Medicina e ricerca

Alopecia androgenetica, arrivano in soccorso le cellule staminali follicolari

E’ possibile contrastare l’alopecia androgenetica utilizzando le cellule dei propri bulbi. La risposta affermativa è offerta dalla prima pubblicazione scientifica presente nella letteratura mondiale, in cui è stata riportata la possibilità di utilizzare le proprie cellule staminali follicolari del cuoio capelluto, ricavate da una procedura di centrifugazione dei propri bulbi, senza espansione cellulare né digestioni enzimatiche, nel rispetto delle normative vigenti e con una procedura di trapianto autologo omofunzionale.
L'articolo è stato pubblicato da Pietro Gentile, chirurgo plastico dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” sulla rivista scientifica internazionale “Stem Cell Investigation”. «Vengono prelevate solo 5-8 micro biopsie di 2mm nella regione retronucale (e non migliaia come accade nella Fue) - spiega Gentile - sottoposte a disgregazione meccanica mediante una centrifugazione specifica, al fine di ottenere una sospensione liquida di micro-innesti cellulari di bulbi capilliferi. Tale sospensione verrà contestualmente iniettata in maniera meccanica e controllata, grazie a uno strumento dotato di software che consente di dosare la quantità di sospensione da infiltrare e la profondità di penetrazione del micro-ago nel cuoio capelluto».
Lo studio scientifico pubblicato, aggiunge Gentile, ha avuto un duplice obiettivo:
- il primo, valutare la possibilità di poter isolare, senza espansione cellulare e/o manipolazioni estensive, una componente di cellule staminali follicolari di derivazione mesenchimale CD44+ e di cellule staminali follicolari epiteliali CD200+, da una semplice centrifugazione meccanica dei propri bulbi;
-il secondo, valutare l'effetto clinico in pazienti selezionati affetti da alopecia androgenetica.
Quali sono stati i risultati? «Sono state isolate per ciascuna sospensione analizzata, circa 3.728 cellule di cui il 5% erano rappresentate da cellule CD44+ della papilla dermica e il 2,6% da cellule CD200+ del bulge - sottolinea Gentile- . L'infiltrazione nel cuoio capelluto di pazienti selezionati, ha consentito di osservare, in un numero statisticamente significativo, un miglioramento del 29% della densità dei capelli». Un risultato importante, che offre ad oggi, un'altra valida alternativa, bio-tecnologicamente avanzata, oltre al Prp, per la cura dell’alopecia androgenetica.


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