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Farmindustria, antiepatite C: no al fai-da-te delle Regioni

Le notizie che si rincorrono in questi giorni sulla possibile gestione della negoziazione del prezzo di un medicinale innovativo da parte di una Regione preoccupano molto Farmindustria che sottolinea in una nota, così: «Si amplierebbe così il processo di frazionamento della politica farmaceutica che già a livello regionale produce spesso 21 sistemi sanitari diversi. Stabilendo, su un caso che peraltro registra prezzi già tra i più bassi in Ue, un precedente per i molti farmaci innovativi per patologie importanti che arriveranno a breve».
Il rischio per l’associazione sarebbe: «Un’eterogeneità territoriale» che potrebbe provocare «una triste lotteria della nascita e di residenza che a causa dei tempi diversi di accesso all'innovazione penalizza i cittadini di alcune regioni rispetto ad altre».

Di fatto la negoziazione dei prezzi «è già di competenza dell'Agenzia italiana del Farmaco che, anche con la presenza di rappresentanti regionali nelle commissioni competenti, determina con la propria attività livelli di prezzo inferiori alla media europea di circa il 20%», e dunque, conclude Farmindustria, «Che una materia così complessa e delicata passi alle singole Regioni significherebbe allungare ulteriormente i tempi di accesso e aumentare la confusione regolatoria, con conseguenze negative per tutti, pazienti e imprese. E senza alcuna certezza di risparmi di spesa che se possono esserci in alcune Regioni non è detto che ci siano in altre. È ora di accelerare l'accesso all'innovazione e non di introdurre nuovi ostacoli».


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