Medicina e ricerca

Diritti negati dei bambini, i pediatri: «Investire nei primi anni di vita per cambiare il futuro del Paese»

di Associazione Culturale Pediatri, Acp

Ancora una volta in questi giorni storie brutte, orrende, di bambini e di bisogni negati. La storia di Fortuna, morta a sei anni per mano di un pedofilo, ha scoperchiato un vaso di pandora degli orrori e dell’abuso. Con il simbolo di un condominio dove l’omertà e la connivenza si fa metodo perverso per costruire un futuro di disperazione e di emarginazione a bambini abituati al peggio sin dalla nascita. Perché ci sono posti in Italia, di certo non solo “Parco verde” di Caivano, dov’è normale che i piccoli siano merce a disposizione dei grandi, in contesti dove regole e istituzioni sembrano appartenere a mondi lontanissimi. In questa cornice i pediatri devono tornare a parlare di assenza di diritti, di bisogni dimenticati, anzi negati dell’infanzia. Quali sono i bisogni dei bambini? «Il bisogno di sviluppare costanti relazioni di accudimento; il bisogno di protezione fisica e sicurezza, e relativa normativa; il bisogno di esperienze modellate sulle differenze individuali; il bisogno di esperienze appropriate al grado di sviluppo; il bisogno di definire dei limiti, di fornire una struttura e delle aspettative; il bisogno di comunità stabili e di supporto, e di continuità culturale; il bisogno di un futuro». Un elenco più che mai attuale stilato da uno dei padri internazionali della pediatria, Thomas Berry Brazelton, con il suo lavoro a sostegno delle competenze genitoriali. Quelle competenze e quei bisogni su cui si lavora in Rapporti, Osservatori e network dedicati. E che sono oggetto del dibattito scientifico e degli studi longitudinali che ci dicono sempre di più che agire precocemente, all'atto della costituzione delle relazioni primarie (gravidanza, parto, puerperio) e nei primi anni di vita facilita l'emergere di competenze utili alla “base genitoriale”, contribuisce a renderla “sicura” e supporta lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale del bambino.

È proprio a questo periodo critico di grandi opportunità e al tempo stesso di particolari vulnerabilità che deve essere dedicata una speciale attenzione. Garantire il diritto di tutti i bambini a effetti positivi e duraturi sul loro sviluppo passa soprattutto attraverso la consapevolezza dell'importanza degli interventi precoci, attraverso il lavoro con i genitori e il sostegno delle relazioni familiari, attraverso il supporto che la società è capace di dare in particolare ai genitori appartenenti ai gruppi sociali più svantaggiati.
Il tempo dedicato ai bambini nei primi anni di vita e la qualità di questo tempo (stimoli, modelli, contesto fisico e sociale) sono fattori cruciali per il loro sviluppo fisico e comportamentale e per i percorsi di vita successivi: i primi anni costituiscono una finestra di opportunità (di intervento, di prevenzione dei rischi e di promozione della salute) che non può andare perduta.
Interventi anche concettualmente molto diversi, purché duraturi e significativi in termini di relazioni instaurate, producono effetti, o meglio una combinazione di effetti quando iniziano precocemente, quando persistono nel tempo, quando si inseriscono nella rete dei servizi socio-sanitari ed educativi e ne diventano parte
In tale consapevolezza agli organismi istituzionali viene raccomandata dal gruppo di lavoro per la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (www.gruppocrc.net ). Una speciale attenzione ai primi anni di vita del bambino, attraverso l'inserimento di ulteriori azioni volte a:

- ridurre la povertà, in particolare delle famiglie con bambini;

- incrementare l'accesso ai servizi socioeducativi di qualità fin dal primo anno di vita, in particolare nelle zone più carenti, con enfasi sulla presa in carico precoce e continuativa dei bambini con disabilità;

- porre in atto interventi finalizzati al supporto delle competenze genitoriali, sia promuovendo una concezione dei servizi come reti integrate di supporto alle famiglie, sia con programmi dedicati e atti a raggiungere tutte le famiglie e a modulare l'intervento sulla base dei reali bisogni.


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