Medicina e ricerca

Salute maschile: le grandi sfide dell’urologia per sconfiggere patologie e “tabù”

di Maurizio Carrino *

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24 Esclusivo per Sanità24

Il mese di giugno - forse non tutti lo sanno - è dedicato, in tutto il mondo, alla salute maschile. L’obiettivo è quello di sensibilizzare il pubblico su tematiche che hanno a che fare con la salute degli uomini richiamando l’attenzione sulle insidie, le patologie, i rischi, spesso derivanti da stili di vita non appropriati. Senza dimenticare che l’imperativo, in Italia e nel mondo, è, sempre e comunque, prevenzione.
Fra i temi di maggiore attualità vanno considerate le patologie urologiche che, con modalità e in momenti diversi, possono manifestarsi nella vita di un uomo. Partendo da un dato preoccupante: 9 milioni di uomini italiani nella propria vita non si recano mai dall’urologo; solo il 10-20% si sottopone a una visita preventiva ma, spesso, si rivolge al medico quando ha già sviluppato un problema; quando poi si tratta di disturbi legati alla sfera sessuale, gli uomini attendono anche 5-6 anni prima di superare i tabù e rivolgersi a uno specialista.
La disfunzione erettile e in generale le disfunzioni sessuali (eiaculazione precoce, anorgasmia, calo del desiderio), rappresentano un tipico esempio di patologie “iceberg” in cui è più evidente il contrasto tra incidenza reale e ricorso allo specialista. Così come l’incontinenza urinaria maschile che, pur coinvolgendo circa il 12% della popolazione (pazienti in età avanzata o sottoposta a varie terapie mediche o chirurgiche), viene ineluttabilmente accettata dal paziente e talvolta anche dal curante. Il primo per vergogna o errati preconcetti (è l’eta! le terapie sono inefficaci…); il clinico, invece, per una conoscenza solo parziale delle nuove strategie terapeutiche e per la consapevolezza della “incapacità” di gestire problematiche ad alto impatto psico-relazionale.
Inoltre, proprio le disfunzioni sessuali e l’incontinenza urinaria rappresentano le complicanze più frequenti della terapia chirurgica, laparoscopica o robotica, del più diffuso tumore uro-genitale dei Paesi occidentali: il cancro della prostata.

Le tecniche robotiche mini-invasive hanno parzialmente migliorato i risultati funzionali ma un gran numero di pazienti risulterà, a 6 mesi dall’intervento, impotente o incontinente.
Che fare? Per l’incontinenza urinaria esistono soluzioni terapeutiche più o meno complesse in relazione alla gravità. Nelle forme lievi è spesso sufficiente la terapia farmacologica e riabilitativa (elettrostimolazione, fisiochinesiterapia, biofeedback). Nelle forme intermedie, cioè nel caso in cui il paziente sia incontinente in posizione eretta ma consumi un elevato numero di presidi (pannoloni), può essere inserita sotto lo sfintere uretrale una sorta di “amaca” (sling) che - sollevando o comprimendo l’uretra - risolve il problema della continenza. L’intervento è eseguibile in regime di day surgery ed è efficace nell’80% dei pazienti. Nelle forme più gravi è necessario invece ricorrere allo sfintere artificiale che riproduce l’esatto meccanismo della continenza “costringendo” l’uretra per evitare le perdite involontarie. Il sistema non è assolutamente visibile, con grandi vantaggi anche psicologici e un elevato coefficiente di gradimento nei pazienti trattati.

Anche per la disfunzione erettile, successiva a chirurgia radicale del cancro della prostata o del retto, esistono soluzioni efficaci. Nei pazienti in cui è stato possibile risparmiare i nervi dell’erezione, spesso è sufficiente la terapia farmacologica, ormai sicura ed efficace in circa il 70% dei pazienti. Nei “non-responders” può essere iniettato nei corpi cavernosi un farmaco (prostaglandina) in grado di determinare un’erezione efficace e duratura.
Ma la vera rivoluzione è costituita dalle nuove protesi peniene. Si tratta di cilindri idraulici impiantati nei corpi cavernosi (le camere dell’erezione). Le protesi più moderne sono ricoperte da antibiotico e consentono di mantenere una buona lunghezza e circonferenza grazie a una particolare struttura autoespandibile. L’intervento viene eseguito presso la nostra struttura ospedaliera (Ospedale Cardarelli di Napoli ) in day surgery ed è totalmente a carico del Servizio sanitario regionale per 30 pazienti all’anno. Il coefficiente di gradimento è molto elevato nel paziente e nella coppia.
Le nuove tecnologie hanno totalmente modificato la qualità di vita dei pazienti oncologi; pertanto è importante che i clinici comprendano che un ammalato guarito dal tumore non è “per forza” un uomo felice.

* direttore andrologia Ospedale Cardarelli di Napoli


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