Medicina e ricerca

Infezioni H, nuovi farmaci in arrivo per combattere 300mila nuovi casi l’anno

di Gian Maria Rossolini (direttore Laboratorio Microbiologia e Virologia Aou Careggi, Firenze)

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Trecentomila nuovi casi in Italia ogni anno; circa 3.200.000 casi l’anno in Europa con un costo stimato di circa 6 miliardi di euro l’anno: questi i numeri allarmanti delle infezioni ospedaliere, quelle infezioni acquisite durante il ricovero in ospedale che al momento dell’ingresso non erano manifeste clinicamente. E nel nostro Paese la prevalenza di queste infezioni, purtroppo, è leggermente superiore alla media europea che si aggira intorno al 6 per cento.
Le infezioni ospedaliere sono una causa importante di morbosità e mortalità e costituiscono una voce di spesa notevole per il Sistema sanitario nazionale, stimata in circa 500 milioni di euro l’anno.
Circa l’80% delle infezioni ospedaliere riguarda 4 sedi: il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l’apparato respiratorio e il torrente circolatorio (sepsi, batteriemie). Le più frequenti sono quelle del tratto urinario, che costituiscono il 35-40% delle infezioni ospedaliere, anche se negli ultimi anni si è verificato un incremento delle batteriemie e delle polmoniti.
In Italia, come causa delle infezioni ospedaliere, si collocano ai primi tre posti la Klebsiella, l'Escherichia coli, e la Pseudomonas aeruginosa. Si tratta purtroppo di tre specie batteriche che comprendono anche ceppi multiresistenti e ultraresistenti, sensibili a pochissimi antibiotici, che recentemente si sono diffusi negli ospedali italiani raggiungendo, in alcuni casi, numeri preoccupanti. Ad esempio, la Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi, è responsabile di circa un terzo di infezioni invasive da Klebsiella che si osservano nel nostro Paese.
La resistenza agli antibiotici rende i batteri insensibili a questi farmaci e, nello stesso tempo, riduce le possibilità di trattamenti efficaci. Questo fenomeno tende ad essere particolarmente rilevante tra i batteri responsabili delle infezioni acquisite in ambiente ospedaliero (dove si fa tipicamente più uso di antibiotici) e rende molto più complicato il trattamento di queste infezioni, allungando tempi di degenza, quindi costi per il Ssn, oltre ad aumentare il rischio per il paziente. Con la comparsa dei batteri multiresistenti e ultraresistenti sembra quasi di tornare indietro di oltre mezzo secolo, quando non esistevano farmaci per trattare le infezioni, importante causa di morte.
La mortalità nelle infezioni sostenute da batteri multiresistenti è molto elevata, si aggira, infatti, intorno al 40-50%.
È necessario pertanto mettere in atto delle misure volte a razionalizzare l'uso degli antibiotici, a migliorare le norme di igiene sanitaria, e, in primis, individuare le strategie terapeutiche adeguate.
Da fine marzo, sarà disponibile negli ospedali italiani la fosfomicina per uso endovenoso, un antibiotico ad ampio spettro d’azione, che comprende diversi batteri gram-negativi e gram-positivi, inclusi anche molti ceppi multiresistenti ed ultraresistenti di Pseudomonas aeruginosa e di Klebsiella. Il farmaco, che dovrà essere utilizzato in associazione con altri antibiotici, presenta un ottimo profilo di sicurezza e tollerabilità, si diffonde bene nell'organismo, può essere somministrato sia agli adulti che ai bambini, neonati inclusi.


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