Medicina e ricerca

WORLD HEART DAY/ I costi delle malattie cardiovascolari e il burden dell’ipercolesterolemia

di Francesco Saverio Mennini (direttore Centro per la Valutazione Economica e HTA, CEIS - EEHTA - Università degli Studi di Roma Tor Vergata)

Complessivamente si stima che il costo delle malattie cardiovascolari in Europa superi i €196 miliardi l'anno. Di questi, il 54% è associate a costi diretti sanitari sostenuti dai Ssn, il 24% sono rappresentati da costi indiretti associati alla Perdita di produttività dei pazienti ed il 22% sostenuti dalle famiglie in termini di informal care.
In Italia, i costi diretti sanitari per le malattie cardiovascolari sono stati stimati pari a circa € 16 miliardi a cui si aggiungono gli oltre € 5 miliardi sostenuti in termini di costi indiretti calcolati quale perdita di produttività.
È importante considerare, comunque, che i costi indiretti non comprendono solo la produttività ma anche le spese sostenute dal sistema previdenziale che è responsabile di fornire prestazioni assistenziali e previdenziali a tutte le persone affette da patologie e che eroga pensioni di inabilità ed assegni di invalidità.
Da un'analisi condotta dal CEIS EEHTA - Centre for Economic Evaluation and HTA (EEHTA) – dell'Università Tor Vergata di Roma, in collaborazione con la banca dati INPS, le malattie del sistema cardiocircolatorio rappresentano la prima voce di costo, rispetto agli altri gruppi patologici, se consideriamo le singole prestazioni previdenziali (gli assegni ordinari di invalidità e le pensioni di invalidità previdenziali) con una spesa dal 2009 al 2015 rispettivamente di €4,6 miliardi (€665 milioni in media all'anno) corrispondente al 23% del totale e €8,8 miliardi (€1,2 miliardi in media all'anno) pari al 19% del totale.

L’importanza della prevenzione, della diagnosi e dell’aderenza alle terapie. La prevenzione gioca un ruolo cruciale in questo quadro. Favorire politiche e azioni di prevenzione è possibile attraverso diverse azioni, tra cui, in particolare per le malattie CV, la principale è garantire l'aderenza alla terapia. È stato dimostrato, infatti, che una più efficace prevenzione, unita ad una migliore adesione alle terapie per coloro che sono in trattamento, è in grado di ridurre la spesa pubblica. Uno studio (Mennini et al., European Journal of Health Economics, 2015; 16:65-72) sull'impatto di una corretta adesione terapeutica per la cura della sola ipertensione – uno dei fattori di rischio predominanti delle malattie cardiovascolari – ha dimostrato come, all'interno di una analisi su 5 Paesi Europei, una adeguata aderenza alla terapia si associa a un miglioramento dello stato di salute dei pazienti e può far risparmiare risorse al sistema sanitario. Infatti, in una proiezione a 10 anni è stato calcolato che il raggiungimento di un livello di aderenza alla terapia del 70% in Italia (contro il solo 40-41% attualmente registrato nel nostro paese), determinerebbe un risparmio pari a circa 100 milioni di Euro. Il tutto, ovviamente accompagnato da un miglioramento dello stato di salute dei pazienti. Nello specifico della Ipercolesterolemia, il ritardo nella diagnosi e l'inappropriatezza di alcuni trattamenti comportano un rischio elevato di insorgenza di malattie cardiache precoci, che ad oggi fanno si che il Burden dell'ipercolesterolemia sul SSN generi una spesa annua di €1,14 miliardi di euro.
Prevenzione, corretta gestione del paziente e corretta somministrazione delle tecnologie e delle terapie possono dunque incidere positivamente innanzitutto sul miglioramento dell'efficacia dell'intervento e della qualità di vita del paziente e garantire, nel medio-lungo periodo, anche una riduzione importante della spesa sanitaria, previdenziale e dei costi sostenuti direttamente dalle famiglie. In Italia solo il 14% del totale della spesa pubblica è dedicato alla salute. Siamo un Paese, dunque, che non spende molto in questo ambito (ben al di sotto della media dei Paesi OCSE), un segno anche questo della necessità di incrementare le politiche di prevenzione».


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