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Anche Putin taglia la sanità

di Agi

Ottimizzare e modernizzare. Questo il programma delle autorità russe per il futuro del sistema sanitario federale. Un progetto rimasto sotto traccia fino a metà ottobre, quando un portale medico lo ha reso pubblico. Con la conseguenza di seminare il panico tra gli addetti del settore («ci hanno detto che non serviamo più»), scesi in piazza il 2 novembre, per la prima volta nell'era Putin. Il che non impedirà la razionalizzazione della sanità federale. Un settore che del resto in tutto il mondo soffre degli stessi problemi: aumento delle persone che ne usufruiscono, diminuzione di coloro che lo dovrebbero finanziare. In Russia, per esempio, circa «l'80 percento delle prestazioni sanitarie pubbliche va a pensionati e bambini invece che ai lavoratori cui le aziende versano contributi», precisa Vladimir Grishin, uno dei fondatori dell'Assicurazione medica obbligatoria (Oms), importante istituzione nella più vasta rete della sicurezza sociale russa. Fino allo scorso anno sostenuta fino al 40% da fondi pubblici, l'Oms dovrà trovare i modi per finanziare il 100% dei costi della medicina pubblica, nel 2013 1,98 trilioni di rubli, compresi pronti soccorso e 450 impianti di alta tecnologia sanitaria. Allo Stato resteranno invece le spese edilizie, quelle per il mantenimento delle attrezzature, l'acquisto degli impianti più costosi, la cura di malattie sociali e psichiatriche e la lotta alle tossicodipendenze. Far tornare i conti sarà un compito difficile. Secondo dati forniti dalla Corte dei Conti federale, e citati ad agosto dal ministro delle Finanze Anton Siluanov, per l'anno in corso l'Oms avrà un passivo di 55 miliardi di rubli. Deficit che entro il 2017 potrebbe volare a 400 miliardi. Da calcoli fatti ponendo la valuta russa come unità convenzionale, è risultato che con un rublo é possibile comprare sempre meno medicine, mentre scende la produttività oraria dei medici.
Mosca, la più ricca città della Federazione, oltre a questi ha problemi specifici. Le previsioni di bilancio settoriali, fatte sulla popolazione registrata, 11 milioni di persone, trascurano la realtà. La capitale è la Mecca sanitaria del Paese: tutti ambiscono a farsi curare nella megalopoli. Un fenomeno che al momento di pensare il numero di posti letto cui la città ha bisogno deve tenere in conto i circa due milioni di persone che decidono di usufruire del miglior livello sanitario di Mosca. Prestazioni che avvengono in parte a spese dei contribuenti locali, visto che i vari fondi di previdenza regionale rimborsano secondo tariffe inferiori al valore delle prestazioni godute. Inevitabile dunque che a questa voce, nonostante che nel 2015 i finanziamenti siano stati pari a 1 trilione di rubli, i conti della città segnino costantemente rosso.

Partita nel 2013, la riorganizzazione della sanità federale è dunque un obbligo.
Dai dati resi noti dalla Corte dei Conti risulta che lo scorso anno in Russia sono stati chiusi 76 policlinici e 302 ospedali, 26 di questi nella sola capitale, mentre il numero dei posti letto é sceso di 49mila unità, il 4,5% del totale. Per sanare il deficit dell'Oms, il dicastero della Finanze intende anche modificare la progressione con cui vengono pagati i contributi. E se finora sono stati caricati stipendi a partire da 624mila rubli l'anno, circa 14mila euro, dal 2015 tutti dovranno dare il proprio contributo. L'Oms dovrebbe così incassare, proposte più radicali sono state scartate, 40 miliardi di rubli l'anno. La vera chiave di volta di tutto il progetto sta pero nell'aumento di efficienza di un sistema ridotto «in condizioni pietose» secondo le parole del vice sindaco con delega alle questioni sociali, Leonid Pechatnikov, il quale prevede che molte strutture sanitarie russe, a finanziamenti invariati, dovranno trovare i modi per aumentare il numero di posti letto disponibili bloccando il fenomeno di pazienti parcheggiati inutilmente in strutture specialistiche.
Pechatnikov fa l'esempio di alcuni reparti di chirurgia dove la quota degli operati non supera il 29% dei ricoverati. Primo obiettivo del progetto, ristrutturare i piccoli ospedali specializzati. Sono questi infatti a trovarsi nel punto più basso nella scala dell'efficienza. Mosca ne possiede 35 da mille posti letto ciascuno. Troppi secondo le autorità che puntano a trasformarli in strutture per anziani e luoghi per prestazioni palliative. In futuro la struttura sanitaria pubblica delle città russe avrà il proprio baricentro nei policlinici diagnostici. Pensati nei quartieri residenziali, saranno concentrati su profilassi e diagnosi dei pazienti. I casi più gravi verranno inviati agli ospedali,da dove grazie a un assistenza qualificata ed efficiente i malati verrebbero dimessi rapidamente. Gli eventuali successivi controlli passeranno a policlinici qualificati alla riabilitazione.
Dato dunque l'aumento del ruolo dei policlinici nella sanità russa, è possibile prevedere che a queste strutture andrà la fetta maggiore dei finanziamenti. Mosca si sta inoltre attrezzando attrezzature ad alta tecnologia e già ora l'attesa per una tomografia assiale computerizzata non supera i 20 giorni. Periodo di gran lunga inferiore a quello sopportato dai pazienti di molte città europee. Il numero di posti letto per abitante in Russia é maggiore rispetto ai paesi dell'Europa occidentale, la Federazione però soffre di una percentuale di malati gravi per mille residenti, superiore del 43% alla media europea. Ovviamente la transizione spaventa i medici. La ristrutturazione dei centri specializzati ma inefficienti provocherà chiusure e licenziamenti. Il personale ha però probabilmente ragione quando afferma che l'applicazione indifferenziata dei concetti su cui si basa la riforma creerebbe altri danni. Mosca per esempio possiede un solo centro per la lotta alla sclerosi multipla e chiuderlo comporterebbe problemi. Sarà questa invece la sorte dei centri inefficienti.
Per i medici la riforma passa per l'obbligo di riqualificazione e aggiornamento.
In questo caso non è detto che il settore debba per forza andare incontro a ondate di licenziamenti. A Mosca il piano di chiusura degli ospedali prevede la dismissione di oltre 7mila medici. Ma la capitale, contemporaneamente, necessita di almeno 13mila medici di cui 5mila generalisti. Gli esuberi riguardano gli specialisti, che subiranno il maggior peso della riforma. Inevitabile il processo di riconversione sanitaria cui la capitale stanzierà 1,5 miliardi di rubli. Che fine faranno gli immobili svuotati? La questione non è al momento all'ordine del giorno. Anche se qualche tintinnio di sciabole già si sente.