Medicina e ricerca

Dolori muscolo-scheletrici, in un anno stimati costi per 7,9 miliardi di euro

di Claudio Jommi (presidente dell’Associazione Italiana di Economia Sanitaria, professore di Economia aziendale, Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale e responsabile scientifico dell'Osservatorio Farmaci del Cergas SDA Bocconi)

Mal di schiena, dolori cervicali, muscolari e articolari sono una problematica frequente, che riguarda la quasi totalità della popolazione italiana adulta, con un impatto non trascurabile a livello individuale, ma anche sociale ed economico. Secondo quanto emerge dallo studio Global Pain Index (GPI), promosso da GSK Consumer Healthcare in 32 Paesi tra cui l'Italia, il dolore muscolo-scheletrico ha avuto nel nostro Paese un impatto economico stimato pari a 7,9 miliardi di Euro nell'ultimo anno, che corriponde a circa lo 0,5% del PIL. Un dato rilevante sia per la sua dimensione assoluta, sia per i suoi effetti sulla distribuzione e l'utilizzo delle risorse sanitarie e previdenziali.

Se considerato per singolo individuo, un totale di 3,3 giornate di lavoro perse nell'ultimo anno a causa del dolore muscolo-scheletrico può sembrare un numero limitato, ma vista la portata del fenomeno ne emerge un impatto economico importante a livello nazionale. I giorni di malattia causati dal dolore muscolo-scheletrico non rappresentano solo un problema economico per l'assenza dal lavoro, ma comportano, almeno nella maggior parte dei casi, un importante impegno degli enti previdenziali per la copertura di tali assenze. Questo ha inevitabili ricadute indirette su tutta la società, poichè una riduzione delle giornate di malattia legate al dolore muscolo-scheletrico determinerebbe costi minori per il sistema previdenziale e un minor contributo richiesto alla collettività per sostenere il sistema nel suo complesso.

A queste valutazioni di costo, rilevate dallo studio GPI, si aggiungono quelle difficilmente quantificabili associate al fenomeno che viene definito “presenteismo”, cioè il fatto che il dolore muscolo-scheletrico non produce solo giorni di malattia ma anche, spesso, causa giorni di presenza sul luogo di lavoro in condizioni non ottimali, con effetti negativi su concentrazione, efficienza ed efficacia nel proprio lavoro. Questo fenomeno determina, oltre a insoddisfazione e frustrazione personale, anche una riduzione della qualità del lavoro svolto. I dati GPI mettono inoltre in evidenza le conseguenze del dolore muscolo-scheletrico sulla qualità di vita, in termini di relazioni sociali e familiari, mostrando così anche una dimensione ”intangibile” di costo, che merita attenzione e approfondimento.
A partire dai dati quantitativi rilevati dallo studio GPI si aprono quindi ulteriori prospettive di indagine, di tipo quali-quantitativo, che prendano in esame il fenomeno del “presenteismo” e i costi intangibili del dolore muscolo-scheletrico, con l'obiettivo di scattare una fotografia d'insieme della realtà italiana del dolore muscolo-scheletrico, punto di partenza di ulteriori strategie d'azione che vedano impegnati tutti gli attori coinvolti, a livello sanitario, istituzionale e sociale.

Interessante notare che, secondo quanto emerso dallo studio GPI, gli italiani sono nel mondo i più consapevoli dell'impatto negativo del dolore muscolo-scheletrico sulla qualità di vita. Ne sono consapevoli oltre 8 cittadini su 10, eppure 4 persone su 10 soffrono in silenzio e non ne parlano, mentre sappiamo che intervenire tempestivamente, confrontandosi con gli esperti di riferimento, è il primo passo pratico da compiere per ridurre l'impatto negativo, sulla qualità di vita ed economico, del dolore muscolo-scheletrico.

Un'accurata informazione sulla prevenzione e trattamenti appropriati in termini di costi e benefici sono due aspetti prioritari e richiedono il coinvolgimento anche dei professionisti della salute, farmacisti e medici, affinchè supportino il paziente nelle proprie scelte e favoriscano un'appropriata gestione della propria salute. Il dolore muscolo-scheletrico, come dimostrano i dati dello studio, è una condizione per cui le persone fanno spesso ricorso ai farmaci da banco. Anche in quest'ottica diventa importante favorire un approccio informato al dolore, promuovendo un ricorso responsabile all'automedicazione, con risvolti positivi sulla salute e potenziali risparmi anche per il Servizio Sanitario Nazionale, in termini di minori costi per le prescrizioni e utilizzo più efficiente delle risorse sanitarie.


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