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Epatite C, M5S chiede chiarezza su accordo Aifa-Gilead. Saitta (Piemonte): «Riduzione dei prezzi unica strada»

di Rosanna Magnano

È avvolto nella nebbia di un accordo confidenziale il prezzo spuntato dall’Aifa sul farmaco Gilead per l’Epatite C. E il sospetto che sia superiore a quello dell’ultimo scaglione del precedente contratto non trova né conferme né smentite. La questione è stata sollevata dai deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali. «L'Aifa ha adottato un accordo confidenziale con la ditta Gilead - si legge in una nota dei pentastellati - a “prezzo medio” superiore a quello dell'ultimo scaglione del precedente contratto? Una domanda che segue a quanto abbiamo potuto dedurre dalla risposta del ministero della Salute all'interrogazione della nostra collega Giulia Grillo. L'unico modo per ricevere un chiarimento sarebbe dimostrare il contrario, carte alla mano. Peccato che, in nome di un unilaterale, presunto, interesse della collettività, gli accordi tra Aifa e case farmaceutiche siano secretati».

«Oggi, con la risposta alla nostra interrogazione - continua la nota M5S - veniamo a sapere che è in atto un “accordo confidenziale”, fino alla sottoscrizione del nuovo contratto che, per i trattamenti oltre i 50 mila pazienti prevedrebbe un prezzo medio pari a circa 15 mila euro. Il primo contratto prevedeva invece il meccanismo prezzo/volume incrementale al raggiungimento di determinate soglie di trattamenti. L'ultimo scaglione aveva un prezzo trattamento di circa 4 mila euro».

I deputati chiedono dunque la revoca dell’accordo confidenziale. «A questi prezzi la Gilead non avrebbe alcun interesse a siglare un nuovo contratto - conclude il M5S - e tutto questo andrebbe a discapito dei pazienti che spesso ricorrono a “viaggi della speranza” in paesi come l'India, dove il prezzo delle cure è sensibilmente più basso. Stando così i fatti, chiediamo l'immediata revoca dell'accordo confidenziale attualmente in vigore anche in virtù della recente entrata in commercio di nuovi, efficaci, farmaci contro l'epatite C. Inoltre il nuovo contratto non può non tenere in considerazione i valori raggiunti in considerazioni delle clausole del precedente contratto».

E a chiedere una riduzione dei costi delle terapie anti Epatite C sono anche le Regioni. «L'obiettivo che ci poniamo è di riuscire a curare gradualmente tutti i malati di Epatite C. Un piano che però potrà diventare concreto soltanto se il prezzo dei farmaci diminuirà». Sottolinea l'assessore regionale alla Sanità del Piemonte Antonio Saitta al termine dell'incontro avuto oggi dai tecnici dell'assessorato con i responsabili dei centri regionali autorizzati al trattamento e con l'associazione dei malati. «Come coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni ho incontrato nei giorni scorsi i vertici dell'Aifa, che stanno portando avanti una trattativa con le aziende per la riduzione del prezzo dei farmaci – spiega Saitta -. Noi intendiamo curare tutti i malati di Epatite C e credo che quella di ridurre il costo sia l'unica strada percorribile, perché le risorse che ci sono state date non sono sufficienti. L'alternativa è che, come sta già accadendo, sempre più pazienti vadano all'estero e in particolare in India ad acquistare i farmaci».

Nel corso della riunione è emerso come le liste d'attesa per la cura dei pazienti nei 12 centri autorizzati in Piemonte siano prossime a esaurirsi. I malati presi in carico, tutti negli stadi più avanzati della patologia, sono oltre 4mila ed entro pochi mesi tutti i casi più gravi verranno trattati. La Regione ha comunque intenzione di rafforzare il ruolo dei centri, aumentandone il numero e migliorandone l'integrazione, nell'ottica dell'estensione della rimborsabilità dei medicinali ad una fascia più ampia di malati, come è allo studio a livello nazionale da parte dell'Aifa, l'Agenzia per il farmaco.


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