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Congresso Aisg-Sigla sul glaucoma: Italia in prima linea su prevenzione e ricerca

È in corso di svolgimento a Verona il primo congresso congiunto nazionale Aisg-Sigla sul glaucoma, che si concluderà domani 20 giugno, e che riunisce per la prima volta le due Società scientifiche legate allo studio e alla prevenzione del glaucoma, rappresenta un'occasione straordinaria per fare il punto sulla conoscenza e il trattamento di questa malattia, la più importante nel campo specifico a livello nazionale, che costituisce un elemento di richiamo e riferimento per tutti gli oculisti italiani.
Il Congresso, organizzato da Giorgio Marchini, direttore della clinica oculistica dell'Università di Verona, riunisce per la prima volta gli esperti italiani per aggiornare gli oculisti sulle novità e per discutere sugli argomenti ancora controversi che riguardano il glaucoma, al fine di unire le forze per migliorare la ricerca e uniformare i comportamenti diagnostici e terapeutici.
«Uno studio epidemiologico condotto in Italia alla fine degli anni ’90 - spiega il prof. Marchini - rivela che il 73% delle persone risultate colpite da questa malattia non sapeva di esserne affetta. Il glaucoma rappresenta quindi una malattia con una rilevante importanza sociale, in cui la prevenzione gioca un ruolo fondamentale. L'educazione della gente alla necessità di sottoporsi dopo i 40 anni ad una visita oculistica periodica (ogni 1-2 anni), che comprenda la misurazione della pressione intraoculare e un esame del nervo ottico, consentirebbe di individuare la grande maggioranza delle persone affette, renderebbe la cura di questa malattia più efficace e avrebbe risvolti sulle risorse della sanità pubblica non indifferenti».

«Il provvedimento principale da attuare per curare il glaucoma - secondo Marchini - è abbassare la pressione intraoculare fino a quel livello che è in grado di rallentare e arrestare la sofferenza e la perdita di fibre del nervo ottico. Questo è possibile utilizzando dei farmaci in collirio, anche più farmaci combinati fra loro, oppure specifici trattamenti laser e interventi chirurgici, tutti finalizzati sempre a ridurre la pressione intraoculare. Da non molti anni si stanno poi studiando anche altre terapie, mirate a proteggere il nervo ottico ed ottenere quella che viene definita come “neuroprotezione”. In questo nuovo settore terapeutico abbiamo finora farmaci non molto efficaci, ma la ricerca è promettente. Se si riesce poi ad abbassare la pressione intraoculare in modo molto efficiente, è anche possibile un modesto recupero della funzione. Questa cosa è sempre stata considerata non possibile, ma i dati recenti sembrano poterla confermare, anche se in misura ridotta».

«Il contributo dei ricercatori Italiani a migliorare la conoscenza del glaucoma - prosegue - è stato ed è rilevante. Si può affermare che non c'è campo specifico nella ricerca su questa malattia che non veda gruppi italiani impegnati con successo: identificazione di nuovi markers per una diagnosi precoce, sviluppo e implementazione di nuove tecnologie sempre più sofisticate, validazione e verifica di nuove terapie mediche, laser e chirurgiche (sempre meno invasive) fino all'ideazione di modelli riabilitativi del sistema visivo basati sulle nanotecnologie. Su tutti questi argomenti l'Italia è in prima linea».

Italia in prima fila
«Le organizzazioni sanitarie – osserva Federico Grignolo, presidente Aisg (Associazione Italiana per lo Studio del Glaucoma) e direttore della clinica oculistica dell'Università di Torino - sono oggi chiamate ad affrontare la sfida delle patologie cronico degenerative, e tra queste le malattie oftalmologiche che portano a ipovisione e cecità. La malattia glaucomatosa rappresenta infatti la seconda causa di cecità in Europa (20,5%), preceduta dalla degenerazione maculare legata all'età (26%) e seguita dalla retinopatia diabetica (8,9%); a livello globale la prima causa di cecità è invece rappresentata dalla cataratta».
«In Italia - continua Grignolo - la prevalenza del glaucoma nelle sue varie forme è stata stimata in tempi relativamente recenti, e corrisponde a circa l'1,5-2% della popolazione. Poiché il quadro clinico più comune, cioè il glaucoma primario ad angolo aperto, ha una frequenza proporzionale all'età, se consideriamo gli ultrasettantenni, parliamo di una prevalenza del 6-7%».
L'Oms ribadisce con insistenza che l'ipovisione-cecità, data la sua drammaticità, costituisce un problema prioritario che impone azioni non solo a livello preventivo/terapeutico ma anche e soprattutto di riabilitazione.

«Sin dai tempi di Ippocrate - dichiara Lucio Zeppa, presidente Sigla (Società Italiana Glaucoma) e direttore della clinica oculistica dell'Ospedale Giuseppe Moscati di Avellino - pur non conoscendone la causa, con la parola glaucoma si indicava il colore ceruleo degli occhi delle persone affette da cecità per questa malattia. E' una malattia caratterizzata dall'aumento della pressione dell'occhio che provoca gravi danni a carico del nervo ottico: il nervo deputato alla trasmissione delle immagini dall'occhio al cervello. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità 55 milioni di persone nel mondo ne sono affette e di queste circa 25 milioni hanno perso totalmente o in parte la vista. In Italia è stato stimato che approssimativamente 1,6 milioni persone soffrono di glaucoma. Il Congresso congiunto sul glaucoma – conclude Zeppa - costituisce un'occasione importante per dimostrarci uniti nella comune battaglia contro tale grave ed invalidante affezione».


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