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«Quello compiuto dai medici danesi, se sarà confermato quanto descritto dalla stampa, è stato un errore gravissimo di comunicazione e comportamentale». Così il direttore del Centro nazionale trapianti Alessandro Nanni Costa commenta la notizia della giovane danese che si sarebbe risvegliata dal coma poco prima che i medici procedessero all'espianto, autorizzato dai genitori.

«Una cosa del genere, nei 12 anni in cui sono al Cnt, sicuramente non è mai successa. Inoltre, anche se accadesse per assurdo, la legge italiana rende comunque impossibile l'espianto di organi se non viene dichiarata la morte cerebrale da una specifica commissione».

«Non si parla con i familiari sulla donazione di organi - spiega Nanni Costa - prima dell'accertamento della morte cerebrale. La legge italiana, da cui quella norvegese sembra ispirata, vieta al medico o al singolo rianimatore di parlare di quest'argomento con i familiari: se ha il sospetto di morte cerebrale, deve convocare tramite l'ospedale la Commissione competente». La morte cerebrale viene dichiarata dalla Commissione al termine di 6 ore di osservazione del paziente, in cui «devono mancare tutti gli 8 segni di funzionamento dei nervi cranici». Oltre a questi criteri clinici, vengono utilizzati criteri strumentali tra cui il più conosciuto è l'encefalogramma che deve essere piatto. A quanto sembra, rileva il direttore del Cnt, la ragazza danese, che era in coma, mostrava ancora segni di attività cerebrale. «In Italia - conclude Nanni Costa - anche se un medico contattasse i familiari per l'espianto di organi, l'espianto non potrebbe mai avvenire senza dichiarazione di morte cerebrale»