Medicina e ricerca

Latte materno alleato del neonato pretermine

di Luigi Corvaglia (professore associato di Pediatria dell’Università degli Studi di Bologna, Responsabile SSUO Terapia Intensiva Neonatale, Policlinico S. Orsola Malpighi – Bologna)

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L’incremento del tasso di sopravvivenza dei neonati anche gravemente pretermine ci pone quotidianamente di fronte alla sfida di ottimizzarne la nutrizione, soprattutto alla luce delle evidenze scientifiche che la identificano come una variabile capace di incidere sugli esiti a breve e a lungo termine. Anche durante l’11°Simposio internazionale sull’allattamento al seno e la lattazione organizzato da Medela (15 e 16 aprile) si affronteranno queste tematiche, da molteplici punti di vista.
La nutrizione del neonato pretermine peraltro inizia già in utero, determinando probabilmente già un importante assetto metabolico ed epigenetico, prosegue poi nel corso della degenza in Terapia intensiva neonatale (Tin) e richiede attenzione anche nel periodo successivo alla dimissione del paziente. Ciascuna di queste fasi ha grande importanza, ma certamente di particolare rilievo sono le modalità nutrizionali più precoci, perché intervengono in un periodo di rapida crescita di tutti gli apparati e soprattutto del Sistema nervoso centrale (SNC), che rappresenta una finestra di particolare sensibilità nel definire possibili effetti anche a lungo termine.

La nutrizione del prematuro in Tin prevede per un certo periodo l’associazione di nutrizione per via parenterale (somministrata per via venosa), particolarmente importante soprattutto nelle prematurità estreme, e di nutrizione per via enterale, che secondo le recenti acquisizione scientifiche dovrebbe iniziare molto precocemente (24-48 ore di vita) con piccole quantità di latte, che hanno una funzione prevalentemente trofica per lo stesso intestino del neonato ancora molto immaturo. A tale fase segue un progressivo e quotidiano incremento dei volumi di latte fino al raggiungimento delle quantità necessarie ad assicurare una crescita adeguata, consentendo così di interrompere il supporto parenterale.
Tale percorso nutrizionale in realtà non è sempre agevole in quanto si confronta con l’immaturità dell'apparato gastroenterico del pretermine a cui si contrappongono paradossalmente esigenze nutrizionali estremamente elevate, necessarie per cercare di mantenere un ritmo di crescita che si avvicini a quello che il bimbo avrebbe avuto in utero se non fosse nato prematuramente.
In questo difficile percorso il neonato pretermine ha però un grande alleato, capace di sostenere e vicariare le funzioni digestive e immunologiche ancora così immature: il latte materno. Il latte materno infatti racchiude in se una serie di caratteristiche nutrizionali e funzionali che lo rendono straordinariamente utile nel prevenire alcune gravi complicanze tipiche del pretermine come l'enterocolite necrotizzante e le infezioni e, se adeguatamente fortificato con appositi composti nutrizionali, assicura anche una buona crescita.
Ciò che però maggiormente colpisce dell'azione benefica del latte materno sul pretermine riguarda l'evidenza che un suo utilizzo durante la degenza del bambino in TIN e possibilmente anche dopo la sua dimissione, possa influenzare positivamente lo sviluppo psico-intellettivo anche a distanza di anni. I meccanismi attraverso cui tali effetti positivi si esercitano sono solo in parte conosciuti e probabilmente attengono anche, ma non solo, a componenti nutrizionali come gli Acidi Grassi Polinsaturi a Lunga Catena (LC-PUFA), di cui il latte materno è ricco e che influenzano la struttura e la funzione delle cellule del SNC.
In realtà il latte materno è un vero e proprio tessuto biologico ricco di componenti funzionali che probabilmente interagiscono in maniera molto stretta con l’organismo del prematuro e consentono di esprimere al meglio ogni potenzialità ancora immatura. Esso infatti contiene enzimi, immunoglobuline, proteine come il lisozima e la lattoferrina che supportano e modulano il sistema immunitario, cellule vive, particolari zuccheri detti oligosaccaridi, capaci di influenzare positivamente lo sviluppo della flora intestinale, batteri probiotici, quindi utili al bambino e capaci di competere con i germi patogeni e tante altre componenti che si rivelano utili e insostituibili.
D’altra parte non sorprende questa doppia funzione nutritiva e immunitaria se si pensa che, circa duecento milioni di anni fa, quando i primi mammiferi cominciarono a colonizzare il pianeta la ghiandola mammaria ancora rudimentale in realtà era più vicina strutturalmente e funzionalmente ad una ghiandola della cute con funzioni principalmente di difesa immunitaria. Nelle fasi successive è risultata evoluzionisticamente vincente l'associazione, nello stesso fluido biologico, di componenti nutrizionali e immunologiche e di tutto ciò che oggi il latte materno contiene e può offrire come insostituibile supporto alla nutrizione del neonato prematuro.

Per tutti questi motivi ogni sforzo andrebbe fatto per promuovere e mantenere l’allattamento con latte materno, o come seconda scelta, con latte umano donato, raccolto e sanificato dalle Banche del Latte Umano Donato nell'alimentazione del neonato prematuro.
Ciò richiede l’attenzione di ogni professionista che interagisca con la madre del pretermine che deve conoscere ed applicare i principi e le azioni atte ad ottenere l’inizio e il mantenimento dell’allattamento al seno.

Tra queste sono fondamentali tutte quelle attività che promuovono il contatto e il legame tra la madre e il prematuro in TIN. Tecniche di “care” neonatale come la marsupioterapia, la musicoterapia, ecc. e la facilitazione della presenza della madre accanto al proprio figlio senza limitazioni all'ingresso in reparto sono strumenti semplici e straordinariamente efficaci, ma richiedono una consapevolezza diffusa e concorde tra tutte le figure professionali che si prendono cura della coppia mamma/neonato sin dal momento della nascita pretermine.


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