Medicina e ricerca

Epatite C, i pazienti scrivono a Renzi: meno docce fredde e più fondi per i salvavita

Non servono docce fredde, ma un impegno concreto e più fondi per i farmaci salvavita per i pazienti affetti da epatite C. La lettera aperta al presidente del Consiglio Renzi firmata dalle associazioni Epac, Lila Onlus, Nadir e Plus chiede al Governo un rilancio del tema delle cure per i malati di epatite C e «di promuovere un incontro immediato con tutti i ministri competenti per avere risposte concrete sullo stato dell'arte del Piano nazionale sulle epatiti virali, sulle risorse che lo stato intende mettere a disposizione e su quale sia la strategia che si intende porre in essere per impedire che i cittadini italiani, mono o co-infetti che siano, muoiano di epatite C». Una richiesta diretta personalmente al premier affinché si impegni a rendere possibile l'accesso alle costose cure salvavita per migliaia di malati gravi e a rifinanziare al più presto il successivo stanziamento dei fondi necessari per un piano pluriennale per la cura di tutti i pazienti con epatite C.
La preoccupazione dei pazienti è alta, da tempo si trascina la contrattazione tra Aifa e casa di produzione sul costo della terapia a base di sofosbuvir, che è disponibile ma a un alto costo, che di fatto blocca l'accesso alle terapie più avanzate. Si legge nel testo della lettera: «Rispettiamo il lavoro sin qui svolto da Aifa per ottenere il miglior prezzo possibile, ma questa interminabile negoziazione mette a serio rischio la vita di migliaia di persone con malattia molto avanzata, molte delle quali non rientrano nel quanto mai opportuno - ma limitato - programma di uso compassionevole recentemente istituito». A questo proposito, chiedono a Renzi e al ministro Lorenzin, «quali strategie concrete si intende mettere in atto il 29 settembre 2014, quando vi sarà un ulteriore incontro tra Aifa e Gilead (azienda produttrice del sofosbuvir)».

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