Medicina e ricerca

Pillole di prevenzione/ Allarme tumori infantili: il ruolo dell'epidemiologia

di Vanna Antonelli (presidente Isde Isernia)

I tumori infantili sono una patologia rara, ma il numero di bambini (0-14 anni) colpiti ogni anno è in aumento. Si tratta di un fenomeno che riguarda tutti i paesi occidentali, le cui cause sono ancora da identificare.

Il rapporto AIRTum (Associazione Italiana Registri Tumori) ha evidenziato un progressivo aumento negli ultimi dieci anni del tasso di incidenza dei tumori pediatrici, che in Italia è nel complesso pari a 175,4 casi per milione/anno ed è più alto di quello rilevato negli Sati Uniti (158) e in Europa (140). Attualmente in Germania è 141, in Francia è 138.
L'Italia con il 2% annuo di aumento percentuale dell'incidenza detiene, purtroppo, il triste primato dei tumori infantili.

Negli Stati Uniti, invece, il tasso per tutti i tumori non è aumentato in modo significativo (+ 0,6%), l'incremento delle leucemie è dello 0,4% e i tumori del SNC sono stabili (- 0,1%).
In Italia, pur avendo registrato un trend simile a diversi Paesi della Comunità Europea, il cambiamento percentuale annuo risulta il più alto pari a + 2% vs 1,1% (+ 2,3% nei maschi e +1,8% nelle femmine).

In particolare si osserva l'aumento maggiore per i linfomi (+ 4,6% vs 0,9%), seguito dai tumori del sistema nervoso centrale (+ 2% vs 1,7%) e dalle leucemie (+ 1,6% vs 0,6%).
L'incremento più consistente riguarda i bimbi sotto l'anno di età (+ 3,2%), seguiti da quelli tra 10 e 14 anni (+ 2,4%).

In Italia è emerso anche un dato positivo, ovvero mentre la frequenza dei tumori tra i bambini aumenta, migliora la sopravvivenza e diminuisce la mortalità, infatti, i bambini guariscono e sopravvivono più a lungo rispetto ai loro coetanei di 30 anni fa.
Attualmente, grazie alle cure più efficaci, su 100 bambini malati 78 sono vivi dopo 5 anni dalla diagnosi.

Nonostante il miglioramento della prognosi, le previsioni non sono rosee. Gli epidemiologi, utilizzando le informazioni raccolte nelle aree coperte dai Registri tumori, prevedono che in Italia ci sarà un ulteriore aumento dei tumori pediatrici, si calcolano n. 9.200 casi nel prossimo quinquennio 2011-2015 (vs 8.500 anni 2006-2010 e vs 7.800 anni 2001-2005).

Recenti studi epidemiologici, quale lo studio Accis condotto in Europa, hanno dimostrato che negli anni si è modificata un'altra peculiarità epidemiologica; le leucemie linfatiche acute (Lla), tra le forme più comuni di tumore nell'infanzia, hanno il picco dell'incidenza a 2-3 anni di età, e tale aumento rispetto alle altre fasce di età, nel corso degli ultimi decenni, si è accentuato diventando via via più evidente.

La variazione del picco in pochi anni, induce a ipotizzare che nell'arco degli ultimi 30 anni si siano verificate importanti variazioni dell'esposizione ambientale ad agenti fisici, chimici, infettivi, con conseguente alterazione del sistema immunitario. Ciò favorirebbe una maggiore suscettibilità individuale verso una mutazione cellulare in un periodo breve della vita, che potrebbe anche essere perinatale. In sintesi, quindi, l'aumento dell'incidenza dei tumori infantili è collegato al deterioramento ambientale, che è determinato da molti fattori: gas di scarico veicolare, residenza in vicinanza di strade di grande traffico, esposizione a campi elettromagnetici (Cem) a bassa ed alta frequenza, abitudini tabagiche parenterali, gestione dei rifiuti, uso di antiparassitari.

L'oncologo Umberto Veronesi ha scritto “Il cancro è una malattia ambientale, vale a dire il risultato dell'azione degli agenti che si trovano nell'ambiente in cui viviamo”. Il degrado del nostro habitat si manifesta, non solo con l'aumento delle patologie tumorali soprattutto tra i bambini e i giovani, ma anche con l'aumento di consumo dei farmaci salvavita che negli ultimi dieci anni è cresciuto del 60%. Le prime vittime dell'inquinamento sono i bambini, già durante la vita fetale.

L'oncologa pediatra Patrizia Gentilini ha affermato “Le sostanze inquinanti penetrano nell'organismo tramite il cordone ombelicale e poi con il latte materno, l'attuale generazione di bambini è la prima dell'età moderna ad avere uno stato di salute peggiore di quello dei genitori”.

I dati emersi, che dimostrano un progressivo e inesorabile aumento dei tumori infantili soprattutto in Italia, impongono alle Istituzioni e alle Società scientifiche di rispondere a interrogativi non rimandabili, circa le cause del particolare trend di queste neoplasie nel nostro Paese, e in particolare sul ruolo che diversi fattori di rischio ambientali rivestono nel nostro habitat e a cui i nostri bambini sono esposti fin dalla vita intrauterina.

Attualmente, nella gran parte dei casi, l'ambiente è monitorato solo per obbligo normativo e tale monitoraggio è slegato alle patologie presenti nel territorio. In tale ambito è divenuto indispensabile adottare un nuovo approccio epidemiologico, che utilizza oltre alle metodologie di analisi epidemiologica convenzionali (SMR - SIR) anche nuovi strumenti informativi territoriali, quale il GIS (Geographic information system) che, tramite l'acquisizione, elaborazione e la restituzione di dati territoriali, consentono di analizzare la distribuzione geografica delle malattie e di valutare l'impatto ambientale sulla salute.

il professor Ponz de Leon ha dichiarato che “…è necessario realizzare un approccio olistico, ovvero fare in modo che la salute e il benessere siano assunti, come valore, all'interno delle politiche dei governi, nazionali e locali, in modo da rendere l'ambiente più favorevole a scelte salutari: la salute deve costituire un valore di riferimento nelle politiche agricole, dei trasporti, urbanistiche, dell'istruzione e così via”.

Risulta altresì fondamentale, per affrontare dei temi così importanti, realizzare un'evoluzione nella società con un strategia a vari livelli, tesa a sviluppare la cultura della prevenzione e della tutela dell'ambiente sia nei singoli individui che nei Policy makers.
Per raggiungere tali obiettivi non è possibile prescindere da uno strumento fondamentale, che è rappresentato dalla diffusione sia dell'informazione, tramite i media, che della educazione al rispetto ambientale, sin dalle scuole primarie, migliorando la consapevolezza che le condizioni dell'ambiente in cui viviamo sono determinate dall'azione responsabile di tutti.

L'insieme delle azioni individuali produce il cambiamento ambientale, in senso positivo o negativo: chi va a piedi invece che in auto, oltre a praticare un'abitudine salutare, diminuisce il livello generale di inquinamento, chi fuma in casa, oltre a danneggiare la sua salute aumenta l'inquinamento indoor ed espone i familiari, in particolare i bambini, al fumo passivo aumentando la probabilità di neoplasie.

In tale ambito sono opportune le campagne educative in età infantile e adolescenziale, che mirano anche a modificare gli stili di vita in senso salutare (alimentazione, attività fisica, ecc.).

Il professor Ernesto Burgio, pediatra esperto in cancerogenesi ambientale, a Napoli ha dichiarato: “…meglio cominciare a combattere le cause dei tumori invece di puntare esclusivamente su cure costose e troppo spesso tardive”.

La parola d'ordine è prevenire, ma prevenire significa: disporre di conoscenze relative all'andamento epidemiologico delle patologie nel territorio e fornire, così, agli addetti ai lavori gli strumenti necessari per avviare politiche sanitarie corrette ed efficaci.
E' ormai un concetto acquisito, nell'ambito della moderna medicina, che non può esistere prevenzione adeguata delle malattie senza un contemporaneo sviluppo dell'approccio epidemiologico.

La salute dei bambini è il principale indicatore dello stato di benessere di una popolazione, è quindi un dovere di noi tutti, anche nei confronti delle future generazioni, salvaguardare l'ambiente in cui vivono i bambini, ciò garantirà a tutti migliori condizioni di salute e di qualità della vita.


© RIPRODUZIONE RISERVATA