Medicina e ricerca

Il declino dell'anatomia italiana

di Sofia Guidetti

Un teschio, una lastra di vetro, un forcipe, un temperino, una pinza, un bisturi, una sega da osso, un sacchetto di noce moscata, una forchetta, una torcia, alcuni fogli di carta, un po' di gesso, una cassa di cera bianca e anche un dente di animale. Sono questi alcuni degli oggetti elencati da Leonardo da Vinci (suoi i disegni pubblicati in queste pagine) su un foglio autografato, scritto intorno al 1510, in cui l'autore della Gioconda annotava una serie di strumenti da portare nel viaggio che lo avrebbe condotto da Milano alla Facoltà di Medicina dell'Università di Pavia, dove poi avrebbe esaminato alcuni cadaveri.

La dissezione nel 1.500 era una pratica molto in uso anche se sporca, notturna ai confini della moralità, perché - come affermava Leonardo - i cadaveri non si conservavano a lungo e si doveva lavorare velocemente e in condizioni scomode e spiacevoli.
Se nel 1.500 gli studi anatomici contribuirono molto alla conoscenza del corpo umano, occorre ricordare che la dissezione anatomica era già praticata da Erofilo di Calcedonia nella scuola medica alessandrina. L'interesse per l'anatomia diminuì poi molto dopo la conquista dell'Egitto da parte di Roma e fu solo all'inizio del 1300 che Mondino de Luzzi, professore dell'università di Bologna, intraprese lo studio diretto delle salme, dando così vita alla prima scuola di anatomia umana d'Italia e d'Europa. L'opera di Mondino - Anatomia - del 1316 fu adottata per oltre duecento anni dalle università italiane e straniere.
Nonostante la secolare tradizione italiana sullo studio dell'anatomia umana, nel Ventesimo secolo abbiamo assistito a un drammatico declino: le ultime tre generazioni italiane di medici e, soprattutto, chirurghi, sono state private di un ausilio allo studio tanto formidabile come la dissezione anatomica e, soprattutto, chirurgica.

Ma quali sono i motivi di questo declino? Secondo alcuni chirurghi l'interesse per il microscopio e l'apertura degli orizzonti di studio al lato "invisibile" dei tessuti potrebbe aver contribuito alla diminuzione della pratica della dissezione. Debole invece l'ipotesi che sarebbe stata l'interferenza della Chiesa. Asserzione, quest'ultima, di poco fondamento se si considerano la storia delle dissezioni in Italia e le dichiarazioni degli esponenti ecclesiastici che non si sono mai opposti all'uso della dissezione quale strumento finalizzato alla promozione di migliori cure per l'essere umano.
Il problema nasce dal bisogno di dover importare preparati anatomici, con costi non trascurabili, limitando così le possibilità di organizzare corsi didattici, di eseguire interventi complessi come banco prova prima della chirurgia nonché di esplorare nuove prospettive chirurgiche.
Nel frattempo in Francia, Germania, Spagna, Olanda, Ungheria, Stati Uniti, Canada, Brasile, India, Cina, Giappone si sono invece moltiplicate le possibilità di studio cadaverico grazie al diretto interesse delle istituzioni universitarie e con la sensibilizzazione della popolazione sulla delicata questione della cessione del cadavere.