Medicina e ricerca

Salute riproduttiva, Sifes: i giovani sanno poco o niente di fertilità

di Andrea Borini, presidente Sifes e Mr

In un Paese caratterizzato da tempo da un trend demografico negativo, che segna ogni anno un nuovo record di calo delle nascite, i giovani sono coloro sui quali è più importante intervenire, in termini culturali e di formazione in materia di fertilità. Prima di tutto a tutela della salute, oltre che delle potenzialità riproduttive.
Per questo Sifes e Mr, Società italiana di fertilità e sterilità, che attualmente presiedo, ha condotto un'indagine da novembre 2016 alla primavera 2017 tra i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 26 anni, dal titolo “I Giovani e la Fertilità” - che abbiamo presentato oggi in Senato.
Il quadro che ne esce è in parte scoraggiante: il tema della fertilità è totalmente sdoganato e familiare, ma l'informazione in materia è superficiale e inesatta.
La ricerca condotta dal Centro Studi di Sifes, la prima società scientifica dedicata alla fertilità, fondata nel 1965, delinea lacune significative, evidenziando ad esempio che il web è per il 37,4% dei ragazzi intervistati la prima fonte di informazione su questi temi. È evidente che questo porti a informazioni superficiali e soprattutto comportamenti “rischiosi”.
“Fertilità” e “sterilità” sono percepiti come un problema diffuso, parte di un vissuto quotidiano, entrato nel novero degli argomenti di conversazione.
Se un'ampia maggioranza degli intervistati (circa l'87%) dimostra di conoscere la correlazione tra invecchiamento della donna e diminuzione della fertilità, molta più confusione c'è sull'età a partire dalla quale le donne diminuiscono drasticamente la loro capacità di ottenere una gravidanza: tanto che il 47% degli intervistati risponde “oltre i 50 anni”. Così come erroneamente quasi l'80% dei ragazzi coinvolti nell'indagine sovrappone erroneamente la fine del ciclo mestruale e fine della fertilità.
Il 75% degli intervistati ha sentito parlare di procreazione medicalmente assistita, tema dunque sdoganato: da ginecologo che ogni giorno incontra coppie che hanno difficoltà a procreare e necessità di accedere a queste tecniche non posso che leggere il dato in modo positivo.
Tuttavia, se la maggioranza dei giovani intervistati ha già sentito parlare di fertilità e sterilità e mostra una certa attenzione al tema, questo non si traduce automaticamente in comportamenti virtuosi: quasi il 73% del campione intervistato non ha mai pensato di fare un controllo medico per assicurarsi della propria salute riproduttiva. E ancora peggio nella fascia 14-20 anni, specie per i maschi, per i quali la percentuale scende al 17%.
Come Società Scientifica, non siamo stupiti da quanto emerso nell'indagine, ma le lacune e le consapevolezze mancanti ci impongono di agire, per evitare che i rischi che corrono i nostri figli si concretizzino. Dobbiamo riuscire a parlare con i più giovani, con un linguaggio che sappia avvicinarli e parlar loro senza pregiudizi. Non è facile per una società scientifica, ma è necessario.

Hashtag #ideefertili
Per questo abbiamo deciso di lanciare una campagna di comunicazione e sensibilizzazione, che sarà caratterizzata dall'uso massiccio dei social network; #ideefertili questo l'hashtag che caratterizzerà tutta la comunicazione, video, grafiche, tour sulla spiaggia. Edutainment, per riassumere in una parola, per informare e fornire ai ragazzi gli elementi per poter effettuare scelte consapevoli.
Trattando questi temi, normalmente si parla moltissimo di stili di vita corretti e non.
A mio parere, accanto a battaglie importanti su temi quali alcool, droghe, fumo e disturbi alimentari, sarebbe necessario parlare ai ragazzi in modo scientifico dei rischi che comporta la promiscuità sessuale non protetta. Infezioni sessualmente trasmissibili possono rappresentare minacce enormi e spesso sottovalutate per la sterilità. La clamidia ad esempio anche se ha manifestazioni sintomatiche molto leggere, tanto da non essere spesso riconosciute da chi ne è colpito, ha conseguenze anche molto gravi a carico dell'apparato riproduttivo, specie femminile: dal 10 al 40% delle donne con infezione non trattata sviluppano la malattia infiammatoria pelvica, che può condurre alla sterilità.
Come società scientifica sentiamo il dovere di impegnarci nella divulgazione di contenuti corretti, attraverso un'informazione senza pregiudizi né costrizioni sociali, per consentire a tutti di esercitare la propria libertà di scelta nel futuro. Dobbiamo passare dal concetto del trattamento della sterilità al concetto della protezione della fertilità. Affrontare queste tematiche fa parte del processo di conoscenza e rispetto di se stessi, per vivere pienamente la propria sessualità.
Vorrei infine sottolineare un dato: al momento i medici sono una fonte di informazione su queste tematiche per solo il 15% circa del campione. SIFES crede molto nella campagna in partenza, ma non possiamo agire da soli. Ci sono attori di grande importanza che possono essere d'aiuto nel quotidiano, nella costruzione del patrimonio informativo dei giovani. Parlo dei medici di base e dei pediatri, di colleghi che hanno un ruolo fondamentale nell'educazione alla protezione della fertilità e alla conoscenza in materia. Hanno occasioni più frequenti di contatto con gli adolescenti e i giovani adulti: non possiamo perdere l'occasione di diventare noi medici, insieme alle famiglie e alla scuola, gli attori fondamentali del cambiamento culturale che vorremmo provare a stimolare nei nostri giovani.
Educare alla consapevolezza perché siano liberi di scegliere, questo deve essere l'obiettivo.
Dott. Andrea Borini
Presidente Sifes e MR


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