Medicina e ricerca

Anziani, l’allarme dei geriatri: 3 mln di ricoveri per terapie non revisionate e aggiustamenti fai-da-te

di Nicola Ferrara (presidente Società Italiana di Gerontologia e Geriatria)

Più del 40% degli accessi al Pronto Soccorso dipende da reazioni avverse a terapie prescritte in over 65 che non sono state riviste per modificarle in base alle reali esigenze del paziente: il pericolo di effetti collaterali da farmaci triplica dopo i 65 anni e quadruplica dopo i 75 (dato AIFA) soprattutto per la frequente mancanza di una regia che indichi priorità di trattamento e riconsideri periodicamente gli schemi terapeutici. Tanto che con “ritocco” delle cure si potrebbero evitare almeno 3 milioni di ricoveri di over 65. La mancata revisione è più comune fra gli ospiti delle RSA, dove il 28% degli ospiti prende almeno un medicinale inappropriato, ma non manca a casa: oltre un anziano su due aggiusta da solo le terapie quando i farmaci diventano troppi, aumentando il rischio di complicanze.

Si stima infatti che oltre il 40% degli accessi in Pronto Soccorso dipenda da una mancata riconciliazione fra le esigenze reali di cura e il trattamento in corso e che circa un terzo dei 9 milioni di ricoveri in Italia sarebbe causato da effetti collaterali da farmaci in over 65, evitabili proprio rimodulando man mano le terapie. Lo rivelano i dati che abbiamo presentato in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), a Napoli dal 30 novembre al 3 dicembre, secondo cui i rischi della mancata revisione sono maggiori nelle Residenze Sanitarie Assistite ma non mancano neppure fra le mura domestiche: a causa dei disagi da politerapie spesso inadeguate alle proprie esigenze oltre il 50% degli over 65 aggiusta da solo posologie e cure, esponendosi ancora di più a pericoli.

Rischio “politerapie”
Le politerapie sono molto frequenti nell'anziano: due su tre prendono più di 5 farmaci al giorno che, oltre ad aumentare il rischio di ricoveri, sono spesso prescritti in maniera inappropriata. Nel 63% dei casi, per esempio, gli anziani prendono inibitori di pompa protonica che non servirebbero, mentre a meno di uno su due viene prescritta una corretta profilassi contro la trombosi in caso di fibrillazione atriale. Gli esempi potrebbero proseguire, ma quel che preoccupa è che la percentuale di anziani con almeno un farmaco potenzialmente inappropriato è cresciuta negli ultimi dieci anni, passando dal 20 al 24%. Così le interazioni gravi fra farmaci riguardano un over 65 su quattro, con un aumento della mortalità a tre mesi di oltre due volte e mezzo.

Si stima che proprio per colpa di prescrizioni non abbastanza monitorate e senza una regia che indichi priorità di trattamento e riconsideri periodicamente gli schemi terapeutici il pericolo di effetti collaterali da farmaci triplichi dopo i 65 anni e quadruplichi dopo i 75: così, almeno tre milioni di ricoveri di anziani sarebbero evitabili semplicemente riconciliando le terapie con le effettive esigenze del paziente. I farmaci vanno gestiti attraverso processi di revisione e riconciliazione.

Serve una valutazione multidimensionale ed è necessario evitare la frammentazione dell'approccio multispecialistico al paziente anziano complesso, che come sappiamo è più fragile di fronte alle interazioni fra farmaci a causa di un metabolismo modificato e della multimorbilità. Il geriatra può essere il “direttore d'orchestra” specie nei pazienti più complessi e fragili, che valuta periodicamente il trattamento e lo modifica se necessario, decidendo anche se una cura valga o meno la pena di essere intrapresa: nella maggior parte degli over 80, per esempio, la prescrizione di statine, cardioaspirina e anche alcuni farmaci antidiabetici o antipertensivi è spesso inutile se non sconsigliabile, perché alcuni di questi medicinali impiegano anni per essere pienamente efficaci e sono quindi un “carico” inadeguato in considerazione dell'aspettativa di vita, mentre altri provocano un incremento del rischio di cadute che nei grandi anziani possono rivelarsi fatali.

Pericolo alto nelle Rsa
Il problema del mancato “ritocco” alle cure è particolarmente evidente fra gli ospiti delle RSA. Uno studio italiano su circa 500 anziani in RSA ha dimostrato che il 28% ha almeno una prescrizione inappropriata, ma stime da indagini condotte all'estero indicano percentuali che possono superare il 50%. I problemi più spesso riscontrati sono interazioni farmacologiche non prese in considerazione, un'assunzione prolungata oltre le reali necessità, dosaggi inadeguati.

Da tutto questo però non sono esenti gli anziani più o meno autosufficienti che vivono a casa propria: la mancata revisione delle terapie è probabile anche qui, perché dipende dalla sensibilità del paziente e di chi se ne prende cura. Spesso gli anziani in politerapia decidono di fare da sé, auto-modificando il trattamento per renderlo più gestibile: evidentemente il pericolo di errori è enorme anche in questi casi. Per cui è fondamentale una guida attenta per i pazienti anziani, la cui gestione andrebbe affidata a un geriatra che possa mantenere sempre uno sguardo di insieme, prevedendo periodici check-up al trattamento per adeguarlo alle mutate esigenze: fra estate e inverno può essere necessario modificare le posologie, se arriva una nuova diagnosi occorre rivedere le priorità, quando i farmaci sono tanti è sempre opportuno valutarne l'essenzialità. Solo in questo modo il rapporto costo-beneficio delle cure negli anziani sarà sempre a saldo positivo, sia dal punto di vista terapeutico sia da quello economico: con terapie inappropriate si sprecano ogni anno immense risorse.


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