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Sul tema dell'assicurazione professionale per i camici bianchi scende in campo l'Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri, il più numeroso in Italia con i suoi oltre 41mila iscritti.

«E' inderogabile mettere un punto fermo e trovare una soluzione reale ed equilibrata a un problema che non è più sopportabile per i medici. Altrimenti si bloccherà tutto il sistema», afferma il presidente dell'Ordine, Roberto Lala.

L'Ordine della capitale chiede che alle aziende sanitarie e ospedaliere, pubbliche e private, sia imposto per legge di garantire la copertura assicurativa ai medici che vi operano e di risarcire il danno - una volta accertato - anche qualora le stesse ricorrano allo strumento dell'autotutela amministrativa. Così da evitare, come oggi accade, che il paziente possa rivalersi direttamente sul medico quando l'azienda non procede al risarcimento o oppone l'impignorabilità dei beni, persino nel caso in cui le responsabilità sono addebitabili proprio alla struttura e all'organizzazione e non al singolo professionista.

«I casi in cui vengono accertati un reale danno e una colpa del medico rappresentano una percentuale assai bassa di tutti quelli portati all'attenzione della magistratura - ricorda Lala -. Ciò nonostante le compagnie assicurative aumentano costantemente e a dismisura i premi per le polizze sulla base delle sole denunce e richieste di risarcimento. Così non si può continuare».

Secondo l'Ordine di Roma, l'imposizione alla categoria, dal 13 agosto prossimo, di una polizza per responsabilità professionale, a carico di ogni medico, è un incentivo al contenzioso legale, a prescindere dall'effettivo danno lamentato e dalla colpa individuale. Come pure potrebbe favorire una deresponsabilizzazione delle aziende, tentate dalla possibilità di scaricare sul professionista le loro eventuali disfunzioni.

«Occorre un nomenclatore del danno medico che preveda dei tetti per le singole voci, così come avviene in campo infortunistico personale e stradale - è la proposta di Lala -. A questo va affiancato una sorta di vaso di compensazione per quei risarcimenti che superino i limiti previsti dalla polizza stipulata, sul modello del Fondo Vittime della Strada. In ogni caso, non si può ridurre tutto a un mero e pericoloso mercato, a vantaggio delle compagnie assicurative e degli studi legali ma lesivo del fondamentale rapporto di fiducia con il paziente. Continuando così - avverte il presidente dei camici capitolini - a rimetterci saranno i pazienti più complessi sul piano clinico, proprio quelli che hanno più necessità di essere seguiti e curati: il rischio è che nessuno vorrà più farsene carico per paura di conseguenze penali ed economiche. Chiediamo quindi alle istituzioni, Parlamento e Governo, un atto di saggezza e di responsabilità per tutelare la salute dei cittadini e il lavoro dei medici».