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Federlazio: «la Regione chiude i laboratori di analisi, a rischio migliaia di posti di lavoro»

«La Regione Lazio chiude laboratori di analisi trasformandoli in centri prelievi e sono rischio migliaia figure professionali». E' l’allarme che viene da Ursap-Federlazio e Federbiologi, a proposito del decreto del Commissario ad acta della Regione Lazio 270/15 che «in assenza di qualsiasi concertazione con le associazioni di categoria -fanno sapere- cancella gli accreditamenti per la medicina di laboratorio rilasciati alle singole strutture e apre la strada all'entrata nel settore della medicina di laboratorio a tre multinazionali estere».

«Le strutture di laboratorio - si legge in una nota di Federlazio - hanno in particolare deliberato di ricorrere nuovamente al Tar del Lazio, che già aveva sospeso il precedente provvedimento commissariale, e di chiedere un risarcimento danni alla Regione Lazio e ai suoi consulenti per averle estromesse dalla medicina di laboratorio dopo averle costrette a ingenti investimenti per raggiungere gli oltre 300 requisiti necessari per ottenere l'accreditamento definitivo».
«Non capiamo l'urgenza -afferma la presidente Ursap-Federlazio, Claudia Tulimiero Melis- di concludere questo processo e di chiudere i laboratori analisi di fatto a partire da settembre. Si tratta davvero di una coincidenza fortunata per le multinazionali del settore ottenere un decreto da parte della Regione Lazio che consente loro di espandersi in un mercato in cui hanno avviato acquisti in tempi non sospetti. Una cosa è certa: i cittadini del Lazio perderanno i loro laboratori di riferimento sul territorio, molte figure professionali scompariranno, vi sarà un abbassamento della qualità del Servizio sanitario, scomparirà la prevenzione e inoltre, cosa più grave, in un bilancio pubblico già disastrato, vi sarà un ulteriore aggravio economico per i cittadini».
«Promuoveremo pertanto -dice Tulimiero Melis- tutte le azioni legali, anche a livello europeo, per i danni che si determineranno. Chi sbaglia e agisce da solo, senza concertazione, dovrà assumersi le propria responsabilità e pagare in prima persona». «Ci chiediamo, infine, cosa pensi di questo ennesimo decreto vessatorio il ministro Lorenzin -avverte- che, nel mese di maggio 2014, dinanzi a una platea di oltre trecento persone, resasi conto dell'assurdità del provvedimento, aveva promesso un intervento del ministero». «A ciò aveva infatti fatto seguito una nota del direttore generale della Programmazione, Renato Botti, che riconosceva la forma innovativa di integrazione della `rete-contratto´ per salvaguardare l'autonomia produttiva e contrattuale delle singole strutture, ma che è stata del tutto disattesa dalla Regione Lazio nel nuovo decreto emanato'', conclude.


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