Medicina e ricerca

Un nuovo test per la rinite allergica “nascosta”. Italiano il primo studio sull’età pediatrica

di Marzia Duse (presidente Società Italiana Allergologia e Immunologia Pediatrica; professoressa Ordinaria di Pediatria, Università “Sapienza”, Roma) e Anna Maria Zicari (professoressa aggregata di Pediatria, Università “Sapienza” Roma)

Tutto il mondo scientifico sta cercando di capire le origini della cosiddetta “epidemia allergica” che ha colpito l'umanità a livello mondiale. Di certo la nostra struttura genetica di base (la predisposizione) da sola non è in grado di giustificarla e il ruolo cruciale sembra essere svolto soprattutto dai fattori ambientali che, direttamente o indirettamente, sono in grado di influire sul nostro sistema immunitario e sul nostro patrimonio genetico innescando reazioni infiammatorie, sensibilizzazione allergica) nei confronti di antigeni innocui presenti ovunque nell'ambiente. Proprio alla luce di questi fattori, acquista particolare rilievo la recente individuazione di una nuova entità clinica chiamata rinite allergica locale (Local Allergic Rhinitis: LAR) che presenta le stesse caratteristiche della rinite allergica, ma che fino a poco tempo fa veniva catalogata (e curata) come “rinite non-allergica” (NAR) in quanto in questi pazienti i test allergici cutanei ed ematici sono sempre negativi. Siamo arrivati alla possibilità di identificarla perché abbiamo attualmente a disposizione strumenti (come il “rinomanometro” detto anche impropriamente lo “spirometro del naso”) che ci consentono di dosare micro-quantità di IgE presenti nelle secrezioni nasali e di valutare con precisione l'ostruzione nasale.

Nei soggetti con sospetta LAR, la rinomanometria documenta un progressivo incremento dell'ostruzione nasale dopo l'inalazione di dosi crescenti dell'allergene (test di provocazione nasale o NAPT) e consente di confermare la diagnosi, come ha rilevato uno studio italiano, condotto dal Servizio di Immunologia e Allergologia Pediatrica dell'Università “Sapienza” e accettato per la pubblicazione sulla rivista internazionale American Journal Rhinology & Allergy. Il dosaggio nasale degli anticorpi IgE specifici è l'unico strumento che documenta la condizione di allergia, essendo tutti gli altri test allergologici negativi, per cui questa forma di rinite può essere considerata e curata come una vera e propria rinite allergica. Non disponiamo ancora di informazioni sulla prevalenza di questa variante di rinite perché non sono stati avviati studi epidemiologici in età pediatrica, ma la diffusione del percorso diagnostico corretto, consentendo di rivalutare molte delle riniti precedentemente diagnosticate come NAR, potrà darci la esatta dimensione del fenomeno e può già da ora consentire il trattamento farmacologico più appropriato di questi bambini, migliorando la loro qualità di vita.

Conosciamo molto bene i fattori che aggravano un’allergia già presente (basti pensare ai pollini o agli acari e alle muffe) ma non i fattori che le innescano, così come non è affatto noto perché in un soggetto l'allergia si manifesti a livello della cute, in un altro a livello del naso o dei polmoni o dell'intestino.
Generalmente siamo soliti pensare che la localizzazione al naso sia di poco conto, un evento trascurabile e facilmente superabile, dimenticando che la rinite allergica può essere al contrario clinicamente anche molto rilevante perché l'infiammazione del naso spesso si propaga per contiguità anatomica alle congiuntive (congiuntivite) e ai polmoni (asma). Ma anche se è interessato, apparentemente, solo il naso, i sintomi sono estremamente fastidiosi e fortemente invalidanti per la qualità della vita. Non bisogna fermarsi ai sintomi più appariscenti, come la secrezione nasale trasparente, il prurito, talmente fastidioso da caratterizzare quello che è stato definito “saluto allergico”, ovvero il continuo strofinare il naso, quasi fosse un tic, o gli starnuti ravvicinati e ripetuti “a salve”.

Quello che davvero danneggia la respirazione e la qualità della vita è la persistenza dell'ostruzione nasale, banalizzata nel nostro quotidiano come sensazione di “naso chiuso”, che comporta un non percepito difetto di ossigenazione e il tentativo di compensarlo con respirazione orale diurna e russante notturna con malocclusioni dentali. Da qui a cascata tutte le conseguenze in grado di incidere negativamente sulla qualità di vita dei nostri piccoli pazienti: sonno disturbato e frammentario, disturbi di concentrazione, deficit di attenzione-iperattività e scarso rendimento scolastico. La riduzione dell'ossigenazione del sangue (ipoapnea) può addirittura gettare le basi per lo sviluppo della sindrome metabolica con obesità e ipertensione. A conferma, una recente indagine di sorveglianza italiana sulla rinite allergica segnala che i pazienti considerano l'ostruzione nasale come il sintomo di più difficile gestione.

La prevalenza della rinite allergica è certamente sottostimata
Tuttavia si stima nel mondo colpisca almeno 60 milioni di persone. I dati italiani non sono recentissimi (Sidria 2006) ma dimostrano che il 30% dei bambini/adolescenti presentava rinite allergiche alla fine degli anni '90 e nel 2000 la percentuale era salita al 35%; con questo incremento in pochi anni e se il trend dovesse mantenersi nel tempo, nel 2020 il 50% dei nostri ragazzi potrebbe avere la rinite allergica.
La terapia oggi tiene conto di tutti questi fattori e può evitare le possibili sequele, ma deve essere perseguita con costanza e convinzione.


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