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Con un incontro al Senato che si terrà il 1° ottobre 2013, su proposta della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale (SIMLII), viene istituita la Giornata Nazionale della Medicina del Lavoro, che si terrà d'ora in avanti ogni anno. La Giornata nazionale è intitolata a Duilio Casula, recentemente scomparso, maestro nella Medicina del Lavoro docente presso l'università di Cagliari, che svolse anche un ruolo fondamentale, insieme a Giovanni Berlinguer e a Maria Eletta Martini, nella discussione, elaborazione e approvazione della riforma sanitaria del 1978.

La Giornata Nazionale vuole sottolineare la dignità e l'importanza della Medicina del Lavoro per la tutela della salute dei lavoratori in un momento storico in cui i rischi per la salute sul luogo di lavoro – anche se in buona parte mutati rispetto alle malattie del passato – sono ancora troppo alti. La crisi economica, la globalizzazione, l'immigrazione e, soprattutto, l'aumento della precarietà e della disoccupazione si traducono, infatti, in malattie e infortuni, le prime molto più numerose (secondo alcune stime addirittura fino a quattro volte), ma spesso non adeguatamente segnalate al sistema assicurativo. Per le malattie collegate al lavoro, infatti, esiste nel nostro Paese un importante fenomeno di mancata segnalazione, che porta a una loro considerevole sottostima. A tale riguardo, la Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene industriale è impegnata da tempo nel definire i percorsi più appropriati per la diagnosi delle malattia da lavoro e per la stessa "ricerca attiva" di quelle malattie professionali che andrebbero perdute per la loro mancata individuazione.

Ma il fenomeno più nuovo e preoccupante è certamente l'impatto sulla salute della popolazione dovuto alla crescente disoccupazione e sottooccupazione: «Il lavoro più pericoloso è... il non lavoro. La Medicina del Lavoro ritiene che il bene primario per la società e le aziende sia la buona occupazione, che garantisce il benessere di tutti e la salute di chi lavora» dichiara il presidente SIMLII, il prof. Pietro Apostoli, così continuando: «La presenza di un medico del lavoro in azienda può dare un contributo insostituibile, intervenendo sul 'fattore umano' e contribuendo a promuovere la cultura della sicurezza a tutti i livelli».

Promuovere la salute di chi lavora e la produttività delle aziende, questo l'obbiettivo di una efficace Prevenzione: il lavoro sano è un potente fattore di promozione della salute e certamente l'azienda in cui i lavoratori sono sani aumenta considerevolmente la sua produttività.
Un buon lavoro, più sano e produttivo, ha nel medico del lavoro un promotore essenziale, a patto che lo si faccia lavorare senza l'incubo di una burocrazia che moltiplica adempimenti inutili e obblighi esclusivamente formali. La proliferazione delle norme di legge in materia di salute e sicurezza del lavoro avvenuta negli ultimi anni, se da un lato ha colmato vuoti legislativi non ulteriormente ammissibili, dall'altro ha creato un sistema di vincoli rigido, farraginoso e burocratico, più orientato alla forma che alla sostanza, a differenza di quanto avviene in altri paesi europei che vantano sistemi di prevenzione più semplici ed efficaci. E ciò vale, in particolare, per le piccole e medie imprese, che sono quelle che impiegano oggi la maggior parte dei lavoratori italiani. «Il sistema va semplificato, nel rispetto delle garanzie reali per i lavoratori» afferma ancora il presidente della SIMLII, Pietro Apostoli, «per liberare risorse che sarebbe meglio utilizzare a fini preventivi, soprattutto nelle piccole e medie imprese».

Nell'ambito dell'incontro in Senato, la SIMLII anticiperà alcune delle sue proposte volte a snellire e razionalizzare le norme contenute nel cosiddetto "Testo Unico" sulla salute e la sicurezza sul lavoro (il decreto legislativo 81/2008 e s.m.i). Verranno, inoltre, illustrate alcune proposte di modifica al sistema di aggiornamento professionale del medico del lavoro, affinché divenga più efficiente e selettivo, meglio collegato ai rischi reali e, soprattutto, più compatibile con le necessità e i bisogni delle aziende e dei lavoratori.

La medicina del lavoro, infine, intende dare il suo importante contributo anche sul fronte della tutela della salute delle popolazioni residenti nelle vicinanze di insediamenti industriali, minata dalle contaminazioni ambientali e dall'inquinamento originato dalle vicine fabbriche, chimiche o di altra natura, utilizzando l'esperienza maturata in tanti anni nella ricerca epidemiologica e nella individuazione del corretto rapporto tra fattori di rischio professionali, esposizione negli ambienti di lavoro e di vita ed eventuali patologie conseguenti. «E' paradossale che l'emergenza ILVA di Taranto e il procedimento penale che ne è seguito abbia considerato solo la salute della popolazione e non quella dei lavoratori, che sono ovviamente molto più esposti e di cui si sa ben poco» spiega il prof. Pietro Apostoli. «Per questo in una recente audizione al Parlamento la nostra società ha proposto campagne di monitoraggio biologico degli inquinanti a Taranto e altrove, nonché la programmazione di specifici studi sulle popolazione dei lavoratori, che possono dare la giusta dimensione ai rischi ambientali».