Medicina e ricerca

Stamina, dagli esperti accusa di «commercio illegale». Andolina sotto la lente dell'Ordine dei medici di Trieste

di Manuela Perrone

Poiché a Brescia c'era interesse di importanti personaggi della Regione e dell'ospedale di vedere curati se stessi e i propri congiunti, «abbiamo deciso di curare prima i raccomandati, così poi saremmo riusciti a far entrare i nostri bambini». La rivelazione choc arriva da Marino Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation, il pediatra immunologo "folgorato" dal metodo ideato da Davide Vannoni: le sue parole vanno in onda stasera durante la puntata che Presadiretta dedica alla vicenda. E non sono passate inosservate: mentre continuano a trapelare indiscrezioni dalle relazioni degli esperti ministeriali, una delle quali accusa Stamina di commercio illegale, il presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco, invita a valutare l'appropriatezza delle prescrizioni effettuate da Andolina, ricordando che il Codice deontoogico dei medici «non ammette terapie segrete». E l'Ordine di Trieste fa sapere che il caso è già in valutazione.

Raccomandazioni e pagamenti
Durante la trasmissione condotta su Rai3 da Riccardo Iacona Andolina ripercorre l'iter che ha portato all'ingresso del metodo in un ospedale pubblico: «Un dirigente della Regione Lombardia aveva un problema, una malattia neurologica progressiva. Ha pensato che potevamo curarlo e ha favorito l'ingresso del nostro metodo negli Spedali di Brescia. Anche i dirigenti locali avevano qualche fratello, cognato o marito da curare, col morbo di Parkinson».

Raccomandazioni, segnalazioni. E soldi. L'inchiesta raccoglie le testimonianze delle famiglie che affermano di aver versato somme ingenti a Vannoni per far curare i propri cari. «Noi abbiamo speso 50mila euro e nostra figlia è ancora in carrozzella», dice il papà di Nicole De Matteis, una bimba di undici anni affetta dalla nascita da tetraparesi spastica, mostrando in Tv la ricevuta dei bonifici alla Rewind Biotech srl, una società con sede a San Marino (dove era stato spostato il laboratorio di Stamina in seguito all'entrata in vigore della direttiva europea che impediva a Vannoni di proseguire le sue attività a Torino).

Non sono gli unici a riferire pagamenti cospicui in cambio di promesse di guarigione. Le indagini del giudice Raffaele Guariniello a Torino, prossime alla chiusura, avrebbero individuato circa 70 vittime. Nel procedimento sono una ventina gli indagati, a partire dallo stesso Vannoni, che già nel 2012 aveva ricevuto un primo avviso di chiusura indagini insieme ad altre undici persone. Guariniello però aveva riaperto il caso per mettere sotto la lente l'attività degli Spedali Civili di Brescia, ampliando il numero degli indagati.

Truffa, commercio illegale: le ipotesi di reato
La ministra della Salute, Beatrice Lorenzi n, che in questi giorni dovrebbe firmare il decreto che darà il via ai lavori del nuovo comitato scientifico che dovrà riesaminare il caso dopo la bocciatura del Tar , ipotizza intanto una «truffa ai danni dello Stato» se verrà dimostrato che sono stati consegnati all'ospedale di Brescia e al ministero due protocolli diversi . E non è la sola a domandarsi: «Come è possibile che un metodo che non sia stato né brevettato né sperimentato sia potuto entrare in una struttura pubblica italiana? Anche su questo dovremo fare chiarezza».

Da una delle relazioni degli esperti del vecchio comitato ministeriale, intanto, emerge che nella vicenda «ricorrono in pieno le caratteristiche della illegale commercializzazione di presunte terapie a base di staminali». Non solo. «Esiste evidenza di interessi commerciali, impropriamente collegati a un possibile finanziamento pubblico e in evidente conflitto con l'interesse primario definito dalla lettera e dallo spirito della legge 57/2013, la legge con cui il Parlamento autorizzava la
sperimentazione del metodo Stamina». Il riferimento è all'accordo commerciale e di segretezza industriale siglato tra la Stamina Foundation e la ditta Medestea.

Interventi disciplinari all'orizzonte
Nel dibattito interviene a gamba tesa Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e senatore Pd: «Se il vicepresidente di Stamina Foundation, Marino Andolina, fosse un iscritto al mio Ordine di competenza, valuterei il profilo dell'appropriatezza nella
prescrizione dei trattamenti da lui effettuata». L'indisponibilità del protocollo Stamina, ricorda Bianco, «è un problema perché il Codice deontologico medico non ammette terapie segrete». Il presidente Fnom ha comunque precisato che la decisione di eventuali procedimenti disciplinari spetta al presidente dell'Ordine provinciale cui Andolina è iscritto. Ordine, quello di Trieste, che fa sapere di avere già il caso «in fase di valutazione».

Ricordi nell'occhio del ciclone
La bufera si è ormai trasferita oltreoceano. Con lo scienziato Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Center Institute di Miami, che precisa: «La mia offerta di studiare il prodotto cellulare Stamina sarà posticipata fino a quando ulteriori evidenze emergenti dal processo di revisione dei pari migliorino il clima scientifico, consentendo a qualsiasi contributo accademico di essere di aiuto».

Questa la posizione ufficiale. Dietro le quinte però è guerra aperta. Dopo le dimissioni di Carlo Croce, seguito da Tullio Pozzan e Alberto Mantovani dal comitato scientifico della Fondazione Rimed e di Carlo Alberto Redi, Francesca Pasinelli e Giulio Cossu dall'associazione "The Cure Alliance", entrambe presiedute da Ricordi, oggi è comparso un post al vetriolo sulla pagina Facebook di The Cure Alliance: «Sta diventando chiaro che l'attacco contro Ricordi potrebbe avere un obiettivo diverso: la presidenza Rimed, una posizione ovviamente molto ambita».