Medicina e ricerca

Antibiotici, qualità scientifica contro l’emergenza biologica

di Pierluigi Viale (consigliere Simit e professore ordinario di Malattie Infettive – Alma Mater Studiorum Università di Bologna e direttore Unità operativa di Malattie Infettive – Policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna)

Nel 2011 all'interno di una cava nel sistema di caverne del Carlsbad in New Mexico, una formazione geologica ed un ecosistema rimasti isolati dalla superficie del mondo per 4 milioni di anni, furono identificate numerose specie batteriche in residui animali e vegetali, molte delle quali erano dotate di determinanti genetici in grado di conferire resistenza nei confronti di molteplici classi di antibiotici tuttora usati in patologia umana ed animale.
Sempre nel 2011, campioni biologici estratti dal permafrost dello Yucon, rivelarono la presenza di batteri vecchi di 30.000 anni che presentavano mutazioni idonee a renderli resistenti alla penicillina e capaci di produrre molteplici tipologie di beta-lattamasi, uno dei più raffinati sistemi di resistenza nei confronti degli antibiotici moderni, divenuto progressivamente un problema di sanità pubblica di crescente rilevanza clinica ed epidemiologica.

Non sono stati dunque gli uomini ad inventare gli antibiotici nel ventesimo secolo, ma i microrganismi stessi, che li usano da milioni di anni come armi nella competizione ecologica. La capacità di sviluppare resistenza è un fenomeno naturale, insito nella biologia dei microrganismi, frutto di una spietata selezione iniziata milioni di anni fa, perdurata incessantemente nel tempo, e progressivamente affinatasi, con la selezione di profili genetici di resistenza sempre più complessi ed efficienti, finalizzati a proteggere al meglio la propria nicchia ecologica nella eterna guerra di affermazione tra specie.
Dalla notte dei tempi, batteri, miceti, protozoi ed alghe sono stati indotti a produrre meccanismi capaci di generare nei confronti degli antibiotici tolleranza, persistenza o resistenza, eludendo i sistemi di riconoscimento attraverso molteplici meccanismi, quali modifiche del target biologico dei farmaci, riduzione o blocco dell'affinità di legame tra antibiotico e microrganismo, attivazione di sistemi di inibizione o degradazione enzimatica dei farmaci, induzione di pompe di efflusso per eliminarli rapidamente dal citosol della cellula microbica, attivazione di via metaboliche alternative a quelle bloccate dagli antimicrobici.

Accertato che la resistenza agli antimicrobici è un evento biologico inevitabile, noto alle popolazioni microbiche molto prima che gli uomini scoprissero tali composti, ne deriva che l'utilizzo in patologia umana ed animale degli antibiotici rappresenta un fattore di selezione inevitabile quanto formidabile. All'atto della prescrizione di un antibiotico si deve accettare l'inevitabile danno ecologico che tali farmaci determinano nel contesto dei miliardi di popolazioni microbiche che condividono il proprio ecosistema con tutte le altre forme di vita, uomo compreso. L'utilizzo degli antibiotici deve pertanto comportare sempre una attenta e responsabile valutazione del rapporto rischio-benefico di tale atto medico. Per questo motivo la prescrizione e l'assunzione responsabile sono divenuti oggi un dovere a cui nessuno, medico o paziente, può sottrarsi. Prescrizioni inutili o ridondanti, terapie eccessivamente lunghe, dosaggi giornalieri insufficienti, modalità di assunzione o somministrazione non in linea con le caratteristiche farmacologiche delle diverse classi, sono errori comuni che non possono essere reiterati all'infinito, pena la progressiva perdita di efficacia di una risorsa terapeutica dimostratasi tanto vitale quanto fragile. Tutti, medici e pazienti, hanno ritenuto per 70 anni che l'antibiotico fosse un “magic bullet” pressochè invincibile, ma mai convinzione fu più fallace.

Oggi negli ospedali italiani le infezioni sostenute da Enterobacteriaceae produttrici di carbapenemasi, un profilo di resistenza incredibilmente complesso e sofisticato, sostenuto da molteplici determinanti genetici, rappresentano una sfida giornaliera che rischia di inficiare i successi terapeutici della trapiantologia d'organo, della terapia dei tumori, della chirurgia avanzata, delle terapie modulanti la risposta immunitaria ecc. Di fronte a tale emergenza, che rappresenta la punta di un iceberg biologico assai più vasto e complesso, è necessario che la terapia antibiotica sia sempre più governata da professionisti di massima qualità scientifica e non più lasciata in mano a consuetudini, convinzioni e refusi del passato. L'era post antibiotica è ancora lontana; ma le popolazioni microbiche sono abituate da milioni di anni ad aspettare con pazienza…


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