Medicina e ricerca

Oncologia alla ricerca di un... algoritmo

di Mariapia Garavaglia

La riflessione di Giuseppe De Rita, che è l’introduzione all’ 8^Rapporto dell'Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici , pubblicata su Quaderni di ottobre, richiama una sfida etica, sanitaria, politica, che si fonda su una concezione antropologica da cui non si può sfuggire. La società diventa comunità quando la condivisione di una visione e di una modalità solidaristica per ottenere risultati , che migliorano la qualità della vita, è incarnata nella quotidianità. Ma se ogni scelta individuale risponde al principio che tutto va bene purché “non nel mio giardino”...
Oggi diventa incredibilmente reale poter contare su una connessione tra bisogni e risposte in sanità, esattamente per quanto riguarda le malattie dalle cure costose. La “Bioetica” è nata quando l’Istituzione pubblica si è trovata di fronte alla scelta di come utilizzare un finanziamento limitato; investire in una attività erga omnes oppure finanziare un trapianto. È la domanda di De Rita: «vale di più l’esistenza di un singolo o l’esigenza di una gestione razionale».
È noto che stanno arrivando farmaci di nuova generazione costosissimi. L'opinione pubblica è informata, per esempio, sul costo della cura per la epatite C. E non solo: le cure stanno diventando sempre più “ precise” ; può essere tale la personalizzazione della cura da potersi dire “ medicina di precisione”, che offre la cura migliore nel momento più adatto al paziente, senza trascurare la prevenzione e la diagnosi precoce. In Italia il sistema sanitario e' connotato dal principio di “universalità”, che deve essere coniugato con il diritto di ciascun ad avere la cura più adatta. Se le cure costosissime impoveriscono il paniere universale fino a quando sarà possibile garantirle? Per ora, con qualche differenza regionale, i farmaci sono disponibili quasi per la totalità. Il nuovo articolo 117 della riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum, tra l'altro dovrà correggere la distorsione del principio di uguaglianza, garantendo l'unico prontuario terapeutico nazionale, evitando in tal modo tanti prontuari regionali.
La domanda del “che fare” riguarda un futuro vicinissimo, perché la ricerca corre.
Nella proposta della legge di bilancio il governo ha destinato 500 milioni ai farmaci oncologici.Le terapie innovative hanno rivoluzionato la cura di molti tumori ( seno, polmoni, colon retto, vesciche, reni) ma i prezzi dei farmaci sono in continuo aumento; secondo l’Associazione italiana di Oncologia medica il costo medio di una terapia è aumentata da 3.853 euro nel periodo 1995-1999 a 44.900 in quello da 2010-2014.
Il problema di fondo riguarda perciò la politica, che deve scegliere le priorità, e l'opinione pubblica che deve allenarsi ad una solidarietà sociale non propriamente elevata. Si tratta di rinnovare il Prontuario man mano che si introducono farmaci costosi e “risolutivi” e togliere farmaci di pari peso economico che i pazienti capienti possono acquistare a proprio carico.
Infine la Ragioneria studi finalmente un algoritmo (è da premio Nobel in Economia?) che dimostri essere equivalente, se non addirittura attivo, il saldo fra una cura costosa, che guarisce, piuttosto che mantenere una cronicizzazione che costa per molti anni, senza che si aggiunga qualità di vita ai pazienti.


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