Medicina e ricerca

Baby pretermine, i vantaggi del latte materno nelle terapie intensive

di Luigi Corvaglia (Unità semplice di Terapia intensiva neonatale - Aou S. Orsola Malpighi - Università di Bologna)

Negli ultimi anni nel nostro Paese le possibilità di sopravvivenza dei neonati prematuri sono notevolmente aumentate e attualmente sopravvive oltre il 90% dei neonati con un peso alla nascita inferiore a 1.500 grammi. I risultati ottenuti in Italia in questo campo sono paragonabili a quelli dei più avanzati sistemi sanitari del mondo.

L’incremento della sopravvivenza di questi bambini ha spinto i neonatologi a ottimizzarne anche l’approccio nutrizionale. Oggigiorno è certo che la corretta nutrizione del neonato pretermine rappresenti un cardine per la qualità della sua salute sia durante il periodo di degenza nei reparti di Terapia intensiva sia per la sua vita futura.

L’elemento più importante per la corretta alimentazione del neonato pretermine è rappresentato dal latte materno. Esso infatti è ricco di una serie di fattori nutrizionali e funzionali che lo rendono un vero e proprio “tessuto” vitale, in grado di interagire e supportare le carenze legate all’immaturità gastrointestinale e metabolica del neonato pretermine.

Per esempio il latte di donna è ricco di enzimi in grado di supportare l’attività digestiva ancora deficitaria e di fattori immunologicamente attivi (Immunoglobuline, Lattoferrina, Lisozima) che sostengono le difese immunitarie del neonato.

È ormai dimostrato che l’utilizzo del latte materno per i neonati pretermine è in grado di ridurre l’incidenza di patologie estremamente gravi come l’enterocolite necrotizzante, la broncodisplasia, la retinopatia e le infezioni, tutte condizioni che possono compromettere le possibilità di sopravvivenza del neonato pretermine e soprattutto aumentare il rischio di esiti negativi a lungo termine.

Altrettanto rilevante è la dimostrazione degli effetti benefici che il latte materno può avere sulla qualità dello sviluppo neurologico del pretermine.

Numerosi studi dimostrano che esiste una relazione diretta tra quantità e durata dell’allattamento con latte materno e performance neurologiche, anche a distanza di anni dalla nascita. Ciò è di particolare rilievo per questa categoria di bambini che purtroppo sono a più alto rischio di esiti neurologici negativi rispetto ai neonati sani e a termine. Molteplici fattori, come la peculiare componente lipidica del latte materno, ricca di Acidi grassi polinsaturi a lunga catena (Lc-Pufa) possono contribuire a tale effetto protettivo. Recenti studi hanno addirittura dimostrato la presenza nel latte materno di cellule staminali totipotenti, in grado cioè di migrare dall’intestino ad altri organi, come il cervello, dove possono sostenere lo sviluppo di nuovo tessuto.

Questi e altri vantaggi rendono il latte materno un vero e proprio toccasana per il neonato prematuro, a fronte esclusivamente della necessità di una certa attenzione a renderlo nutrizionalmente adeguato a far fronte alle elevatissime richieste nutrizionali dei prematuri, che ovviamente sono in rapida crescita.

Il contenuto naturale di alcuni nutrienti fondamentali come le proteine può non essere quantitativamente adeguato a sostenere la crescita auspicata, che dovrebbe essere il più possibile vicina alla crescita intrauterina. Per tale motivo, quando il latte materno viene utilizzato per l’alimentazione di questa particolare categoria di neonati, esso deve essere adeguatamente integrato con prodotti definiti «fortificanti del latte materno», che ne incrementano il contenuto di proteine, energia, calcio, fosforo e altri elettroliti, rendendolo così nutrizionalmente idoneo.

Per tutto ciò che abbiamo detto ogni sforzo deve essere fatto per promuovere, supportare e mantenere l’allattamento al seno in Terapia intensiva neonatale, favorendo l’ingresso libero dei genitori nel reparto, la marsupioterapia ecc., tutte buone pratiche che hanno chiaramente dimostrato un effetto positivo sulla possibilità di allattare al seno.


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