Medicina e ricerca

Diabetologi: «presto una lista di farmaci ed esami inappropriati e spesso inutili»

Il richiamo diretto al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin per «individuare e tagliare gli sprechi in sanità, e in diabetologia in particolare», e «liberare risorse per garantire l'accesso, ancora oggi limitato, alle terapie più innovative» proviene dei diabetologi italiani, riuniti a Vienna, per il 50esimo meeting annuale dell'Easd (European Association for the Study of Diabetes). «Solo per i dosaggi della vitamina D, su cui mancano ancora le prove di benefici derivanti da un'eventuale supplementazione, si stima che si spendano in Italia 15-20 milioni di euro l'anno - fa notare il presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), Enzo Bonora - Ridurre le prescrizioni improprie di esami prescritti in molte circostanze con superficialità e automatismi che andrebbero eliminati, e fare lo stesso anche con i farmaci come ad esempio gli inibitori di pompa protonica, al primo posto come voce di spesa complessiva per il Ssn e sicuramente non indispensabili per tutti quelli che li assumono, significa liberare risorse per cogliere le opportunità fornite all'innovazione e fornire prestazioni sanitarie al passo coi tempi». L'elenco continua con una serie di esami da ridurre, da richiedere solo se c'è effettivo bisogno quali: i dosaggi di insulina, peptide C, omocisteina, fibrinogeno, proteina C reattiva.

Diabete Italia: «Necessario un "federalismo dei presidi"». E mentre la Sid annuncia l'intenzione di redigere un documento proprio sugli esami di laboratorio «inappropriati e spesso inutili», Diabete Italia punta il dito sul federalismo dei presidi medici utilizzati per l'autocontrollo della glicemia a domicilio (strisce e lancette pungidito): «Se tutta l'Italia, dove oggi ci sono praticamente 21 prezzi diversi, si uniformasse ai rimborsi più bassi, per esempio quelli adottati in Toscana, si risparmierebbe un totale di oltre 132 milioni di euro», segnala il presidente di Diabete Italia Salvatore Caputo.

Amd: «Lotta al diabete sia europea». Insiste sulla strada dell'appropriatezza anche l'Associazione medici diabetologi (Amd), che lavora in questa direzione. Soprattutto alla luce dei numeri del diabete: se in Italia nel 2000 le persone affette erano 3,1 milioni, oggi si stima siano 3,6 milioni e nel 2035 si prevede raggiungano quota 4,3 milioni, con una crescita in 35 anni di quasi il 40%. La spesa per la cura del diabete è calcolata in circa 11 miliardi, di cui il 57% dai ricoveri ospedalieri legati alle complicanze della malattia. «Anche a livello europeo deve cambiare qualcosa - osserva Antonio Ceriello, presidente di Amd - Si è speso mezzo milione di euro perché un gruppo di esperti scrivesse un documento per indicare alla Commissione europea le priorità per la lotta al diabete. Una spesa inutile visto che gli input non sono mai stati sviluppati».