Medicina e ricerca

Terra dei fuochi: uno studio chiarirà i meccanismi d'azione dei "veleni" e il loro ruolo nei tumori

Chi ancora nega il nesso di causalità tra i veleni dei siti inquinati d'Italia, dalla Terra dei fuochi a Taranto, dovrà ricredersi: ne è convinto Antonio Giordano, direttore della Sbarro Health Research Organization di Philadelphia e docente all'Università di Siena, che ha annunciato la prossima conclusione di un grande studio sui meccanismi d'azione delle sostanze tossiche protagoniste dell'inquinamento ambientale (l'amianto, il cloruro di vinile, il benzopirene e i metalli pesanti) e lo sviluppo dei tumori.

Con Ignazio Marino, Giordano è l'autore di uno studio pubblicato nel 2011 sulla rivista "Cancer Biology&Therapy" - curato dalla Human Health Foundation Onlus (Hhf) di Spoleto e dallo Sbarro Istitute di Philapelphia (Usa) - che evidenziava come in Campania fossero in aumento del 22% le morti per cancro (+9,2% per gli uomini e +12,4% per le donne). «Ma all'epoca - sottolinea lo scienziato - facevano paura anche le malformazioni congenite, soprattutto urogenitali e del sistema
nervoso: 82% in più per le prime e 84% per le seconde, rispetto ai
valori normali».

Le sostanze che si sprigionano nei roghi dei rifiuti bruciati nella Terra dei fuochi, dice Giordano, «provocano un aumento della mortalità per alcuni
tumori nei residenti dell'area di Napoli e Caserta. Ma c'è ancora chi
nega questo nesso di causalità e i nostri dati». Quelli raccolti fino al 2009 e inclusi nello studio pubblicato, al contrario, «dimostravano chiaramente che i decessi per tumore erano in eccesso rispetto ai dati previsti e che la causa era lo sversamento illegale di rifuti tossici. Parliamo di carcinomi della mammella, epatocarcinomi, tumori del colon. In questo modo stiamo creando una fragilità genetica nella cittadinanza». La tesi è tragica: «La Campania negli ultimi 30 anni è stata trasformata in un laboratorio di cancerogenesi a cielo aperto».

La nuova indagine, realizzata in collaborazione con l'Irccs Pascale di Napoli, non riguarderà soltanto la Terra dei fuochi ma anche altre aree inquinate del Paese, dalla Puglia dell'Ilva alla Calabria, fino alla Sicilia. Lo sforzo - precisa il genetista - è quello di «smontare il pregiudizio, ancora molto radicato anche in chi lavora nella sanità pubblica, che i tumori non possono avere come fattore scatenante l'inquinamento ambientale. Secondo i negazionisti, non può esserci un chiaro nesso di causalità tra neoplasie e roghi dei rifiuti perché nella patologia oncologica il danno al genoma è multifattoriale. Noi dimostreremoquali sono i meccanismi d'azione di ciascuna delle sostante tossiche, così da stabilire come questi
killer agiscono nello sviluppo del rischio oncologico della popolazione vittima dell'inquinamento ambientale».