Medicina e ricerca

I «nuovi pellegrini»: l’incontro tra stranieri e Ssn in mostra a Roma. E il Censis fa il punto

di Barbara Gobbi

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Li hanno definiti “i nuovi pellegrini”: un modo in più per dar conto di quanti arrivano nel nostro Paese, a volte in fuga o in condizione di disagio estremo, a volte come semplici “stranieri” motivati a radicarsi. A raccontarli, e a raccontarne quella particolare modalità di integrazione che è il contatto con i luoghi della cura, è la mostra fotografica itinerante, inaugurata a Roma (Galleria del Cembalo), della Fondazione Farmafactoring. Un’esposizione dedicata, appunto, a “I nuovi pellegrini” che popolano Pronto soccorso, letti d’ospedale, ambulatori medici e Cup. Trovando spesso difetti e pregi sovrapponibili a quelli raccontati dagli stessi italiani: le liste d’attesa e i ticket, per parlare delle magagne più scottanti, ma anche quella umanità che è cifra fondante del nostro Ssn e contribuisce al giudizio complessivamente più che positivo che gli stranieri danno delle cure offerte dal nostro Paese. A registrare un vissuto in chiaroscuro ma che conferma umanità, grandi potenzialità di integrazione, disponibilità d’ascolto e miglioramenti parziali nell’accesso alle cure, è la ricerca prodotta dal Censis e presentata contestualmente all’inaugurazione della mostra. «Il nostro Ssn - spiega il presidente Censis Giuseppe De Rita - rappresenta per i nostri immigrati non solo un’opportunità di potersi curare e di far riferimento a operatori e tecnologie di alto livello, ma un insieme di luoghi in cui matura una vicinanza ai comportamenti e alle scelte dei cittadini italiani che è decisiva per una buona integrazione civile, sociale, culturale e umana» «È interessante notare come dalla mostra fotografica esca una qualità della sanità molto diversa e, soprattutto, migliore, di come spesso la si racconta - afferma Marco Rabuffi, presidente della Fondazione Farmafactoring -. C’è spesso, l’eccellenza delle cure; c’è, normalmente, una buona qualità delle strutture; c’è, nella grande maggioranza dei casi, una tensione all’accoglienza che riesce a superare il naturale disagio delle differenze umane, sociali e culturali. E spesso il rapporto umano aiuta a non aggiungere alla sofferenza della malattia anche il disagio della propria condizione di immigrato».

La mostra ospita fotografie di Alessandro Scotti, Edoardo Delille e Umberto Fratini, coordinati da Costantino Ruspoli e i lavori delle tre fotografe junior Giulia Piermartiri, Irene Carmassi e Marcella Magalotti. I luoghi? Bergamo, Milano, Guastalla, Bologna, Firenze, Ancona, Roma, Aversa, Palermo, Ragusa, Vittoria, Modica e Pozzallo.

In sintesi i risultati della ricerca Censis.
La potenza dell'immigrazione in Italia. In Italia vivono 5 milioni di stranieri di 197 nazionalità diverse (di cui quasi 1,1 milioni sono minori), con una estrema varietà di culture, usi e appartenenze religiose: 1,6 milioni sono musulmani, 1,5 milioni ortodossi, 918.000 cattolici, 216.000 protestanti, 109.000 buddisti. Creano valore per 123 miliardi di euro l'anno (pari a circa il 9% del Pil), versano 3,2 miliardi di Irpef annui e 10,5 miliardi di contributi previdenziali. Ed è pari a 5,3 miliardi l'ammontare annuo delle rimesse (800 milioni di euro sono diretti verso i Paesi africani), di cui 1,1 miliardi dalla Lombardia e 985 milioni dal Lazio. È quanto emerge da una ricerca del Censis condotta su progetto e commissione della Fondazione Farmafactoring che ha dato origine alla mostra fotografica realizzata dalla Fondazione stessa dal titolo «I nuovi pellegrini. L'impatto storico-sociale dell'immigrazione moderna nella sanità» inaugurata oggi alla Galleria del Cembalo di Palazzo Borghese a Roma e aperta al pubblico dal 20 al 28 novembre dalle ore 10.00 alle 19.00 (domenica esclusa). La mostra fotografica, che ha ottenuto il patrocinio del Ministero della Salute, è un viaggio nei luoghi di malattia e di cura per raccontare la realtà degli immigrati nel loro rapporto con la sanità italiana.
La demografia salvata dagli immigrati. Le donne straniere mettono al mondo in media 2,1 figli rispetto agli 1,3 delle italiane e hanno una età media al parto molto inferiore: 28,5 anni le straniere, 32,1 le italiane. Oggi il 20% dei bambini in Italia ha almeno un genitore straniero e circa il 15% ha entrambi i genitori stranieri.
È cittadino italiano chi nasce in Italia. Il 44% degli italiani ritiene che è cittadino italiano chi nasce sul suolo italiano, per il 33% chi vive in Italia per un certo periodo di tempo minimo (non importa dove sia nato), per il 19% chi ha genitori italiani. Lo «ius soli» (il diritto di cittadinanza agli immigrati acquisito automaticamente con la nascita in un territorio) è quindi il criterio privilegiato dagli italiani.
Giovani, vigorosi e in buona salute. L'87,5% degli immigrati definisce buone o molto buone le proprie condizioni di salute, a fronte dell'83,5% degli italiani che affermano altrettanto. L'effetto «migrante sano» è frutto dell'autoselezione all'origine, perché di solito emigra chi è in buona salute. In genere, gli immigrati si rivolgono alla sanità italiana solo quando la patologia è conclamata. In un mese il 20% degli stranieri si reca dal medico, contro il 33% degli italiani che fanno altrettanto. Oltre che più vigorosi, gli stranieri hanno stili di vita anche più salutari: il 4% della popolazione straniera di 14 anni e oltre consuma alcol fuori dai pasti almeno una volta la settimana (l'8% tra gli italiani), mentre fuma il 23% (il 26% degli italiani). Sono invece simili agli italiani nel rapporto con il peso: il 31% degli stranieri è sovrappeso e quasi l'8% è obeso, esattamente come gli italiani.
La sanità che include gli immigrati. Il 96% degli stranieri residenti in italiani si fa curare all'occorrenza dal Servizio sanitario nazionale. Fanno eccezione i cinesi, tra i quali il 15% si affida a terapie non convenzionali. L'80% degli immigrati che hanno avuto bisogno di cure non ha sperimentato nessuna difficoltà nell'accesso alle prestazioni sanitarie nel nostro Paese. Sono riusciti a spiegare senza problemi al medico italiano cui si sono rivolti i disturbi accusati e hanno capito tutto quanto il medico ha prescritto. Qualche difficoltà in più hanno avuto gli stranieri arrivati in Italia da meno di cinque anni (il 65% è riuscito a spiegare i sintomi al medico senza difficoltà), ma le difficoltà linguistiche si riducono drasticamente tra chi è in Italia da più di cinque anni (l'85% si sa spiegare bene e capisce il medico senza difficoltà) e tra gli immigrati laureati (la percentuale sale in questo caso al 90%). E se complessivamente il 29% degli stranieri dichiara di aver subito una qualche forma di discriminazione in Italia, solo in pochissimi casi è avvenuto in ambienti sanitari.
Pronto soccorso, consultori e ospedali: i luoghi della sanità dei migranti. Ogni anno accedono al Pronto soccorso 66 stranieri su mille (complessivamente, 1,7 milioni di accessi): un dato più alto di quello riferito alla popolazione italiana (48 su mille). I valori più elevati si registrano tra i maschi tunisini (131 su mille) e le donne marocchine (101 su mille). Meno intenso è il ricorso al Pronto soccorso da parte dei cinesi (23 su mille). Molto frequentati sono i consultori familiari, divenuti ormai luoghi cruciali di relazionalità per le donne immigrate: vi si rivolgono 34 donne straniere su mille (tra le italiane il dato scende a 23 su mille). Nella fascia di età 25-34 anni il dato sale a 53 straniere su mille (più alto del dato riferito alle italiane della stessa età: 46 su mille).
Ma poche diagnosi precoci. Tra gli stranieri provenienti dai Paesi poveri a forte pressione migratoria è però ridotto il ricorso alle diagnosi precoci. Il 33% dei migranti tra i 50 e i 69 anni ha effettuato lo screening del colon nei tempi raccomandati (il 39% degli italiani), il 60% delle donne straniere di 50-69 anni ha eseguito quello della mammella negli ultimi due anni (il 71% delle italiane), il 70% delle donne straniere tra i 25 e i 64 anni ha effettuato quello del collo dell'utero negli ultimi tre anni (il 77% delle italiane).


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