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Dalla Siti ricetta per una prevenzione utile

Un sistema di prevenzione deve saper rispondere a tre esigenze fondamentali: gestire e proporre interventi di indubbia utilità; condurre al meglio delle risorse disponibili queste azioni; aiutare il Paese a ridurre le disuguaglianze sanitarie. In altre parole, si può definire utile un sistema di prevenzione “flessibile” che riesca a individuare, nel tempo, le possibilità di contrasto dei rischi per la salute.

E’ questa la ricetta della Società italiana di Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica (SItI), riunita in Convegno nazionale a Vittorio Veneto oggi e domani. Circa 400 igienisti provenienti da tutt’Italia si sono dati appuntamento per discutere delle principali strategie preventive utili al Paese. Parlare di prevenzione nella lotta ai tumori e alle malattie cardiovascolari, di tutela della salute pubblica dai rischi ambientali, di riduzione dei pericoli derivanti dalle infezioni e di disuguaglianze non è sempre facile in un contesto nazionale e internazionale caratterizzato da una crisi economica grave e dalla durata incerta.

«Il nostro Sistema sanitario nazionale - afferma Massimo Valsecchi, Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 20 di Verona - già si colloca come livello di spesa e come risultati misurabili in una situazione più che dignitosa all’interno del contesto internazionale ma ha di fronte un periodo, probabilmente lungo, in cui le risorse a disposizione saranno in ulteriore diminuzione. Deve, inoltre, tener conto di un’opinione pubblica e politica molto più attenta rispetto a vent’anni or sono all’utilizzo di denaro pubblico».

Un programma per una prevenzione utile deve fare i conti con una serie rilevante di ostacoli. Il primo, forse il più grave e il più difficile da risolvere, è costituito dalla resistenza al cambiamento che dimostra il nostro sistema anche di fronte a pratiche manifestamente inefficaci da abbandonare o manifestamente efficaci da utilizzare. In altri termini, rileva la SItI, non sono gli strumenti teorici di misura che mancano o la capacità di utilizzarli, ma la scelta di rendere concretamente operativi nel Paese, in tempi credibili, i risultati di ciò che viene rilevato. A fronte di questo quadro, ci si può rassegnare o rimboccare le maniche e tentare di svolgere, come singoli e come società scientifica, un lavoro di stimolo e critica costruttiva nei confronti sia degli organi centrali di direzione sanitaria del Paese sia nei confronti delle Regioni. Un programma per una Prevenzione utile è però anche quello che affronta il problema di come organizzare il lavoro, utilizzando al meglio le risorse di cui dispone. Non è più sostenibile, infatti, che l’Italia a differenza di altri paesi europei utilizzi risorse inappropriate per ottenere risultati, rinunciando ad esempio all'utilizzo diffuso del “task shifting” nei servizi. Il “task shifting”, inteso come ridistribuzione razionale dei compiti all'interno di un gruppo di lavoro sanitario, è una modalità di organizzazione che può trovare utile applicazione nelle attività di prevenzione del nostro Paese che presenta ancora una situazione di pigrizia verso i cambiamenti e di “ingessamento” corporativo particolarmente elevate.

Infine, deve diventare patrimonio comune degli operatori della Sanità Pubblica la consapevolezza che il persistere, e, anzi, l'aggravarsi di condizioni di disuguaglianza di salute costituiscono uno dei più gravi ostacoli allo sviluppo. Questo tema, a lungo ignorato dalla nostra programmazione sanitaria ha da ultimo trovato rilievo adeguato - anche se non ancora piani definiti di intervento - nel nuovo Piano nazionale di Prevenzione 2014-2018. Spetta ora ai Dipartimenti e alle Direzioni regionali della Prevenzione tradurre le indicazioni in concreti piani operativi regionali e locali. A Vittorio Veneto si discute anche dell'evoluzione professionale del mondo delle professioni dedicate alla Sanità pubblica e di nove “best practice” preventive proposte dagli operatori che quotidianamente si dedicano alla loro implementazione sul territorio. Nove igienisti italiani impegnati nei Dipartimenti di Prevenzione e nelle strutture regionali di Sanità Pubblica, presentano altrettante “ricette” per far “restare sani i sani” e per rispondere alla forte domanda di salute che proviene dalla società civile. “Numeri affidabili ed esperienze concrete - spiega Sandro Cinquetti, Presidente del Convegno e Direttore del Dipartimento di prevenzione dell'Ulss 7 di Pieve di Soligo - dimostrano ad esempio che gli screening oncologici sono in grado di ridurre significativamente la mortalità e l'incidenza di alcuni ‘big killer' (ad esempio il cancro del colon retto). E' impensabile che questi programmi non vengano offerti in tutto il Paese e al 100% del target. Sul fronte della prevenzione cardiovascolare è disponibile un programma di screening per tutti i cinquantenni in grado di correggere il rischio specifico. Non dimentichiamo – continua Cinquetti - il sempre presente rischio infettivo, reso attuale dalla grande paura collettiva vissuta negli ultimi mesi a seguito dell'epidemia di Ebola: da noi il rischio Ebola, fortunatamente, riguarda solo casi ‘importati', ma rimangono attivi molti pericoli infettivi per i quali abbiamo efficaci proposte di immunizzazione.

L'inserimento nei livelli essenziali di assistenza del nuovo Calendario vaccinale predisposto dalla SItI, darebbe un grande segnale di attenzione alla tutela della popolazione, in particolare dei bambini e delle fasce deboli”. Sul fronte della prevenzione vaccinale Carlo Signorelli, Presidente nazionale della SItI, ricorda che «ogni dollaro speso nella vaccinazione infantile genera 3 dollari di risparmio per spese sanitarie e 10 dollari in quella della società. Tali risparmi arrivano fino a 24 dollari per alcune vaccinazioni dell'età adulta e avanzata. Questi sono alcune stime economiche che - prosegue Signorelli - si aggiungono alle raccomandazioni di diverse organizzazioni internazionali (Oms, Ocse e Ue) che da tempo sottolineano come l'investimento ben indirizzato a promuovere la salute, gli stili di vita virtuosi e a prevenire le malattie sia uno degli strumenti più costo-efficaci per stimolare la crescita dei Pil, garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari e quindi influire positivamente sul progresso sociale ed economico di una nazione». I temi della Prevenzione utile vengono affrontati a Vittorio Veneto parallelamente all'analisi dei costi della non prevenzione e alla necessità di eliminare pratiche inutili e obsolete. La SItI è la più importante e numerosa società scientifica italiana con 3000 soci che si impegna negli ambiti formativi per gli operatori di Sanità Pubblica e per supportare con evidenze scientifiche le scelte dei decisori sanitari. Le recenti politiche societarie vanno nella direzione di aumentare l'autorevolezza scientifica e le collaborazione con altre sigle scientifiche e organi istituzionali.
Gian Antonio Dei Tos, Direttore Generale dell'Ulss 7 di Pieve di Soligo, afferma: «E' una grande soddisfazione per la nostra azienda sanitaria ospitare uno dei più importanti eventi italiani sui principali temi della Sanità pubblica. L’Ulss 7 - sottolinea Dei Tos - è fortemente impegnata su molti degli argomenti trattati nel corso del Convegno, soprattutto in riferimento all'offerta preventiva a favore delle comunità, delle famiglie e dei soggetti più deboli. E' l'occasione, per noi, di confrontare le nostre buone esperienze, specialmente in tema di prevenzione oncologica e di tutela ambientale, con i principali esperti nazionali”. In occasione dei lavori, Vittorio Carreri, co-Presidente del Convegno e Coordinatore Onorario del Collegio Operatori SItI, rileva «l'estrema positività dell'incontro, straordinaria occasione di confronto tra Operatori e Docenti, tra giovani e meno giovani, tra Dirigenti e nuovi Professionisti della Prevenzione. Un mix vincente che consente di guardare con fiducia al futuro della Sanità Pubblica nel nostro Paese».


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