Medicina e ricerca

Stanchezza cronica: una patologia soprattutto al femminile. Ricerca Agenas

La Chronic Fatigue Syndrome (CFS) è una malattia difficile da riconoscere e identificare. Il sintomo prevalente è la stanchezza, una patologia sottostimata o poco considerata, nonostante colpisca il 25% dei pazienti dello studio di un medico di medicina generale e riguarda prevalentemente soggetti giovani-adulti, molto più spesso il sesso femminile.

E sulla CFS l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali fa il punto oggi sulle più recenti e validate acquisizioni scientifiche per fornire ai malati, ai familiari, ai clinici uno strumento utile per migliorare la diagnosi e la cura della patologia in un incontro al ministero della Salute in cui - a partire dalle 9,30 - si presenta il documento «Determinanti della salute della donna, medicina preventiva e qualità delle cure:Chronic Fatigue Syndrome "CFS"», frutto di una ricerca dell'Agenzia condotta sulle Schede di dimissione ospedaliera, in Italia, dal 2001 al 2010.

Il documento è presentato da Agenas, Unità Operativa del Sottoprogetto dell'Istituto Superiore di Sanità e della Regione Autonoma della Sardegna "Determinanti della salute della donna, medicina preventiva e qualità delle cure" - parte di un Progetto strategico nell'ambito del Progetto del Ministero della Salute sulla medicina di genere - che ha istituito e coordinato un gruppo di lavoro di esperti per elaborare materiali scientifici al fine di puntualizzare gli aspetti salienti della patologia in un'ottica di genere.

Secondo la ricerca i ricoveri per "sindrome da affaticamento cronico" sono stati 644, ma i casi sono molto più numerosi, se si considera anche l'indicazione "alto malessere e affaticamento". In questo caso, i ricoveri salgono a oltre 3 mila con particolare prevalenza in Puglia, Lombardia e Lazio.

I "sintomi" della Cfs sono una fatica cronica persistente per almeno sei mesi che non é alleviata dal riposo, aumenta con piccoli sforzi, e che provoca una sostanziale riduzione dei livelli precedenti delle attività occupazionali, sociali o personali. Questa fatica cronica è una vera e propria spossatezza molto severa, sia mentale che fisica, che si determina anche con uno sforzo fisico minimo, oltre che ovviamente per definizione non dovuto ad una malattia nota e che differisce dalla sonnolenza e dalla mancanza di motivazione. Inoltre devono essere presenti quattro o più dei seguenti sintomi, anche questi presenti per almeno sei mesi:
• disturbi della memoria e della concentrazione così severi da ridurre sostanzialmente i livelli precedenti delle attività occupazionali e personali;
• faringite;
• dolori delle ghiandole linfonodali cervicali e ascellari; dolori muscolari e delle articolazioni senza infiammazione o rigonfiamento delle stesse;
• cefalea di un tipo diverso da quella eventualmente presente in passato;
• un sonno non ristoratore;
• debolezza post esercizio fisico che perdura per almeno 24 ore.

Devono naturalemente essere escluse tutte le condizioni mediche che possono giustificare i sintomi del paziente, per esempio ipotiroidismo, epatite B o C cronica, tumori, depressione maggiore, schizofrenia, demenza, anoressia nervosa, abuso di sostanze alcoliche e obesità.
Se una stanchezza cronica, non spiegata e clinicamente valutata, non rispecchia queste definizioni si può parlare di stanchezza cronica idiopatica.

La CFS ha un maggior impatto sui servizi sanitari del Centro e del Nord dell'Europa, e apparentemente, sembra che nei paesi mediterranei non incida in modo rilevante. La ricerca però sottolinea che non ci sono elementi per affermare se ciò può dipendere da dati insufficienti conseguenti a uno scarso interesse per la patologia o alla rarità della patologia nel Sud dell'Europa.

Un altro aspetto è una maggiore conoscenza sulle varie forme cliniche, o sottogruppi della malattia e il suo andamento che permetterebbe di formulare un'appropriata diagnosi e prognosi e i successivi interventi terapeutici. Infine, secondo la ricerca, sono necessari studi sull'aspetto di genere della malattia e i riflessi socio-economici. È importante la diagnosi della malattia, che si presta a diverse interpretazioni, perché può mascherare o simulare altre patologie come quelle psichiatriche o in certi casi anche di natura oncologica.

La raccomandazione fatta nella ricerca è di prestare attenzione all'esordio e alla sua evoluzione clinica, per evitare anche disagi o frustrazioni al paziente nella ricerca di un clinico che possa formulare il corretto inquadramento diagnostico. Non è da sottovalutare, come si comprende dai vari interventi, l'importanza della sistematica ricerca scientifica per conoscere quali possono essere i meccanismi fisiopatologici della malattia. Al momento, sembra che l'alterazione immunologica sia il meccanismo patogentico più importante come conseguenza di diverse cause, le più accreditate sono quelle infettive (su una predisposizione genetica) che procurerebbero una serie di alterazioni su altri apparati con la conseguente varietà e variabilità delle manifestazioni cliniche. In breve, molti aspetti richiederanno approfondimenti nei vari settori della ricerca biomedica e in quella clinica e terapeutica.