Medicina e ricerca

Epilessia, quali prospettive farmacologiche

di Annamaria Vezzani (Capo Laboratorio di Neurologia SperimentaleIrccs Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri)

L’epilessia è una malattia del cervello che affligge circa 50 milioni di persone nel mondo ed è associata ad un elevato rischio di mortalità, deficit cognitivi, ansia e depressione, e stigmatizzazione delle persone che ne sono affette.
I farmaci attualmente disponibili offrono un controllo puramente sintomatico delle crisi epilettiche, i sintomi caratteristici della malattia, hanno molti effetti collaterali e non funzionano in circa il 30% dei pazienti.
Inoltre questi farmaci non prevengono l'insorgenza della malattia nei soggetti a rischio e non bloccano la progressione della malattia dopo la sua diagnosi. Esiste quindi una urgente necessità di sviluppare nuovi farmaci che agiscano sui meccanismi molecolari chiave implicati nello sviluppo della malattia al fine di arrestarla o prevenirne l'insorgenza. È quindi importante individuare questi meccanismi in opportuni modelli sperimentali e convalidarli nei pazienti.
Uno studio, pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Brain e condotto dal laboratorio di Neurologia Sperimentale dell’Irccs Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, in collaborazione con altri centri di ricerca nazionali ed internazionali, ha identificato che un danno cerebrale che induce epilessia nel roditore provoca una rapida e persistente generazione di stress ossidativo, cioè la formazione di specie reattive dell'ossigeno che danneggiano le cellule nervose.
Lo studio ha dimostrato che questo meccanismo è implicato nello sviluppo e nella progressione delle crisi epilettiche, nella morte dei neuroni e nel deficit di memoria, una frequente e disabilitante co-morbidità della epilessia. In accordo con il ruolo patologico dello stress ossidativo, la combinazione di due farmaci anti-ossidanti usati nella pratica medica, se somministrata per un breve periodo negli animali esposti ad un fattore di rischio per lo sviluppo di epilessia, riduce drasticamente sia il numero che la progressione delle crisi epilettiche e risulta neuroprotettiva, annullando anche il deficit di memoria.
I due farmaci utilizzati sono la N-acetilcisteina, che promuove la formazione del glutatione, la principale sostanza anti-ossidante dell'organismo, e il sulforafano, una sostanza che si trova ad alte concentrazioni nei broccoli e che promuove la sintesi di enzimi detossificanti ed antiinfiammatori.
La ricerca ha dimostrato, inoltre, che lo stress ossidativo provoca la formazione di una molecola patologica nel cervello, cioè la forma ossidata della proteina HMGB1, che è coinvolta nella generazione delle crisi. I farmaci utilizzati prevengono la generazione di questa molecola evidenziando quindi un nuovo meccanismo che contribuisce ai loro effetti terapeutici.
Lo studio sperimentale ha una valenza clinica poiché le dosi dei farmaci uilizzati negli animali sono compatibili con i dosaggi terapeutici ben tollerati nei pazienti affetti da autismo o da una forma di epilessia mioclonica. Biomarcatori dello stress ossidativo si possono misurare nel sangue e sono predittivi della risposta terapeutica ai farmaci antiossidanti.
Infine, lo studio ha convalidato lo stesso meccanismo di stress ossidativo nel tessuto cerebrale chirurgicamente asportato perché genera le crisi farmacoresistenti nei pazienti che vengono quindi sottoposti a terapia chirurgica. I farmaci anti-ossidanti potrebbero rappresentare una nuova strategia terapeutica per migliorare la prognosi della malattia nei pazienti alla prima diagnosi o esposti a fattori di rischio per lo sviluppo di crisi farmacoresistenti.


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