Lavoro e professione

Infermieri, violenza fisica per uno su 4 e pistole puntate. Il Report Nursing Up

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Violenza fisica per un infermiere su dieci e minacce con tanto di pistola per il 4 per cento. Le aggressioni a operatori sanitari sul luogo di lavoro, quotidianamente alla ribalta delle cronache e al centro di una proposta di legge ora all’esame della Camera, trovano riscontro nell’indagine condotta dal sindacato Nursing Up: 27mila iscritti cui è stato somministrato on line il questionario Onu-Oms (Nazioni Unite-Organizzazione mondiale della sanità) "Workplace Violence in the Health Sector". Obiettivo dichiarato, ottenere informazioni generali per individuare politiche appropriate a fronteggiare la violenza nei luoghi di lavoro sia a livello nazionale che internazionale. Ne emerge un quadro a tinte fosche: «Siamo preoccupati – avvisa il presidente Nursing Up Antonio De Palma, che oggi a Roma lancia la campagna #noviolenza sugli infermieri -. Per questo chiediamo di intervenire subito nel Ddl Antiviolenza già approvato dal Senato, introducendo la denuncia d’ufficio da parte degli enti sanitari che devono costituirsi anche parte civile nei procedimenti penali a carico degli aggressori e la creazione di osservatori ad hoc in ogni azienda sanitaria».

L’indagine. Alle domande, tradotte in italiano, hanno risposto 1.010 iscritti, per il 79% donne. Innanzitutto il dato sul "clima": il 22% del campione e il 36% si dicono "moltissimo" e "abbastanza" preoccupati della violenza nel luogo dove lavorano. Non a caso: la violenza fisica in quasi tutti i casi (105 su 113) si è verificata nel reparto o nella struttura di riferimento. Nella maggior parte dei casi (77) a opera del paziente o di suoi parenti (26). Un terzo di quanti hanno subito violenza fisica ha subito anche lesioni con richiesta di cure mediche.
Circa la metà del campione (473 infermieri) afferma di aver subito aggressioni verbali: in circa un terzo dei casi dai pazienti e in un altro terzo dai parenti dei pazienti, con la quasi totalità degli episodi avvenuta all’interno del reparto o della struttura di riferimento. Eppure quasi la metà (48%) afferma che non sono previste modalità di segnalazione della violenza nei luoghi di lavoro, mentre il 74% dice che non esistono incentivazioni a segnalare atti di violenza sul luogo di lavoro.
Praticamente nulle le risposte alle aggressioni verbali, e in alcuni casi gestite male, mentre di contro i lavoratori riferiscono sintomi riconducibili al disturbo post traumatico da stress. Si sentono soli e isolati: forse perché in seguito alla segnalazione della violenza subita il 47% riferisce che ci sono stati richiami solo verbali mentre nel 27% dei casi "non è stata adottata alcuna misura". A 18 persone su 113 non è stata offerta neppure una consulenza psicologica.
Infine, bullismo e mobbing: considerati "comportamenti tipici dei luoghi di lavoro": colpiscono il 16,5% del campione e questa volta arrivano da dirigenti o colleghi. Che nell’86% dei casi "la fanno franca". Non a caso, il 75% delle vittime si dichiara “insoddisfatto” di come è gestito il fenomeno, malgrado le allarmanti conseguenze psico-fisiche che pesano su vita personale e qualità del lavoro.


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