servizio all'ospedale di Timisoara perché mancano ginecologi e anestesisti. Per Zaia è il segno dei tempi, sì quelli del governo gialloverde incapace di programmare e dare ai cittadini risposte a lungo termine». E ancora: «Il governo mente - prosegue Rotta - sostenendo che il problema sia il numero chiuso alle facoltà di Medicina quando, in realtà, non si tratta in nessun modo di un problema di iscritti ma di accesso alle specialità. I laureati bastano, sono gli specialisti che mancano. L'Università di Padova - spiega la deputata Dem - sforna 30 specialisti ogni anno in Ginecologia ma per il Veneto ne servirebbero il triplo. Inoltre, con quota 100 la situazione è destinata inevitabilmente a peggiorare. Invece di perdere tempo a raccontare bugie e fare propaganda, un governo degno di questo nome, affronterebbe questo problema drammatico che rischia di creare un buco enorme negli organici degli ospedali e portare inevitabili disagi ai cittadini. Intanto - conclude Rotta - per tamponare l’emergenza una delle Regioni guidate dalla Lega sovranista assume medici in Romania. È la legge del contrappasso».
La risposta immediata arriva dal sottosegretario alla Salute, Luca Coletto: «Se siamo in queste condizioni - è la replica tutta sul piano politico - lo dobbiamo soprattutto alla "miopia" del Pd, visto che già nel Patto della salute del 2014, il Veneto segnalò l'urgenza di aumentare le borse di specialità con l’accesso dei medici laureati e abilitati in reparto. Ma ci fu un’opposizione invalicabile del Miur di allora che non volle mai ratificare con legge questa proposta. Oggi ne paghiamo tutti le conseguenze».

La querelle si amplifica - entrando nel dettaglio dei numeri - sul fronte Regioni-sindacati. Al segretario del sindacato Anaao Assomed Carlo Palermo, decisamente critico sulle ricette messe in campo non solo dal Veneto ma anche dalla Toscana (medici laureati ma non specializzati in corsia di Pronto soccorso), replica per il Veneto l'assessore alla Sanità Manuela Lanzarin. «Le ultime mosse del governatore Zaia sono una provocazione - aveva affermato il segretario di Anaao - una scelta chiaramente legata al progetto dell'Autonomia». In Italia secondo Palermo ci sono già ben 10 mila medici specializzati in attesa di chiamata, e altri 6 mila che stanno frequentando l'ultimo anno di specializzazione: «Stiamo parlando - la sintesi - di 16 mila medici pronti per essere assunti negli ospedali con un contratto a tempo indeterminato, con tutte le tutele previste dal contratto nazionale, ma a cui vengono preferiti pensionati e neo-laureati per non spendere. Si preferiscono la Sanità al risparmio, la mortificazione dei professionisti, il limbo per i camici bianchi già formati mentre gli ospedali affogano nella carenza di medici». Puntuale la risposta dell'assessore: «Al 15 marzo scorso la Regione Veneto aveva messo a concorso 246 posti, ma i candidati in graduatoria sono stati soltanto 118, con una differenza negativa di 128. Altri 86 posti sono previsti in un concorso in fase di espletamento; ulteriori 19 posti sono in fase di pubblicazione del concorso sulla Gazzetta Ufficiale. Sono in fase di indizione altri concorsi per 301 posti. Ciò significa che, se vi fosse l’adesione da parte dei professionisti, la Regione sarebbe pronta a contrattualizzare in breve tempo 652 medici». E dopo i numeri, l'affondo: «Tocca purtroppo prendere atto - prosegue Lanzarin - che gli unici a desiderare ardentemente che nulla cambi sono certi sindacati dei medici, come l’Anaao Assomed e il suo segretario Carlo Palermo, che parla di 16 mila medici pronti per essere assunti negli ospedali con contratti a tempo indeterminato. Gli chiedo di presentarcene 1.300, quelli di cui ha bisogno il Veneto e non si riesce ad assumere perché non partecipano alle chiamate. Sarebbe ora di fare squadra, invece che dire di no a tutte quelle che gli altri propongono».

Infine, l'accenno alla contestazione da parte di Palermo della scelta toscana di contrattualizzare laureati in Medicina per le corsie di Pronto soccorso, per far fronte alle carenze di organico. «Un giovane laureato in Medicina senza specializzazione assunto in pronto soccorso con contratto libero professionale avrà evidentemente scarsa protezione contrattuale, nessuna copertura previdenziale e dovrà pagarsi da solo l'assicurazione. I rischi sono tutti a carico del lavoratore. Le Regioni si stanno muovendo al risparmio. Stiamo assistendo alla nascita della Sanità low cost», aveva affermato duro Palermo. «Premesso che non entro nel merito delle decisioni assunte da altre Regioni – replica la responsabile della sanità veneta - vorrei anche capire da dove Palermo inventa la triste definizione di "sanità low cost", dal momento che la prospettiva in Veneto è quella di assumere i giovani medici specializzandi negli ospedali pubblici con un regolare contratto, con tutte le tutele del caso e con la straordinaria occasione professionale di crescere affiancati e guidati dai colleghi più esperti. Certe dichiarazioni – conclude l’assessore – lasciano purtroppo immaginare che si vogliano soltanto difendere posizioni di rendita acquisite, alla faccia del futuro dei giovani medici».


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