Lavoro e Professione

Intersindacale medica: «Se salta il decreto sanità sarà sciopero»

O decreto sulla sanità (con la proroga dell'intramoenia in testa) o sciopero. E' durissimo l'attacco dell'intersindacale medica all'ipotesi di slittamento del provvedimento già annunciato nei giorni scorsi dallo stesso ministro della Salute, Renato Balduzzi, ai sindacati. Anche perché il 30 giugno scade l'ultimo termine dopo il quale l'intramoenia allargata decadrà definitivamente.


«Le organizzazioni sindacali annunciano che in caso di mancata emanazione del decreto procederanno all'avvio di forme di protesta, a cominciare dallo sciopero nazionale delle categorie nei primi giorni utili, attivando le procedure richieste a seguito dello stato di agitazione già dichiarato», scrive l'intersinadacle in un comunicato.
E questo perché «appare incerta la sorte - si legge - dell'annunciato decreto sulla Sanità che rischia di non venire emanato.
Si tratterebbe di una gravissima omissione che getterebbe nel caos la Sanità Pubblica lasciando irrisolte materie importanti quali:
- la disciplina della libera professione intramoenia, che scade il 30 giugno;
- le problematiche assicurative che espongono medici ed aziende ad una crescita esponenziale del contenzioso;
- il peggioramento delle condizioni di lavoro con compromissione dei riposi, su cui la stessa UE aspetta risposte;
- il dilagare incontrollato di contratti atipici, unico antidoto messo in campo al perdurante blocco del turnover;
- il contenzioso legale che investe l'Onaosi minando la sopravvivenza dell'ente assistenziale dei sanitari italiani.


In tale contesto anche gli interventi in tema di assistenza primaria rimarrebbero una pura aspirazione».
I medici intanto stigamtizzano le voci di manovre su retribuzione e organici del servizio pubblico che «diventato ormai, più che un bancomat, una cavia privilegiata per le elaborazioni economicistiche del Governo dei professori, ignorando che già da ora negli ospedali medici e dirigenti effettuano milioni di ore di lavoro eccedente il debito contrattuale. Meno soldi e meno personale per la Sanità italiana significa meno servizi per i cittadini».


«Siamo di fronte - conclude l'intersindacale - a un disinteresse che testimonia la volontà di trascurare la sanità pubblica, impoverirla, screditarla, svuotarla di competenze professionali ed innovazioni tecnologiche, forte incentivo verso la ulteriore privatizzazione del sistema sanitario. Un sistema sanitario pubblico povero e per i poveri: questo è il disegno nemmeno tanto velato che guida l'attacco a tutto campo ai medici e dirigenti sanitari ed al futuro dei Lea. Il Governo non può ulteriormente umiliare il Ssn ed i suoi Medici e dirigenti che meritano più rispetto ed una maggiore valorizzazione della fatica e della complessità del compito che essi ogni giorno si assumono a tutela del diritto alla salute che la Costituzione riconosce ai cittadini».