Medicina e ricerca

Fessh congress, dalla chirurgia alla medicina della mano

di Giorgio Pajardi (direttore dell'Uo di chirurgia della mano del Gruppo MultiMedica, professore associato all'Università di Milano)

Superare o quantomeno ridurre l'impiego della chirurgia per fare spazio alla medicina della mano. Questa la direzione in cui si sta muovendo la ricerca scientifica e questo il filo conduttore della ventesima edizione del Fessh Congress, il congresso internazionale organizzato dalla Federation of european societies for surgery of the hand. Dopo trent'anni, l'appuntamento torna in Italia, a Milano, capitale di Expo 2015. Anche se le diverse edizioni hanno tutte una base comune, prevista dallo statuto della federazione, abbiamo cercato di italianizzare, o meglio di “milanesizzare” il Congresso di quest'anno.

Innanzitutto, abbiamo scelto una location ideale, il centro congressi MiCo (secondo in Europa e quinto al Mondo) dove confluiranno oltre 1000 chirurghi e 300 fisioterapisti della mano da tutta Europa. In secondo luogo, abbiamo pensato a momenti ricreativi tutti italiani come l'evento The Social Hand (La Mano nel Sociale) che prevede, per i più giovani, una cena all'Armani Hotel in via Montenapoleone e per i delegati dei diversi Paesi una serata presso il Chiostro di Santa Maria delle Grazie con visita al Cenacolo di Leonardo Da Vinci.

Il prodotto finale è ricco, diviso in oltre trentacinque workshop dedicati all'aggiornamento professionale. Parleremo delle novità nel campo delle colture cellulari e dei substrati ingegnerizzati che potrebbero rappresentare una valida alternativa alle protesi e ai tessuti per la gestione dei grandi traumi e delle patologie degenerative. Ampio spazio verrà dedicato alle malformazioni congenite della mano, da affrontare in modo tempestivo per far sì che il bambino possa avere uno stile di vita il più possibile normale. Su questo tema, annualmente, presso l'Istituto Buon Pastore di Milano, organizziamo un campus di incontro e informazione che riunisce dalle 500 alle 600 persone, tra famiglie e bambini, insieme a specialisti e chirurghi della mano da tutta Europa. Lo scopo è fornire loro l'opportunità di partecipare gratuitamente a delle sessioni di formazione con diversi colleghi italiani e stranieri per approfondire o verificare ciò che hanno avuto modo di leggere o che gli è stato riferito dal medico curante.

Tornando al Congresso, un ruolo centrale sarà dato alla nuova terapia farmacologica per il Morbo di Dupuytren, la cosiddetta collagenasi, a cui il 18 giugno (12.30 - 13.30) dedicheremo il workshop dal titolo Getting under the skin of Dupuytren's contracture. La tecnica della collagenasi, ormai standard mondiale per la cura di questa malattia, è molto utilizzata in Italia, facendo del nostro Paese uno degli Stati europei più virtuosi in tal senso. Il grande vantaggio di questa terapia è che permette di eliminare l'intervento chirurgico che rischia di essere ripetuto a distanza di tempo (con inevitabili cicatrici) perché la malattia ha una predisposizione congenita e può ripresentarsi.

Poi, ci confronteremo sulla gestione delle patologie del polso e dei passi avanti fatti negli ultimi anni in tal senso. Fino a dieci anni fa, infatti, al Pronto soccorso i medici si allarmavano solo quando il polso era fratturato. Oggi si è capito che una lesione legamentosa può essere molto più grave di una rottura. Su questo tema è importante continuare a fare formazione per sensibilizzare medici e ortopedici a non sottovalutare nessun aspetto legato alle lesioni del polso e la diagnosi precoce resta l'unica strada per evitare complicazioni.

Infine, i colleghi presenti al Congresso avranno modo di discutere su aspetti prettamente manageriali, senza i quali non si potrebbero realizzare e gestire i grande reparti. Particolare attenzione, ad esempio, meritano tutte quelle patologie di cui normalmente si occupa il mondo no profit e che solo i centri di riferimento regionale e nazionale possono affrontare adeguatamente. Non mi riferisco solo alle malattie dei più piccoli, di cui abbiamo già parlato, ma a tutte le forme degenerative (artrite reumatoide, sclerodermia) e ai grandi traumi (amputazioni e schiacciamenti), la cui cura è affidata alle singole Regioni attraverso una “rete di urgenza mano” come quella recentemente istituita dalla Regione Lombardia.


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