Medicina e ricerca

Osteoporosi, perché è utile un’alleanza tra specialisti

di Claudio Marcocci (presidente Simmos - Società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro)

Un approccio multidisciplinare migliora la gestione del paziente affetto da osteoporosi. Con quest'obiettivo è nata la Commissione Intersocietaria sull'osteoporosi, che riunisce 7 società scientifiche di esperti che si occupano della malattia, curandone aspetti diversi. Ne fanno parte Sie (Società italiana di Endocrinologia), Sigg (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria), Simfer (Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa), Simi (Società Italiana di Medicina Interna), Siomms (Società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro), Siot (Società Italiana di Ortopedia) e Sir (Società Italiana di Reumatologia).

La creazione di un organismo trasversale tra le diverse specialità significa la condivisione di un progetto culturale di cambiamento che porterà a una maggiore appropriatezza diagnostica e terapeutica, in grado di apportare benefici ai pazienti e maggiore funzionalità ed efficacia al sistema sanitario. In primo luogo, la redazione di linee guida condivise, al posto delle singole iniziative di ciascuna società scientifica, significherà un passo avanti nella gestione dei pazienti, spesso alle prese con diversi specialisti.
In Italia la patologia colpisce circa 5 milioni di persone, con un alto costo economico e sociale per la collettività, ma troppo spesso i pazienti non vengono sottoposti a diagnosi, oppure vengono curati in forma non adeguata. Per questo un' “alleanza” al servizio della terapia è una svolta: la condivisione di esperienze e competenze servirà a creare un fil rouge nella cura delle persone affette da osteoporosi. L'obiettivo è superare una gestione terapeutica spesso limitata all'ambito del primo specialista che vede il paziente, per andare verso un percorso che tiene conto delle diverse implicazioni di carattere geriatrico, endrocrinologico, ortopedico, etc.
Nelle società scientifiche coinvolte nel progetto della commissione intersocietaria c'è grande sensibilità sul tema, ma soprattutto tutti i colleghi delle società scientifiche coinvolte hanno sentito la necessità di ampliare le vedute e di impostare un percorso nuovo, anche ad uso dei giovani ricercatori.
Si tratterà di approcciarsi al paziente non solo per un caso specifico (ad esempio la frattura), ma di collocare l'evento preciso in un quadro più ampio che analizzi i fondamenti biologici, metabolici, diagnostici e terapeutici dell'evento singolo, in una visione integrata e rispettosa delle diverse competenze scientifiche e professionali.
Non sarà un percorso breve, ma ci consentirà di avviare un cambiamento culturale. In particolare uno dei cambiamenti che personalmente auspico è di approcciare in un modo trasversale e più incisivo la diagnosi dell'osteoporosi maschile.

Credo che l'alleanza intersocietaria possa capillarmente promuovere anche la sensibilizzazione in questa direzione. Sulla malattia al femminile c'è molto da fare, ma nelle pazienti c'è spesso molta consapevolezza e la diagnosi è agevolata dal dialogo anche con il ginecologo in un particolare momento della vita, qual è la menopausa. La conseguente caduta degli estrogeni circolanti ha senza dubbio un ruolo nel determinismo della perdita di massa ossea. Negli uomini, invece, c'è una minore sensibilità e non ci sono momenti specifici in cui i pazienti si sottopongono a esami di densitometria; quando si fratturano, interviene l'ortopedico. Quest'ultimo e il medico curante costituiscono quindi antenne strategiche per lanciare un allerta ed eventualmente approfondire. Così in tanti altri casi in cui i pazienti si rivolgono allo specialista, con patologie o trattamenti farmacologici che possono essere correlati all'osteoporosi e alla frattura, ma che non vengono considerati in prima battuta. Ecco perché il dialogo che stiamo promuovendo ci sembra fondamentale per il riconoscimento dei soggetti a rischio, per il successo della terapia e limitare, quindi, l' impatto sociale ed economico della malattia. Se, da un lato, la formazione dello specialista dell'osteoporosi con competenze multidisciplinari è un obiettivo di lungo periodo, l'approccio multispecialistico ci sembra concreto e più immediato.


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