Medicina e ricerca

L’ingegneria biomedica al servizio della cardiologia interventistica

di Giuseppe Musumeci (direttore Usc Cardiologia, Ospedale Santa Croce e Carle, Cuneo, presidente Società italiana di cardiologia interventistica, Gise) e Giuseppe Tarantini (direttore Uosd cardiologia interventistica, Università di Padova, presidente eletto Gise)

La cardiologia interventistica italiana è una delle più avanzate in Europa, sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico. Dal Rapporto Attività Gise 2017 emerge che sono complessivamente 150mila le angioplastiche coronariche effettuate in Italia, ciò rende il nostro Paese un esempio virtuoso per questa procedura salvavita. In particolare per le angioplastiche primarie il dato è più che triplicato negli ultimi 10 anni ed ha permesso di salvare oltre 24.000 pazienti in questo lasso di tempo riducendo la mortalità dal 20 al 4%.
È vero anche che l'innovazione ingegneristica è stata di grande aiuto al raggiungimento di questa eccellenza e ha reso possibile l'impiego di straordinarie tecnologie salvavita che permettono di trattare ogni tipo di paziente. Abbiamo constatato quanto il progresso tecnologico sia in grado di facilitare il lavoro del medico e la ricerca aiuta a valutarne l'efficacia, mettendo a disposizione del paziente trattamenti sempre meno invasivi e più performanti.
Esempi di tecnologia di ultima generazione, di cui recentemente abbiamo valutato i risultati scientifici sono due “drug eluting stent” (Des) – dispositivi utilizzati oggi con grande frequenza in angioplastica coronarica. Il Des ha una doppia azione: pressione sulle pareti per liberare l'ostruzione e rilascio costante del farmaco per contrastare la ristenosi. Successivamente persiste nell'arteria a vita.
Lo stent a rilascio di farmaco Orsiro, in particolare, si è dimostrato un dispositivo raccomandato in questa procedura. Ciò è stato dimostrato dallo studio BIOFLOW-V i cui dati hanno rilevato sicurezza ed efficacia di Orsiro verso Xience, il dispositivo attualmente più utilizzato. Sono stati rilevati tassi di TLF (target lesion failure) a 12 mesi significativamente più bassi rispetto allo stent Xience. La post-hoc analisi di superiorità ha inequivocabilmente dimostrato il 96.9 percento di probabilità di superiorità di Orsiro vs Xience sull'endpoint primario di TLF a 12 mesi. Queste positive evidenze supportano l'utilizzo di Orsiro anche nelle situazioni più critiche e ne incoraggiano il più vasto utilizzo.
Se poi guardiamo al recente presente, siamo già entrati nell'era dove il dispositivo eroga la terapia e, una volta esaurito il suo compito, scompare liberando il paziente dalla presenza di un corpo estraneo nel proprio organismo per tutta la vita.
Parliamo di Magmaris, uno scaffold bioriassorbibile a rilascio di farmaco completamente realizzato in lega di magnesio. Si tratta di una rivoluzione assoluta perché possiede la rara capacità di essere completamente riassorbito entro un anno dall'impianto. Rassicurano sulla validità di questa alternativa tecnologica i risultati degli studi BIOSOLVEII e III che hanno analizzato una popolazione di 184 pazienti con 189 lesioni. Il follow-up è stato analizzato a 6 e 12 mesi. Lo studio ha dimostrato il successo della procedura nel 97.8% dei casi. Infine, lo studio ha evidenziato la completa assenza di trombosi. In definitiva, questa tecnologia pare aprire spazi nuovi dove l'intelligenza ingegneristica sfrutta elementi già presenti in natura, il magnesio, a unico beneficio dell'uomo.


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