Medicina e ricerca

Gulizia (cardiologi Anmco): «No al risparmio su strumenti Ecg. Il low cost compromette le diagnosi». Ecco il documento di consenso

di L.Va.

«Sempre più spesso oggi negli ospedali, in un'ottica di voler risparmiare a tutti i costi e che non tiene conto della qualità degli acquisti, si sceglie di comprare apparecchi per gli elettrocardiogrammi di bassa qualità, facendo così un acquisto di facciata. Invece, una corretta diagnosi parte proprio dall'analisi corretta del tracciato; cosa che può fare la differenza e “svelare” patologie nascoste». Così il presidente dell'Anmco (l'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) Michele Gulizia, durante i lavori del 47esimo Congresso nazionale a Rimini, ha chiesto di evitare apparecchi Ecg di fabbricazione «incerta», low cost e che non rispettano realmente le caratteristiche minime indispensabili per una diagnosi di qualità. Anche perché, il risparmio di oggi molto spesso si paga in termini di diagnosi non propriamente corrette, di nuovi ricoveri e ulteriore aggravio a carico del Sistema sanitario nazionale.

Strumenti vecchi o scadenti
«Il parco degli elettrocardiografi italiani è molto vecchio e in tanti casi non consente di eseguire elettrocardiogrammi secondo le attuali norme e le migliori e più aggiornate linee guida - ha detto - tanti strumenti sui pazienti reali sono in difficoltà nel riprodurre decentemente un Ecg per cui concedono agli operatori la possibilità di ritocchi estetici ai tracciati con l'impiego di filtri anomali che possono deteriorare le morfologie reali dei pazienti arrivando a falsi positivi e falsi negativi che possono compromettere pesantemente le diagnosi».
«Un altro aspetto estremamente critico - ha continuato - è la precisione nelle misure ed interpretazioni automatiche dell`elettrocardiogramma, dal neonato all'adulto, che nei sistemi con bassa precisione possono indurre in errore». Tra i problemi, il presidente Anmco ha rintracciato anche il low cost: «Gli acquisti di apparecchi al prezzo più basso e comunque con poca attenzione alla qualità; eppure un solo errore costa agli enti, oltre che ai pazienti, più dei sistemi del singolo reparto».

Morte improvvisa: 60mila vittime ogni anno
Nel nostro Paese ogni anno si registrano circa 60 mila vittime per morte cardiaca improvvisa. Un centinaio di casi l'anno riguarda giovani impegnati in attività sportive. Purtroppo – sottolinea Gulizia – l'elettrocardiogramma, che rappresenta un potente mezzo per lo screening e la diagnosi, non sempre viene eseguito a regola d'arte . Per di più, nel nostro Paese si sta mirando a un risparmio esasperato a discapito della qualità delle attrezzature, così capita che elettrocardiografi in uso - spesso di fabbricazione orientale - siano di bassa qualità, in particolare, possono avere dei filtri troppo potenti che, cercando di dare stabilità al tracciato, possono mascherare alcune alterazioni, che sono invece fondamentali per capire se la persona è predisposta a un'aritmia o a una patologia cardiaca».
Secondo il presidente di Anmco, per dire basta alle morti dei giovani sui campetti di calcio occorre fare molto di più. «Innanzitutto – spiega il cardiologo – va sensibilizzata l'opinione pubblica sull'importanza di eseguire un elettrocardiogramma prima di intraprendere un'attività sportiva o anche in prevenzione primaria, in buona salute. In questo senso già da due anni abbiamo attivato il Progetto di Prevenzione “Banca del Cuore”, una vera e propria cassaforte digitale che contiene informazioni che possono diventare “salvavita” per i pazienti. Si tratta di un registro elettronico in grado di raccogliere i dati clinici, dell'elettrocardiogramma e della pressione arteriosa di ogni cittadino italiano. Le informazioni raccolte sono conservate nella “cassaforte del cuore”, sempre disponibili e consultabili grazie alla “BancomHeart”, una card gratuitamente rilasciata al paziente dalle Cardiologie aderenti, che riporta le credenziali individuali per potersi connettere e vedere o scaricare il proprio elettrocardiogramma e i propri dati clinici: una User Id (il proprio codice fiscale) e una password segreta, conosciuta solo dal paziente perché “grattata” nella card personale».


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