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«Siamo fuori da ogni norma». Alessandro Nanni Costa - direttore del Centro nazionale trapianti, presidente del Comitato trapianti del Consiglio d'Europa e membro della commissione del ministero della Salute che ha esaminato i protocolli, i laboratori e i campioni usati per i trattamenti con cellule staminali mesenchimali realizzati con il metodo Stamina Foundation - non ha dubbi: «l'uso di questi preparati pone condizioni di rischio reale per i pazienti, dal momento che dalle indagini sono emerse problematiche relative alla metodologia e alla conservazione dei campioni».
In particolare, rileva Nanni Costa, «in Italia sono stati riprodotti i protocolli di Stamina Foundation in base ai brevetti pubblicati, con un approccio che non ha mancato di sucitare perplessità: a volte ai pazienti è stato inoculato materiale biologico prelevato dal malato, a volte da un altro paziente e altre colte ancora da una terza persona». Inoltre, prosegue il direttore del Cnt, «i campioni sono stati conservati in contenitori con etichette scritte a mano e a matita, a volte con una grafia poco comprensibile, e i laboratori non sono adatti e non rispomdono alle norme. In più, non ci sono studi pubblicati su riviste scientifiche con impact factor sui risultati del metodo brevettato da Stamina».

Il trattamento esaminato dalla commissione ministeriale, dopo un primo stop che aveva sucitato polemiche, era stato autorizzato con una serie di provvedimenti giudiziari per tre piccoli pazienti seguiti agli Spedali Civili di Brescia. Nel frattempo la commissione ministeriale ha esaminato protocollo, strutture e campioni, arrivando a bocciare di fatto il nuovo metodo.