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Spending: alleanza Farmindustria-sindacati


Il taglio imposto alla farmaceutica dalla spending review «è assolutamente insostenibile» e avrà conseguenze disastrose in termini di disinvestimenti e perdita di posti di lavoro. L'appello a rivedere le misure in materia in una lettera congiunta inviata oggi al premier Monti e al ministro dell'Economia Grilli da Farmindustria e sindacati di categoria.

Il messaggio - siglato per Farmindustria da Antonio Messina (relazioni industriali), Lucia leotti (vicepresidente), Fabrizio Greco (Ad Abbott) e da Alberto Morselli (segretario generale Filctem-Cgil), Sergio Gigli
(segretario generale Uilcem-Uil) e Paolo Pirani (segretario confederale Uilcem-Uil - esprime «fortissima preoccupazione per gli effetti devastanti sul piano occupazionale che le misure del decreto spending review avranno sull'industria farmaceutica in Italia», avanza la richiesta di un incontro urgente per presentare delle controproposte e annuncia la possibilità di una mobilitazione congiunta imprese-lavoratori.
«Ancora una volta la spesa farmaceutica pubblica - spiega il messaggio - rappresenta solo il 15% di quella sanitaria, è chiamata a pagare il 40% dell'intera manovra. Un importo assolutamente insostenibile dal punto di vista industriale per un settore che ha già contribuito alla riduzione della spesa in Sanità per 11 miliardi negli ultimi 5 anni e ha perso 10 mila addetti dal 2006 a oggi. Le conseguenze per le imprese sono chiare: disinvestimenti, delocalizzazioni e l'aggravarsi di ristrutturazioni e crisi aziendali già aperte, come nei casi di Pfizer a Catania e Ascoli Piceno e Sigma Tau a Pomezia. Crisi cui se ne aggiungeranno inevitabilmente altre, con conseguenze occupazionali a breve per migliaia di lavoratori».
Analisi severa e preoccupazione gravissima che porta a ricordare fantasmi del passato: «Non vorremmo - chiudono Farmindusttria e sindacati - che si ripetessero anche per la farmaceutica gli errori commessi nei decenni passati con l'industria chimica, con una riduzione della capacità produttiva che l'Italia non ha più saputo riconquistare».