Medicina e ricerca

Prevenzione cardiovascolare: è tempo di aggiornare le carte degli algoritmi di rischio

di Damiano Parretti*

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24 Esclusivo per Sanità24

Uno degli aspetti più importanti e peculiari della medicina generale è quello della prevenzione, in primo luogo di quella cardiovascolare. Fra gli strumenti più importanti utilizzati nell'ambito di questa attività di prevenzione vi sono senza dubbio le carte degli algoritmi di rischio; carte che hanno una storia che ripercorre gli ultimi 20-25 anni, a partire da quelle americane di Framingham, da quelle europee Score, fino alla produzione nei primi anni duemila delle carte del rischio del progetto Cuore. Queste ultime, frutto di un'osservazione prospettica sulla popolazione italiana, sono quelle che stiamo utilizzando, ma hanno degli aspetti suscettibili di integrazione e aggiornamento.

Un primo elemento da considerare è infatti che le carte del rischio del progetto cuore si riferiscono a una popolazione che non è più quella di oggi. In pratica, rappresenta la popolazione dei genitori della popolazione attuale e quindi ci si può domandare quanto fattori di rischio pesati su quella popolazione pesino su quella attuale. Da qui l'esigenza di disporre di una coorte di popolazione aggiornata. Un altro aspetto considerato in questo progetto è quello di migliorare la precisione di calcolo rispetto alle vecchie carte del rischio. Per fare un esempio, nelle attuali carte del rischio ci sono due variabili, vale a dire il fumo e il diabete che sono variabili dicotomiche: fumo sì o no, diabete sì o no.

Tuttavia nel caso del diabete non può essere attribuito lo stesso rischio a un diabetico con un ottimo controllo e quindi con una emoglobina glicata a target piuttosto che a un soggetto con una diabete scompensato, così come la durata del diabete influisce in misura rilevante sul rischio individuale. Si tratta di informazioni che le carte attuali non ci danno. Un altro aspetto importante è rappresentato poi dal fatto che le carte del progetto cuore tarano il rischio fino all'età di 69 anni. Ma in questi ultimi 20-25 anni l'aspettativa di vita è molto aumentata e la qualità di vita si è modificata: oggi anche la persona settantenne ha un'aspettativa di vita media tale da dover fare delle proiezioni di rischio e da intervenire per mantenere la salute sotto tutti i punti di vista. Si pone quindi l'esigenza di ritarare le carte del rischio perlomeno a un quintile di età successivo.

C'è poi l'aspetto dei nuovi fattori di rischio. Accanto ai fattori di rischio classici, l'età, il sesso, il colesterolo, la pressione, il fumo e così via, ci sono altre variabili che non sono presenti negli attuali fattori di rischio, come la familiarità. Noi sappiamo che una familiarità positiva per malattie cardiovascolari aumenta il rischio anche del 30%, ma questo dato sfugge da una prima classificazione effettuata con gli attuali algoritmi. Poi ci sono i nuovi indicatori di rischio che però vanno pesati: bisogna cioè capire quanto influiscono nella previsione degli eventi. È il caso dell'uricemia, della proteina C reattiva, dell'emoglobina glicata, dei trigliceridi, ma anche di elementi di tipo psico sociale e di fattori come la depressione e l'utilizzo di psicofarmaci. Abbiamo una serie di ipotesi da pesare per vedere se l'insieme di queste nuove condizioni può entrare nell'ambito del paniere di variabili e di condizioni che vanno a stratificare il rischio cardiovascolare. Grazie ai mezzi informatici possiamo arricchire questo paniere.

Le prime carte del rischio includevano poche variabili anche per l'esigenza di una semplicità di calcolo, oggi con i mezzi informatici possiamo inserire una quantità notevolmente più elevata di variabili che possono essere elaborate in tempo reale fornendo una proiezione del rischio. È questo il background da cui è nato il progetto di utilizzare la nostra coorte di popolazione di un milione e mezzo di persone, raccolta nel database Simg Health Search, nella quale stiamo osservando i comportamenti di queste variabili e le stiamo correlando con l'insorgenza di eventi. Questo per ottenere una diversa rivalutazione di una proiezione di rischio in una popolazione che è la popolazione di oggi, la popolazione del 2020 e non quella della fine degli anni 90. L'obiettivo è cercare di offrire all'intera comunità scientifica e non solo alla medicina generale una integrazione a uno strumento importante qual è quello delle carte del progetto cuore.

*Responsabile Nazionale Area Cronicità e Progetti di Area Cardiovascolare


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