Medicina e ricerca

Covid/ Società di nefrologia: le 5 regole per il paziente con malattia renale cronica

di Piergiorgio Messa*

S
24 Esclusivo per Sanità24

La Malattia Renale Cronica (MRC) è una delle malattie croniche più diffuse. Colpisce circa il 7-10% della popolazione ed è, purtroppo, in continua progressione anche a causa dell'invecchiamento generale della popolazione.
In Italia si stima che circa 4,5 milioni di individui abbiano una MRC al terzo stadio (funzione renale inferiore al 50% di quella normale) o a uno stadio più grave, circa 50.000 sono in trattamento dialitico e altrettanti sono portatori di trapianto di rene.
A fronte di una così ampia e complessa popolazione di pazienti con MRC, non solo l'entità della diffusione della malattia renale cronica (MRC) è piuttosto misconosciuta nell'opinione pubblica, ma la stessa area specialistica di nefrologia presenta criticità in buona parte riferibili a questa scarsa consapevolezza. Un problema che tocca tanto la popolazione generale quanto i decisori pubblici.
In estrema sintesi, le malattie renali – sia primitive (che colpiscono solo i reni) sia secondarie (legate ad altre malattie generalizzate) – spesso esordiscono in modo asintomatico e vengono diagnosticate solo quando già evolute verso stadi molto avanzati, nei quali le terapie disponibili sono ormai poco o nulla efficaci. I pazienti nefropatici, quando raggiungono lo stadio più avanzato di malattia, sono pertanto destinati a eseguire un trapianto o la dialisi.

Il paziente con malattia renale cronica, inoltre, è quello che più di tutti accomuna e assomma una serie di comorbidità che richiedono un impegno di team crossfunzionali e multidisciplinari da un punto di vista medico-sanitario. È quello che più di ogni altro ha bisogno di una road map diagnostica estremamente variegata e ampia. Il paziente nefropatico ha un'altissima probabilità di mortalità per altre cause (ictus, infarto, patologie polmonari, gastroenteriche, neoplastiche, infettive...) proprio perché gravato da tante comorbidità. La malattia renale è infatti molto spesso complicanza di diabete, malattie cardiovascolari e stadio ipertensivo.

Una classe di pazienti fragile in maniera emblematica, come è stato ampiamente dimostrato dagli esiti della pandemia da Sars-Cov-2, durante la quale la Società Italiana di Nefrologia (SIN) ha registrato una mortalità da 8 a 10 volte superiore rispetto alla media della popolazione generale.
Un paziente su 3 è deceduto.
Un dato allarmante, le cui ragioni sono da ricercarsi negli aspetti organizzativi, logistici e peculiari dei pazienti stessi che non solo hanno una maggiore suscettibilità ad essere infettati dal virus SARS-COV-2, ma, quando infatti, hanno un decorso molto più severo rispetto al resto della popolazione generale.

Infatti, i soggetti con MRC in fase avanzata e che necessitano di dialisi devono recarsi, tre volte per settimana, in ambienti ospedalieri dove vengono trattati per 4-5 ore, in stanze che accolgono un numero spesso elevato di altri pazienti, in stretto contatto anche con gli operatori sanitari. Il trasferimento dei pazienti da casa o dalle residenze sanitarie è assicurato, in una elevata percentuale, da sistemi di trasporto convenzionati che si fanno carico di più persone contemporaneamente. L'infezione da SARS-COV-2 può provocare con elevata frequenza un danno renale anche grave (che necessita spesso della dialisi) sia in soggetti con funzione renale normale e ancor più in pazienti con MRC in fasi iniziali, portando a un rapido peggioramento del quadro clinico.

La disponibilità dei vaccini – che rappresenta al momento l'unica arma per poter contrastare l'emergenza pandemica, in particolare in questi pazienti così esposti – ha spinto la SIN a richiedere alle istituzioni sanitarie di inserire i dializzati tra le categorie prioritarie per la vaccinazione contro il Covid-19. Questa proposta è stata accolta nell'aggiornamento del Piano vaccinazioni del ministero della Salute che ha individuato nei pazienti dializzati e nei soggetti sottoposti a trapianto una popolazione particolarmente vulnerabile alla quale somministrare il vaccino in via prioritaria nella c.d. "fase 2".

La SIN raccomanda alle persone con malattia renale cronica di seguire 5 semplici ma efficaci regole:
1.Sottoporsi alla vaccinazione non appena possibile
2.Mantenere le precauzioni già in atto relative a distanziamento e misure di sicurezza (mascherina e lavaggio frequente delle mani
3.Evitare l'autosomministrazione e l'assunzione di farmaci non consigliati e/o prescritti dal medico
4.Mantenere il contatto con il nefrologo
5.Mantenere uno stile di vita corretto (sana alimentazione, no al fumo, sì all'attività fisica)

Allo stesso tempo, la SIN – in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e l'Agenzia Italiana del Farmaco – ha disegnato uno studio per la valutazione dell'efficacia e sicurezza delle vaccinazioni nei dializzati, che permetterà di conoscere efficacia clinica e profilo di sicurezza dei vaccini, così come di valutare nel tempo la risposta immunologica.
Ulteriore appello della Società Italiana di Nefrologia quello di rimpiazzare i nefrologi che andranno in pensione.
Nei prossimi 5-10 anni è prevista infatti un'importante riduzione di questi specialisti, dovuta al numero insufficiente di nuovi medici specializzati in Nefrologia.

*Presidente Società Italiana di Nefrologia (SIN), Direttore di Unità Operativa Complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renale - Policlinico di Milano e Professore Ordinario di Nefrologia all'Università degli Studi di Milano


© RIPRODUZIONE RISERVATA