Medicina e Ricerca

Inquinamento atmosferico e patologie cardiovascolari. Il punto al congresso Siprec. Trimarco: serve più prevenzione sugli effetti del particolato

di Rosanna Magnano

Monossido di carbonio, ossido di azoto, anidride solforosa, ozono, piombo e particolato. Questi inquinanti sono associati a maggiore ospedalizzazione e mortalità a causa di malattie cardiovascolari, soprattutto nelle persone con insufficienza cardiaca congestizia, aritmie frequenti o entrambi. E l'associazione causale fra fumo attivo e passivo con la malattia cardiovascolare sostiene ancora di più la plausibilità di un effetto avverso dei vari inquinanti sul sistema cardiovascolare. Su questo tema la Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec) ha preparato un documento di lavoro, sul quale è stata centrata anche una tavola rotonda nell'ambito dell'XI Congresso, a Napoli dal 14 al 16 marzo. Il documento affronta vari argomenti quali l'inquinamento da particolato urbano e diabete di tipo 2, il rapporto tra inquinanti atmosferici ed epidemiologia delle emergenze cardiovascolari, i potenziali meccanismi biologici, il ruolo dell'inquinamento atmosferico sulle alterazioni emocoagulative, gli effetti del clima sulla malattia cardiovascolare, il rapporto tra inquinanti atmosferici e fumo di sigaretta nel contesto della riabilitazione cardiovascolare.
Particolarmente innovative sono le ricerche che indagano gli effetti dell'esposizione all'inquinamento atmosferico sul sistema cardiovascolare. Tra le sostanze più pericolose, risultano le polveri sottili: le evidenze più consistenti delle indagini riguardano infatti la componente del particolato atmosferico (PM10 e PM2,5) rispetto agli inquinanti gassosi, che pure sono stati talora messi in relazione alla patologia cardiovascolare. Ma il particolato non è sempre lo stesso, perché formato da un mix di particelle che può cambiare a seconda delle sorgenti di inquinamento. «Recenti osservazioni - si legge nel documento - rilevano come la composizione specifica del particolato atmosferico, che varia a seconda delle aree geografiche considerate, può influenzare l'impatto delle concentrazioni PM sul rischio specifico di malattia». E una particolare attenzione è posta sull'effetto «cocktail». «Considerando che l'uomo è esposto contemporaneamente a una miscela complessa ed eterogenea d'inquinanti ambientali, è verosimile che in futuro si debba tenere un approccio conoscitivo che analizzi non tanto e non solo l'impatto di un singolo inquinante, ma anche e soprattutto l'effetto concomitante di più inquinanti».
Di fronte a una problematica così complessa, secondo lo studio, le strategie di prevenzione vanno declinate su diversi livelli. Da un lato è necessario agire sulla normativa, «facendo sempre attenzione al fatto che i limiti di legge sono spesso superiori rispetto agli standard forniti dalle evidenze scientifiche per la tutela della salute e che ci sono soggetti vulnerabili a concentrazioni di inquinanti inferiori a tali limiti di legge».
In secondo luogo è necessario agire sulle fonti dell'inquinamento: introdurre programmi per gestire il traffico, i rifiuti e le attività industriali in genere, l'urbanistica e l'edilizia con criteri di bio-eco sostenibilità, «cercando di basare le decisioni politiche su conoscenze scientifiche validate».
E la Siprec rispolvera un vecchio slogan: la salute deve entrare in tutte le politiche. L'appello principale è infatti rivolto ai policy maker. «È necessario - si legge nel documento - che in tutte le fasi di programmazione di ogni tipo di intervento (e non dopo), si presti attenzione alla valutazione delle ripercussioni sulla salute, integrando le politiche intersettoriali (Sanità, mobilità, riscaldamento, energia, urbanistica) e valutandone ruoli e impatti in anticipo. Solo in questo modo si potranno migliorare la salute e il benessere delle popolazioni e contrastare le disuguaglianze». In una parola la prevenzione come cultura.

INTERVISTA A BRUNO TRIMARCO PRESIDENTE DELLA SIPREC


Rendere più consapevole l'uomo qualunque delle possibilità di conservare il bene più prezioso attraverso la prevenzione e trasformare i medici delle malattie in medici della salute. È questa la mission della Società italiana per la prevenzione cardiovascolare. L'ultimo tassello, nel corso dell'XI Congresso nazionale che si è svolto a Napoli dal 14 al 16 marzo, una tavola rotonda e un documento di lavoro sulle connessioni tra inquinamento atmosferico e malattia cardiovascolare. «Rispetto ai numerosi studi svolti sugli inquinanti atmosferici prodotti dalle combustioni, come il monossido di carbonio - spiega il presidente della Siprec, Bruno Trimarco - sono rimasti abbastanza inesplorati i legami tra esposizione alle polveri sottili, PM-10 e PM-2,5 e malattie cardiovascolari».
Quali sono i percorsi di prevenzione più adatti per mitigare gli effetti di questo inquinante?
L'aspetto più interessante della prevenzione è che non dobbiamo immaginare che ci siano regole per la prevenzione cardiovascolare, regole per i tumori e regole per l'apparato respiratorio. Di fatto c'è un comportamento virtuoso a tutti gli effetti che ha un impatto positivo in tutte le direzioni. Basti considerare il fumo: che ci fosse un impatto negativo su apparato respiratorio e sistema cardiovascolare si sapeva già da tempo. Ora si sa invece che il fumo favorisce anche lo sviluppo di neoplasie a livello gastrointestinale.
Ci sono anche aspetti farmacologici nella prevenzione?
Certamente, al di là degli stili di vita, ci sono trattamenti, come l'assunzione di acido acetilsalicilico, la comune aspirina normalmente usata per la prevenzione cardiovascolare, che incidono anche su altri livelli. Ora infatti studi importanti hanno dimostrato che questo farmaco va bene anche per il tumore al colon.
Qual è il filo rosso?
Sappiamo che il meccanismo di danno cellulare sia per il cuore che per i tumori e perfino per l'Aids è molto legato allo stress ossidativo. Quindi, quando facciamo campagne di prevenzione sull'utilità di mangiare frutta e verdura, stiamo attuando una politica utile a trecentossessanta gradi. Anche se va ricordato che le patologie cardiovascolari restano quelle a incidenza più alta, come mortalità, con il 44% dei decessi, il 30% dei quali causati da infarto. E l'allungamento della vita che si è ottenuto negli ultimi decenni è legato proprio alla riduzione delle malattie cardiovascolari, che vengono curate meglio, sia da un punto di vista farmacologico che strumentale, ma sulle quali si è anche diffusa una maggiore consapevolezza dell'importanza della prevenzione.
Nel vostro documento di lavoro evidenziate l'utilità di certi strumenti di comunicazione pubblica, come gli indici di inquinamento dell'aria..
È una strategia importante, che serve a sensibilizzare i cittadini sull'esistenza di un pericolo. Rispetto all'inquinamento, ci sono cose che devono fare le istituzioni, come il divieto del fumo introdotto dalla legge Sirchia, altre che possono fare tutti. Banalmente: portare i neonati nel marsupio, piuttosto che nel passeggino.
Quale può essere il ruolo dei medici di famiglia?
La nostra società mette insieme professioni diverse. Nella Siprec ci sono medici, nutrizionisti e perfino cuochi. Il Mmg ha un ruolo centrale. La constatazione, al di là di quello che può piacere o non piacere, è che a gestire la vita sanitaria del cittadino sono prevalentemente il farmacista e il medico di famiglia. Quindi sensibilizzare il Mmg è mezzo migliore per arrivare al cittadino. Non tutti vanno sul sito della Siprec.