Medicina e ricerca

Invecchiamento attivo, la “silver economy” ci salverà

di Carmine Clemente (docente di Sociologia della salute Università di Bari, Centro di ricerca Crisa)

L’invecchiamento è un tema sempre più strategico a livello internazionale. È un fenomeno in continua espansione a cui sono connesse sia dimensioni micro e macro che possono modificare il corso della vita degli individui, e incidere sull’organizzazione sociale.

Per questo la Puglia ha cambiato le proprie politiche di sostegno all’invecchiamento attivo integrandole con le azioni di diffusione dell’innovazione tecnologica, di aiuto alla ricerca industriale, di promozione della competitività delle proprie imprese. Perché anche i numeri dell’ultima ricerca Censis raccontano di un territorio sempre meno votato alla natalità: con i minorenni ridotti al 17%, 224mila giovani in meno e nel 2031 gli anziani che saranno 241mila in più. Si è corsi ai ripari pensando a come trasformare longevità e invecchiamento da voce di spesa in leva per la creazione di sviluppo, valorizzando le specificità, le energie vitali e i talenti del territorio. Ecco, quindi, la Puglia del distretto tecnologico H-Bio; l’aggregazione pubblico-privato Innovaal; le piattaforme di Cloud computing e e-Health “Prisma” e “Smart health 2.0”; il centro di calcolo Recas Isbem; la sperimentazione degli interventi di Partenariati per l’innovazione; i Cluster tecnologici regionali e Living Labs. Un sistema che ha consentito di condividere nei territori regionali conoscenze e risorse partendo dalla domanda locale e sviluppando best practice collaborative. E da parte della Commissione europea è arrivato il riconoscimento di Reference Site Wi-Fi (Wealth and innovation against aging frailtiesand illness), che certifica la maturità dei processi avviati.

Active ageing. L’Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms ha identificato il cosiddetto Invecchiamento sano e attivo come un’area strategica all’interno delle politiche per la salute, contenute nel documento Salute 2020, e ha raccomandato i governi ad agire sul tema con azioni di sostegno trasversali per garantire condizioni di salute e benessere. Anche l’Unione europea ha promosso dal 2012 il tema e, ponendosi gli obiettivi di sensibilizzare l’opinione pubblica al contributo che le persone anziane possono dare alla società, ha iniziato a sollecitare e incoraggiare i responsabili politici e le parti interessate a intraprendere, a ogni livello, azioni volte a migliorare le possibilità di invecchiare restando attivi e a potenziare la solidarietà tra le generazioni. L’approccio Hiap (Health in all policies) auspicato dall’Ue va proprio nella direzione di avere una visione globale delle esigenze dell’essere umano e integrare tale obiettivo in tutte le politiche e la stessa Commissione europea incoraggia le Regioni a sviluppare progetti e soluzioni innovative sul tema promuovendone le più attive, nell’ambito dell’Eip on Aha (European innovation partnership on active and healthy ageing), come Reference sites.

La società italiana come altre società cosiddette occidentali sono interessate - in stretta relazione con il mutamento sociale complessivo, soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni ’70 - da una forte accelerazione del processo di invecchiamento e da due connessi fattori di estrema rilevanza: la differenziazione crescente del processo d’invecchiamento e dalla sempre più evidente eterogeneità della popolazione anziana. Questo “nuovo” scenario, o la cosiddetta “Galassia Anziani” riguarda ormai la maggior parte dei Paesi. Ed è la risultante di un insieme di fenomeni: i mutamenti della struttura demografica della popolazione dal punto di vista della composizione per età; i cambiamenti dell’organizzazione sociale nel corso della vita, con particolare riferimento alle soglie di transizione dall’età adulta a quella “involutiva”; le trasformazioni delle reti di relazione sociale (da quelle familiari a quelle parentali, di vicinato e di “comunità”), con un forte impatto a livello sia dei sistemi d’integrazione sociale degli anziani sia del sistema del lavoro di cura informale; le trasformazioni, qualitative e quantitative della domanda di cure e di servizi alla persona da parte della popolazione anziana d’oggi che si sono determinate ed espresse in stretta relazione con i mutamenti di cui sopra e che si manifestano, in particolare, nella crescita della domanda di prestazioni ad alta intensità assistenziale.

Inoltre, da altri studi condotti nei Paesi occidentali si possono cogliere alcune importanti relazioni tra il mutamento socio-culturale e la discontinuità degli aspetti quantitativi e qualitativi dell’invecchiamento, come per esempio la distinzione tra anziani e vecchi o anziani attivi o l’ambivalenza tra gli “anziani attivi” e quelli in stato di fragilità a riguardo sia dello stato di salute e dell’autonomia funzionale, sia dello status socio-economico e del grado d’integrazione. Dovrebbe apparire più chiaro, a questo punto, come i mutamenti della struttura della popolazione si siano andati progressivamente coniugando trasformazioni di ordine qualitativo del corso di vita, nell’ambito dei tre cicli biologico, sociale e psicologico e di come la crescente eterogeneità dei tempi e delle modalità di transizione dall’età adulta a quella anziana può essere letta, entro le singole popolazioni, anche in termini di personalizzazione dell’invecchiamento, alla luce del carattere sempre più differenziale del percorso d’invecchiamento. Tale eterogeneità si ritrova anche nella relazione tra gli stati di benessere e salute degli individui anziani e il grado di integrazione sociale nel corso di vita.

A fine XIX secolo il sociologo francese Emile Durkheim (1897) faceva già riferimento al ruolo rilevante che le relazioni sociali svolgono nel fornire sia supporto emotivo, sociale ed economico, sia migliori condizioni per il benessere fisico e la salute degli individui durante tutto il corso della vita, anche le ricerche e gli studi svolti nel corso degli ultimi tre decenni confermano che le relazioni sociali e gli effetti di queste variano in base: agli aspetti quantitativi e qualitativi dell’invecchiamento; alla struttura, alla natura e, infine, alla qualità delle relazioni stesse. Lo sviluppo e la relazione umana nel processo di invecchiamento, quindi, vanno considerati all’interno del proprio contesto ambientale e culturale di riferimento e vanno concepiti in termini di processi dinamici in cui l’ontogenesi dello sviluppo interagisce con lo stesso insieme di fattori sociali ed economici tra loro. Grazie alla medicina e alla tecnologia abbiamo allungato la vita, la sfida ora è associare all’invecchiamento della popolazione un mercato orientato allo sviluppo di soluzioni digitali per migliorare la qualità di vita e la salute della popolazione anziana. Una «Silver economy» che contribuisca al rilancio dell’economia.


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