Medicina e ricerca

Disturbi specifici di apprendimento: un Decalogo per evitare allarmismi e pregiudizi

di Gianni Lanfaloni*

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24 Esclusivo per Sanità24

In Italia tre alunni su cento sono affetti da Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), che riguardano le capacità di leggere, scrivere e calcolare. Si tratta di oltre 250mila alunni delle scuole di ogni ordine e grado, per una percentuale stimata tra il 3 ed il 5%. Il picco più alto si registra nella scuola secondaria di primo grado con il 5,4%, contro il 4,03% della secondaria di II grado e l’1,95% della primaria, mentre il disturbo mediamente più diffuso è la dislessia (42,5%), seguita da disortografia (20,8%), discalculia (19,3%) e disgrafia (17,4%).

Per questi bambini e ragazzi l’inizio del nuovo anno scolastico rappresenta un evento impegnativo, carico di ansia e preoccupazione. Spesso, infatti, incontrano ostacoli e difficoltà che rendono l’esperienza scolastica faticosa e frustrante, con notevoli ripercussioni sulla gestione familiare in termini d’impegno e molti disagi sul piano emotivo, che incidono negativamente sulla motivazione, l’autostima ed il benessere generale, fino a innescare meccanismi di fuga da tutto quello che ha a che fare con la scuola. Questo tipo di atteggiamento viene comunemente frainteso, tanto da essere giudicati come svogliati, disinteressati e oppositivi e nella maggior parte dei casi porta ad una forte conflittualità tra genitori e figli che non facilita la gestione del problema. I sentimenti più comuni sono legati alla paura di non riuscire come i propri compagni e di essere considerati non all’altezza delle aspettative di genitori ed insegnanti. Imparare a riconoscere i primi segnali dei DSA è dunque molto importante, perché può evitare che l'esperienza scolastica diventi svilente. Ecco perché al Serafico abbiamo deciso di redigere un Decalogo di informazioni utili sui DSA, con l’obiettivo di promuovere una corretta conoscenza del fenomeno ed evitare così allarmismi eccessivi e pregiudizi.

Il primo passo da fare consiste proprio nell’informarsi correttamente su questi disturbi, per poter intervenire in modo idoneo e tempestivo e garantire così ai bambini e ai ragazzi con DSA il supporto di cui hanno bisogno, favorendone il successo scolastico e promuovendo lo sviluppo delle loro potenzialità, senza mai farli sentire inadeguati. Innanzitutto è fondamentale fare una doverosa precisazione: sebbene siano definiti “disturbi”, di fatto i DSA non hanno le caratteristiche tipiche di una malattia. Hanno un’origine neurobiologica e dipendono dalle peculiari modalità di funzionamento delle reti neurali coinvolte nei processi delle abilità di lettura, scrittura e calcolo. Ma non pregiudicano assolutamente le capacità cognitive e non sono causati né da deficit di intelligenza o sensoriali, né da problemi ambientali o psicologici, ma possono essere considerati come caratteristiche specifiche dell’individuo, come ad esempio l’orecchio musicale o il senso dell’orientamento.

Sulla base del tipo di difficoltà specifica che comportano, i DSA si dividono in: Dislessia, disturbo specifico della lettura che si caratterizza per la difficoltà nell’effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità e correttezza. Tale difficoltà può avere ripercussioni sulla comprensione del testo scritto; Disortografia, disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nell’apprendere ed automatizzare le regole di conversione fonema-grafema e la corretta forma ortografica delle parole; Disgrafia, disturbo specifico della componente esecutivo-grafica della scrittura, di natura motoria, inerente la difficoltà ad imparare a scrivere in modo fluido, armonico e leggibile a causa di un deficit nei processi di realizzazione grafica; Discalculia, disturbo specifico delle abilità di calcolo, con difficoltà importanti nell’automatizzazione dei processi di calcolo sia mentale che scritto, nell’acquisizione e recupero dei fatti numerici (come le tabelline) e, in generale, nel comprendere e operare con i numeri.

Si tratta di abilità che emergono con la frequenza scolastica e sono invisibili al di fuori di richieste di questo tipo. In genere, dopo un adeguato periodo di apprendimento, queste abilità si automatizzano e diventano “strumentali” all’accesso e all’espressione della conoscenza. Al contrario, per un bambino con DSA, tali abilità non si automatizzano mai abbastanza e rappresentano una costante fatica, in una sorta di re-apprendimento continuo. La diagnosi di un disturbo specifico dell'apprendimento può essere fatta da uno specialista solo alla fine della seconda primaria per la letto scrittura e alla fine della terza primaria per le abilità aritmetiche, tuttavia, alcuni segnali possono essere rilevati anche in prima elementare o addirittura alla scuola materna. In presenza di sospetti, effettuare una valutazione specialistica permette di capire se effettivamente si tratti di un DSA o di verificare la presenza di rischio di sviluppare un DSA. In questi casi la possibilità di intervenire tempestivamente migliora la possibilità di recupero.

* Psicologo Clinico dell’Istituto Serafico di Assisi, Responsabile Unità DSA


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